Il taglio come sollievo dal dolore emotivo
Auto-medicarsi per sfuggire ad emozioni inesprimibili: Molly a volte si taglia, nella privacy della sua camera da letto o nel bagno, “solo per sentire sollievo o qualche volta, solo per sentire qualcosa”.
Molly è una teenager di 16 anni che frequenta la scuola superiore; ha un bel gruppo di amici, si impegna molto per la scuola ottenendo degli eccellenti voti.
Molly riferisce di praticare alcune attività che ormai non ama più, ma che vive come necessarie per “entrare in un buon college”.
Quello che la maggior parte delle persone non sa di Molly è che a volte si taglia, nella privacy della sua camera da letto o nel bagno, “solo per sentire sollievo o qualche volta, solo per sentire qualcosa”.
“E' iniziato tutto come un impulso; ho conosciuto molte ragazze che si sono tagliate e così l'idea è venuta anche a me, iniziando con un taglierino da carta. Lo feci scorrere lungo l'interno del mio braccio fino a quando non ho visto il segno; sono poi andata più in profondità finchè non ho visto il sangue scorrere. Era assolutamente assurdo e non posso spiegare il perchè, ma mi ha fatto sentire meglio. Era diventato così il piccolo segreto della mia vita, in cui avevo tutto il potere e il controllo”.
La mamma di Molly si accorse di quei tagli quando un giorno entrò nel bagno e Molly stava uscendo dalla doccia.
Le cicatrici e le linee parzialmente guarite hanno segnato l'addome e le cosce superiori di Molly. La mamma reagì nervosamente e aggressivamente nei confronti della figlia.
Molly era arrabbiata per non essere riuscita a tenere per sé quel segreto; era anche sopraffatta dall'esperienza della mamma che aveva visto quei tagli.
Sentiva che la mamma non capisse affatto. A rendere le cose peggiori, sua madre iniziò ad “osservarla” costantemente; le conversazioni hanno preso una piega negativa e sentendosi molto preoccupata decide di portare Molly da un terapeuta.
La presentazione di questa breve storia clinica serve ad evidenziare, da una parte, un comportamento che diviene sempre più comune tra i giovani di oggi, e dall'altra, le reazioni e lo shock genitoriale dinnanzi ad una scoperta del genere.
I genitori molto spesso manifestano infatti sensazioni di confusione e sconvolgimento quando scoprono le ferite che i figli si auto-infliggono, non riescono a dare un nome a quei gesti, tanto meno una spiegazione logica di quel comportamento.
Considerando che spesso tali atteggiamenti si manifestano nel periodo adolescenziale, molti genitori sostengono che i propri figli siano stati circuiti dai pari, i quali, possono aver spinto il figlio o la figlia ad intraprendere comportamenti di quel tipo.

Sicuramente, il far parte di un gruppo in cui alcuni comportamenti sono condivisi da quasi tutti i membri, può spingere un soggetto ad adottarli come modalità per avvertire un reale senso di appartenenza, quasi come se il comportamento determinasse un minore o maggiore senso di accettazione.
Tra i comportamenti rischiosi che fungono da auto-medicazione si possono osservare assunzione di droghe o alcol, rubare, guida spericolata, attività sessuali a rischio, autolesionismo, e altre attività che consentono di gestire sentimenti inesprimibili per l'adolescente.
Gli adolescenti che si “tagliano” segretamente lo fanno per assolvere modalità di espressione, controllo e nominare il proprio dolore emotivo?
Mentre l'autolesionismo non è un nuovo fenomeno, questa particolare forma di espressione di un dolore emotivo sottostante, sta manifestando un inquietante aumento della sua popolarità.
Rilevare delle statistiche precise è alquanto difficile, ma se si pongono delle domande a professionisti che lavorano con ragazzi adolescenti, probabilmente sentiremo che sta divenendo sempre più comune.
Il taglio o il tagliarsi rappresenta un elemento epidemico che può diffondersi in ambienti stressanti i quali contagiano un maggior numero di soggetti vulnerabili.
Desiderose di piacere, le ragazze adolescenti sono quelle maggiormente a rischio; molte ragazze sostengono di essere sia disgustate che affascinate quando si procurano il primo taglio.
Da lì, le informazioni sensoriali legate all'atto specifico vengono memorizzate e compartimentalizzate su uno scaffale della coscienza.
A seconda dei diversi livelli e fattori stress, come la sensibilità, lo sviluppo ed il sostegno emotivo, la salute e l'equilibrio complessivo dello stile di vita, possono determinare che un adolescente esplori o meno questa forma di autolesionismo.
Il taglio, in questo contesto, è un meccanismo di coping che funge da regolatore dei sentimenti; purtroppo, “funziona” in quei teenager che da esso ne traggono sollievo e conforto.
A loro piace il poterlo controllare, mantenerlo segreto, vedere e sentire un “risultato”, ed esprimere emozioni che agli altri non piacciono, come la rabbia e la tristezza.

A complicare il tutto, il cervello crea un legame rapido per questo comportamento, creando un circuito che si traduce in “stress+taglio=sollievo”, divenendo così più difficile da rompere nel tempo.
Idealmente, gli adolescenti impiegano strategie di coping più sane quando sono sotto stress; ad esempio, un adolescente stressato potrebbe dedicarsi all'esercizio fisico, parlare con gli amici, scrivere un diario e così via.
Nella società attuale, però, il taglio e altre strategie di coping disfunzionali vengono adottate in fretta perchè i giovani non hanno il tempo, il sostegno o la creatività per sviluppare meccanismi di coping adattivi.
È importante considerare il taglio come un sintomo, il che significa che è secondario ad un problema fondamentale.
Il cuore del problema è che sempre meno ragazzi hanno l'opportunità di vivere uno sviluppo pieno e sano in un ambiente ragionevolmente non troppo impegnativo.
Da un punto di vista esterno, gli adolescenti sono spesso sotto pressione, mentre dall'interno, non hanno un sufficiente sviluppo emotivo per affrontare tale pressione.
Gli stress esterni sono numerosi, vari ed interrelati. Le ragazze adolescenti oggi sperimentano molto più stress rispetto alla generazione dei loro genitori.
Molto più dei ragazzi, le ragazze di oggi sono bombardate continuamente da ideali che inneggiano all'importanza di essere super intelligenti, super attraenti e super adorabili.
Si può quindi constatare come non sia una lista facile da padroneggiare. Altri stimoli stressanti possono essere l'entrare in un college “buono”, essere attraenti, eleganti, sottili, brave in tutto, rispettare gli impegni e le aspettative, e infine impegnarsi sempre di più per il resto della loro vita.
Volendo concludere, la combinazione di un eccessivo stress e il troppo poco tempo per uno sviluppo sano può spingere così all'esperienza epidemica del tagliarsi.
Coltivare comportamenti solidi e salutari richiede tempo, supporto da parte degli altri, nonché un nuovo modo autentico e sostenibile di pensare al successo.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)