Intervistiamo la Dottoresssa Clara Mucci, Professore Ordinario di Psicologia Clinica all'Università di Chieti, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Trauma e perdono. Una prospettiva psicoanalitica intergenerazionale”, Cortina editore.
Clara Mucci è professore ordinario di Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Chieti e Pescara e psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico. Dopo un PhD in Psicoanalisi e letteratura presso la Emory University di Atlanta, si è occupata di disturbi borderline come “fellow” presso il Personality Disorders Institute di New York, diretto da Otto Kernberg. È autrice di numerosi studi di psicoanalisi e letteratura.
Cosa ha anticipato il pensiero di Ferenczi riguardo al trauma?
Ferenczi ha anticipato la moderna visione del trauma come reale rispetto a quella di Freud in cui l’elemento fantasmatico era predominante, cioè per Freud (anche se all’inizio pensava il trauma fosse dovuto a un vero abuso sessuale) subito dopo il 1897 prevale nella sua teoria l’elemento fantastico e fantasmatico: l’abuso è stata fantasticato più che subito. Il problema è che per tanti anni la psicoanalisi tradizionale ha creduto a o seguito questa versione. Sulla realtà del trauma si è combattuta la lotta tra Ferenczi e il suo maestro: nel 1932 Freud proibisce a Ferenczi di portare al congresso di psicoanalisi il suo saggio sulla differenza tra i linguaggi degli adulti e quello dei bambini in cui Ferenczi dichiara che la maggior parte degli abusi che gli adulti consumano a danno dei bambini non viene scoperta, ma che lui raccoglie tra i suoi pazienti la confessione che sono essi stessi abusatori.