Disturbo esplosivo intermittente
Il disturbo esplosivo intermittente rientra nella categoria dei Disturbi del controllo degli impulsi; la condizione è caratterizzata dal fallimento a resistere agli impulsi aggressivi, con conseguenti aggressioni gravi, distruzione di proprietà, o frequenti aggressioni verbali sotto forma di scatti d’ira.
Esempi tipici di tali comportamenti includono minacciare o provocare realmente un danno ad un’altra persona e rompere o danneggiare volutamente un oggetto di valore.
Il grado di aggressività espressa durante un episodio di questo tipo è grossolanamente sproporzionata a qualsiasi provocazione o stress situazionale.
L’individuo potrebbe descrivere tali episodi in termini di “magie” o “attacchi” in cui il comportamento esplosivo è preceduto da un senso di tensione o eccitazione e immediatamente seguito da un senso di sollievo.
Successivamente all’episodio esplosivo il soggetto può esprimere rimpianto, ma anche sentirsi turbato, avere rimorsi, o imbarazzo per il proprio comportamento.
In genere, tale disturbo si manifesta a partire dall’infanzia o dall’adolescenza, e può precedere o predisporre all’insorgenza di altre psicopatologie quali disturbi depressivi, ansia e abuso di sostanze.
Alcune ricerche hanno sottolineato come tale disturbo sia presente nel 2,7% della popolazione generale.
La maggior parte dei pazienti sono giovani e nella loro storia si riscontrano spesso frequenti incidenti stradali, e possibile impulsività sessuali. Questi pazienti possono inoltre presentare un’estrema sensibilità all’alcool.
Da un punto di vista sintomatologico, il disturbo esplosivo intermittente è caratterizzato da diversi episodi di fallimento nel resistere agli impulsi aggressivi che si traducono in gravi atti di aggressione o distruzione di proprietà.
Per effettuare una diagnosi di tale disturbo, l’individuo deve presentare aggressioni verbali o fisiche nei confronti di proprietà, animali o altre persone, per almeno due volte a settimana e per un periodo di tre mesi.
Questo tipo di aggressione non deve necessariamente causare danni a cose o lesioni ad animali o altre persone.
Una persona può anche ricevere una diagnosi di disturbo esplosivo intermittente se presenta tre esplosioni aggressive che provocano danni a cose, o aggressioni fisiche determinanti lesioni all’interno di un periodo di 12 mesi.
In generale, le esplosioni durano meno di trenta minuti e sono impulsive, ossia non premeditate. Inoltre, gli episodi aggressivi non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale come il disturbo antisociale di personalità, disturbo borderline di personalità, disturbo psicotico, episodio maniacale, disturbo della condotta e disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività, così come non è dovuto agli effetti diretti fisiologici di una sostanza o da una condizione medica generale.
Gli individui con disturbo esplosivo intermittente a volte descrivono impulsi intensi di aggressività prima di metterli in atto.
Gli episodi esplosivi possono essere associati a sintomi affettivi come irritabilità o rabbia, aumento dell’energia e pensieri che si rincorrono durante gli agiti aggressivi; successivamente compare una depressione del tono dell’umore e una forte stanchezza fisica.
Alcuni individui possono inoltre segnalare che i loro episodi aggressivi spesso sono preceduti o accompagnati da sintomi come formicolio, tremori, palpitazioni, senso di costrizione toracica, pressione alla testa o sentire l’eco.
Questo disturbo può causare la perdita diretta del posto di lavoro, sospensione dalla scuola, divorzio, difficoltà nei rapporti interpersonali o altri danni nelle aree sociali o professionali, incidenti, ricovero in ospedale, problemi finanziari, problemi penali e legali.
Le cause alla base di tale disturbo sembrano essere una combinazione di fattori biologici ed ambientali; da un punto di vista terapeutico, i farmaci possono aiutare a controllare gli impulsi aggressivi.
La maggior parte delle persone con disturbo esplosivo intermittente sono cresciute all’interno di famiglie in cui comportamento esplosivo, accompagnato da abuso fisico e verbale erano abbastanza comuni.
Essere esposti a questo tipo di violenza in tenera età rende più probabile che tali bambini manifestino questi stessi tratti man mano che crescono.
Ci può essere anche una componente genetica che fa sì che tale disturbo venga tramandato dai genitori ai figli.
La maggior parte dei casi si verifica quando l’individuo è più giovane di 35 anni; vi è una qualche evidenza che il neurotrasmettitore della serotonina può svolgere un ruolo chiave in questa malattia.
Alcuni studi hanno inoltre evidenziato che tale disturbo è maggiormente comune negli uomini. Per quanto concerne il trattamento questo potrebbe comportare sia un aspetto farmacologico che terapeutico, atti a promuovere una modifica del comportamento.
La combinazione di entrambi, secondo recenti ricerche, offre una prognosi migliore; sessioni di consulenza di gruppo e di gestione della rabbia possono infatti rivelarsi molto utili. Le tecniche di rilassamento sono state infatti evidenziate come molto utili nel neutralizzare le condotte aggressive e rabbiose.
Infine, gli studi suggeriscono che i pazienti con disturbo esplosivo intermittente rispondono bene al trattamento con antidepressivi, benzodiazepine, anticonvulsivanti e stabilizzatori dell’umore.
Tratto da “Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, 5° edizione”
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)