Carattere
I termini temperamento, carattere e personalità sono entrati a far parte del linguaggio comune al punto tale che il loro reale significato, come costrutto psicologico, è andato perso o fortemente distorto.
Se è abbastanza chiara la definizione di temperamento, più complessa è quella di carattere e personalità ed è quasi impossibile distingue tra i due termini: non solo nel linguaggio comune, infatti, ma spesso anche nella letteratura psicologica i due costrutti si sono sovrapposti.
Volendo dare una definizione distinta di carattere, tuttavia, molti autori individuano con tale termine l’insieme delle doti individuali e delle disposizioni psichiche che distinguono un individuo e che si costituisce come la risultante tra le disposizioni innate (temperamento) e l’effetto su di esse esercitato dall’ambiente, inteso come ambiente fisico, sociale, educativo e culturale.
Tra i diversi autori che ne hanno studiato la natura e le dinamiche, troviamo, ad esempio, Jaspers, il quale definisce il carattere come l’aspetto comprensibile del nucleo “incomprensibile” in cui è racchiusa l’essenza di ogni individuo (“Psicopatologia generale”, 1913).
Freud, invece, nella trattazione delle varie fasi dello sviluppo libidico nel bambino, associa a ciascuna di esse un insieme di caratteristiche, che definisce “carattere” e che classifica in: orale, anale, fallico e genitale, aggiungendo, poi, un’ulteriore distinzione tra carattere isterico ed ossessivo.
Adler, tuttavia, ritiene che il carattere risulti dal conflitto tra la volontà di potenza, ovvero quella forza motrice che opera a livello conscio ed inconscio per l’affermazione individuale, ed il sentimento sociale, che è, invece, caratterizzato dal bisogno di cooperazione.
Reich, dal canto suo, attribuisce la formazione del carattere a due principi, uno endogeno, ovvero l’energia sessuale o libido (che è la matrice vitale dell’organismo vivente), e l’altro esogeno, derivante dall’ordinamento sociale (cioè dall’educazione, dalla morale e dalle regole), individuando, così, quattro tipologie distinte di carattere: isterico, coatto, fallico-narcisista e masochista.
Fromm, invece, considera il carattere come il risultato di un conflitto tra la ricerca di sicurezza ed il bisogno di libertà e ne identifica quattro tipi: parassita o sfruttatore, possessivo, mercantile e produttivo.
Infine, Arnold, Eysenck e Meili, nel “Dizionario di Psicologia” (1975) lo definiscono come “la peculiarità indivisibile (individuale) della persona (meglio: di se stesso), che si manifesta in determinati tipi di esperienza, i quali si ordinano come totalità, sono soggetti a trasformazione, ma mantengono la loro essenza […] espressione della persona o gradino verso lo sviluppo della personalità.”.
Bibliografia:
• Arnold W., Eysenck H.J., Meili R., “Dizionario di Psicologia”, Edizioni Paoline, 1975, pag. 177-178.
• Maldonato M., “Dizionario di Scienze Psicologiche”, Edizioni Simone, 2008, pag. 103-104.
Sitografia:
• http://www.alessandromonno.it/articoli/temperamento-carratere-personalita.