Grafia e struttura di personalità
Secondo un’analisi della letteratura che ha coinvolto gli studi degli ultimi 50 anni esistono scarse prove che la grafologia sia un buon indice di personalità o intelligenza.
Una revisione della letteratura degli ultimi 50 anni ha rivelato un interesse coerente ma limitato nel rapporto esistente tra la struttura di personalità e la propria grafia.
Alcune organizzazione utilizzano ancora la grafologia per la selezione; effettivamente, come Cool ha osservato:
“Se la scrittura a mano riflettesse con precisione la personalità, sarebbe un metodo di selezione molto conveniente, perché i candidati potrebbero essere valutati attraverso dei moduli da compilare”.
Beyerstein ha invece sostenuto che “i grafologi riproducono argomenti numerosi, ma essenzialmente speciosi”, poiché l’analisi della scrittura a mano dovrebbe rivelare un eventuale aspetto della personalità.
La scrittura a mano, sostengono i grafologi, denominata Brainwriting, è una forma di scrittura personalizzata dalla quale viene a riflettersi la nostra personalità.
Altri sostengono che sia una forma di movimento espressivo che riflette la nostra personalità.
Altri ancora sostengono invece che essa sia uno strumento valido soprattutto all’interno di indagine più specifiche e inerenti il settore del tribunale e della giustizia.
Ognuna di queste supposizione è stata però confutata da Beyerstein, il quale ha osservato che:
“nonostante la scarsa dimostrazione della grafologia in questi test ben controllati, sia i praticanti che una buona parte del pubblico in generale continuano a credere che funzioni”.
Sebbene il termine “grafologia” risale al 1871, quando fu usato per la prima volta dall’abate francese Jean-Hippolyte Michon, la convinzione che la personalità fosse in qualche modo manifesta nella scrittura esisteva già prima di allora.
Dal punto di vista testologico, i libri di grafologia descrivono sia i fattori da considerare (ad esempio, dimensioni, slittamento, zona, pressione) e quali tratti vengono “rivelati” (ad esempio, temperamento, mentalità, società, lavoro e morale), anche se non sembra vi sia alcuna coerenza tra di loro, soprattutto nella descrizione dei tratti di personalità.
Esistono inoltre varie scuole di grafologia, ognuna con una storia, un approccio e una propria “teoria”.
Eysenck e Gudjionsson, trent’anni fa, suggerivano che esistono due diversi approcci di base per la valutazione sia della scrittura che della personalità, cioè quello olistico e quello analitico.
Ciò ha determinato l’insorgenza di quattro tipologie di analisi di base; analisi olistica della scrittura: questa è fondamentalmente impressionista, poiché il grafologo, usando la sua esperienza e conoscenza, offre una descrizione generale del tipo di personalità che crede che la scrittura a mano possa divulgare.
Analisi analitica della scrittura a mano: utilizza la misurazione delle componenti della scrittura, come slittamento, pressione e via dicendo, che vengono poi convertiti in valutazioni di personalità sulla base di una formula o di un codice.


Analisi olistica della personalità: anche questa è impressionistica, e può essere fatta dopo un’intervista, quando uno psicologo addestrato offre una descrizione di personalità sulla base delle sue domande, delle sue osservazioni e delle sue intuizioni.
Analisi analitica della personalità: comporta l’applicazione di test di personalità psicometricamente affidabili, sensibili e validi (questionari, risposte fisiologiche e vari gradi di valutazione ottenuti).
Questa classificazione suggerisce approcci molto diversi alla valutazione della validità dell’analisi grafica nel predire la struttura di personalità.
La corrispondenza olistica è l’interpretazione impressionistica della scrittura abbinata ad un concepimento impressionista della personalità.
In tal senso, la correlazione olistica è l’interpretazione impressionistica della scrittura correlata a una valutazione quantitativa della personalità, mentre la corrispondenza analitica comporta la misura dei componenti della scrittura a mano accompagnata da un resoconto impressionistico della personalità.
La correlazione analitica è invece la misura dei componenti della scrittura a mano correlata con una valutazione quantitativa della personalità.
La maggior parte degli studi si sono focalizzati sull’ultima tipologia presentata, ma pochi sono i risultati prodotti. Inoltre, pochi grafologi sembrano “istruiti” nel linguaggio, nei processi o nella teoria della personalità, preferendo così adottare la terminologia laica e la conseguente tautologia.
Greasley ha sottolineato che “il grafologo usa l’analogia, il simbolismo e la metafora e non ha chiaro il modo attraverso cui fare valutazioni di personalità attraverso l’analisi della scrittura.”
Furnham ha invece elencato le conclusioni tratte da alcuni studi condotti negli anni ’70 e ’80:
- All’interno dello studio di Vestewig et al., della Wright State University, in cui fu chiesto a sei grafologi esperti di effettuare una valutazione su 48 tipologie di scrittura si concluse che “ l’analista non poteva prevedere in modo preciso la personalità dall’analisi della scrittura”.


- In uno studio di Eysenck e Gudjonsson, in un cui un grafologo professionista doveva analizzare la scrittura di 99 soggetti al fine di trovare eventuali correlazioni con i questionari di personalità, si concluse che “c’è poco sostegno per la validità dell’analisi grafica”.
- “anche se la letteratura su questo tema soffre di una negligenza metodologica significativa, la tendenza generale dei risultati è di suggerire che la grafologia non è un metodo di valutazione valida”. Questa conclusione deriva dagli studi di Klimoski e Rafael, presso l’Ohio State University; dopo un’attenta revisione della letteratura, si osservò che la maggior parte degli studi indagati potrebbero essere criticati metodologicamente in termini di misurazione di personalità e di grafologia.
Successivamente, Furnham e Gunter sostennero che le prove grafiche non erano correlate alla personalità e notavano che anche se le analisi grafiche erano valide, la base teorica del metodo appariva debole, non esplicativa e poco parsimoniosa.
Secondo un’analisi della letteratura, nonostante le prove, passate ed attuali, suggeriscono che la grafologia possa non essere ritenuta all’altezza di delineare variabili di personalità, coloro che ne usufruiscono tendono invece a riconoscerle una certa precisione.
Sottolineano gli studiosi come sia “interessante notare come ciò potrebbe promuovere un insieme di credenze irragionevoli che sono insite nei grafologi stessi; i clienti, ritenendo che la grafologia funziona, non fanno altro che aumentare la credenza dei grafologi nella loro abilità. Le persone sono quindi spesso convinte che la scrittura sia legata alla personalità, ma quasi tutte le evidenze suggeriscono che ciò non è vero”.
Come Driver, Buckley e Fruk hanno concluso:
“mentre alcuni articoli hanno proposto che la grafologia sia una tecnica di selezione valida e utile, i risultati straordinari di studi empirici ben controllati hanno sottolineato come la tecnica non presenti una validità accettabile. Una rassegna della letteratura pertinente, riguardante sia la teoria che la ricerca, indica che, sebbene la procedura possa avere un appeal intuitivo, la grafologia non dovrebbe essere utilizzata in un contesto di selezione”.
Adottando un’altra prospettiva, gli studi psicologici sull’associazione tra la grafologia e l’intelligenza sono pochi; tuttavia, tra questi, sono emerse significative correlazioni tra la qualità della scrittura, l’intelligenza e le prestazioni scolastiche.
Molti libri e siti web sulla grafia suggeriscono che possa essere utilizzata per valutare le abilità, anche se queste non sono mai state chiaramente spiegate.


Certamente i grafologi sono forti sostenitori per il suo uso nella selezione del personale, e anche se altri studi hanno esaminato la capacità della grafologia di predire il successo del lavoro, hanno comunque mostrato una scarsa validità predittiva.
Pochissimi sono invece gli studi che hanno collegato le analisi grafiche ai test di abilità; un’eccezione è il lavoro di Lockowand, che ha cercato di replicare studi precedenti che hanno dimostrato che i grafologi potrebbero predire psicometricamente l’intelligenza attraverso l’analisi dei campioni di scrittura a mano.
Alcuni suoi colleghi hanno trovato correlazioni altamente significative tra le qualifiche scolastiche e le caratteristiche della scrittura, come la distanza tra le parole e le righe.
Tuttavia, in questo studio venne esplorata la relazione tra la scrittura e l’intelligenza; è stato stabilito che l’intelligenza è probabilmente il miglior predittore psicometrico del successo sul lavoro.
Quindi, se la grafologia può prevedere il successo sul lavoro, dovrebbe essere sistematicamente correlata all’intelligenza.
Secondo dei recenti studi, Gawda e il suo team (2016) hanno trovato che tra le 32 caratteristiche grafiche specifiche della scrittura a mano, sette di essi erano significativamente diversi tra i pazienti con disordini schizofrenici e il gruppo di controllo.
Queste includono le forme calligrafiche delle lettere, mancanza di punti, tremore, base sinusoidale e dimensioni irregolari nella zona inferiore.
I risultati potrebbero tuttavia essere spiegati in termini di disturbi motori nella schizofrenia.
La scrittura di 30 pazienti con disturbo depressivo maggiore e quella di 30 pazienti nella fase depressiva bipolare sono state confrontati con campioni di 30 pazienti nella fase maniacale bipolare e 60 appartenenti al gruppo di controllo.
I risultati mostrano che 3 dei 32 parametri di scrittura a mano sono diversi tra il gruppo di controllo e i pazienti con depressione maggiore o pazienti depressi bipolari.
Tuttavia, nessuna differenza significativa è stata riscontrata negli aspetti grafici delle scritture da parte di pazienti depresse e pazienti bipolari nella fase maniacale.
Volendo concludere, quasi 50 anni di ricerche hanno mostrato come esistano scarse prove che la grafologia sia un buon indice di personalità o intelligenza.
I ricercatori di questa letteratura, sparsa e frammentaria, hanno pertanto restituito il loro verdetto, raggiungendo una conclusione piuttosto insolita:
“non occorre fare ulteriori lavori in questo settore!”
Tratto dalla rivista “Personality and Individual Differences”
Bibliografia
- Cronje, P. E., & Roets, H. E. (2013). Graphology in Psychological Assessment: A Diagnosis in Writing. Universal Journal of Psychology, 1(4), 163-168.
- Crumbough, J., & Stockholm, E. (1999). Validation of graphological analysis by global or holistic method. Perceptual and Motor Skills, 44, 403-410.
- Edwards, A & Armitage, P. (1992). An experiment to test the discriminating ability of graphologist. Personality and Individual Differences, 13, 69-74.
- Eysenck, H. & Gudjonsson, G. (1986). An empirical study of the validity of hand writing analysis. Personality and Individual Differences, 7, 263-264.
- Furnham, A., Gunter, B., & Peterson (1994). Television distraction and the performance of introverts and extraverts. Applied Cognitive Psychology, 8, 705-711.
- Gawda, B. (2016). Dysfluent handwriting in schizophrenic outpatients. Perceptual and Motor Skills, 0031512516637019.
- King, R & Koehler, D. (2000). Illusory correlations in graphological analysis. Journal of Experimental Psychology: Applied, 6, 336-348.
- Wang, T., Chen, Z., Li, W., Huang, X., Chen, P., & Zhu, S. (2009, December). Relationship between personality and handwriting of Chinese characters using artificial neural network. In Information Engineering and Computer Science, 2009. ICIECS 2009. International Conference on (pp. 1-5). IEEE.
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)