La Sindrome da Alienazione Parentale
Bambino o arma? Le dinamiche psicologiche della sindrome da alienazione parentale: ansia narcisista, ansia borderline e ansia traumatica.
La Sindrome da Alienazione Parentale (PAS), un termine coniato da Richard A. Gardner negli anni '80, descrive una condizione – usualmente generata nel contesto di controversie sul divorzio o la custodia dei figli - in cui un genitore (alienante) crea un'alleanza con il figlio contro l'altro genitore (alienato).
Il bambino, influenzato in parte dal genitore alienante, contribuisce alla dinamica denigratoria verso il genitore preso di mira.
Secondo il Dottor C.A. Childress, l'alienazione parentale basata sull'attaccamento (Attachment-based parental alienation), viene a crearsi quando una persona con tendenze narcisistiche sprona il figlio a rifiutare l'altro genitore come modalità per gestire la propria ansia.
Secondo Childress, questa ansia è triplice:
Ansia Narcisista: senso di angoscia tremenda che innesca le difese narcisiste contro l'esperienza di una profonda inadeguatezza personale;
Ansia Borderline: ansia intensa che circonda la paura dell'abbandono;
Ansia Traumatica: ansia riattivata in virtù del trauma di attaccamento infantile, o meglio definito come “Flashback emotivo”.
In sostanza, il genitore con narcisismo sta cercando di risolvere tali ansie creando un dramma che coinvolga sé stesso, ossia il genitore percepito come “buono e competente”, l'altro genitore, inteso come “genitore abusivo”, e il bambino, ossia “la vittima del genitore abusivo”.
Il Dottor Childress precisa che le virgolette sono usate per sottolineare che tali percezioni sono create dalla persona con narcisismo.
Il genitore narcisista utilizza essenzialmente il bambino come oggetto atto a placare le angosce profonde attraverso la creazione di questo dramma, in cui il genitore narcisista diviene il genitore “normale” o “buono”, che “salva” il bambino dall'altro genitore “pazzo” e alienato.


Il dramma creato “risolve” l'alienazione dell'inconscio narrativo di abuso del genitore alienante che, da bambino/a, ha dovuto scindere la percezione dell'abusività del proprio/propri genitore/i dal ricordo cognitivo, nel tentativo di allontanare i sentimenti di rifiuto verso esso o essi.
Ciò sposta l'attenzione del genitore alienante lontano dai sentimenti di inadeguatezza e di abbandono, sostituendolo con sentimenti di superiorità, in particolare rispetto all'altro genitore che popola lo scenario.
Quindi, questa rievocazione del trauma è il tentativo del genitore alienante di raggiungere la padronanza psicologica sulla narrazione infantile del proprio trauma.
Nello scenario patologicamente creato, il bambino percepito come “vittima”, viene salvato dal genitore “cattivo” (genitore alienato) dal genitore narcisista, detto anche “eroe”. Questo risolve artificialmente il trauma dell'attaccamento precoce del genitore alienante.
Perchè il bambino accompagna questo dramma?
Perchè confonde i normali sentimenti di dolore come un segno che il genitore narcisista lo sta salvando dal presunto abuso del genitore non abusante.
Quando la famiglia sperimenta il divorzio o la separazione, il bambino di solito prova sentimenti associati al dolore; il genitore con tendenze narcisiste è in grado di focalizzarsi su questi sentimenti negativi attribuendoli al cosiddetto abuso dell'altro genitore non narcisista.
Il genitore alienante inscena quindi una guerra verso il proprio/a ex partner per temperare i sentimenti di rifiuto ed inadeguatezza, usando il bambino come pedina.
Alienazione parentale e Violenza domestica per procura
Alina Patterson (2003) ha definito per prima la “Violenza domestica per procura” (Domestic Violence by Proxy o DV Proxy) come un modello di comportamento in cui un genitore con una storia di violenza domestica o intimidazione, usa il bambino come sostituto quando non ha accesso al partner precedente.
Il ciclo di Violenza domestica per procura inizia quando la vittima lascia l'aggressore; questo, a sua volta, intuisce che il modo più semplice per continuare a nuocere e controllare il precedente partner, è quello di esercitare un controllo ed un abuso sui bambini.
Come già sottolineato, la violenza domestica per procura è un modello di comportamento piuttosto che un insieme di azioni specifiche. I motivi di fondo dei molestatori sono il potere e controllo.
Mentre nella relazione, la persona abusiva può abusare in più modi, di solito direttamente, una volta avvenuta la separazione, i bambini diventano il mezzo di abuso più efficace.


Secondo questa teoria, l'aggressore sa che sta abusando e le azioni sono specifiche ed intenzionali. Altre persone, come terapisti, avvocati o agenti per la protezione dei bambini, sono spesso ingannati dai comportamenti della persona narcisista, tale per cui, il genitore abusante può anche finire per ottenere l'affidamento primario dei figli.
Cosa può fare un genitore alienato?
Diversi autori suggeriscono di mantenere una certa forza e fiducia in sé stessi senza perdere le speranze; non bisogna pertanto catastrofizzare e cercare di rimanere ancorati al presente.
Nel caso in cui il genitore alienante sia un narcisista è preferibile: non reagire mai con rabbia, perchè questo rinforza il punto di vista del genitore alienante che sei è instabili; essere perseveranti al fine di trasmettere ai propri figli quanto si tiene a loro; non mettere mai i bambini in mezzo; prendere iniziativa nel cercare di risolvere il problema; documentare tutto, perchè da un punto di vista legale è bene segnalare tutte le violazioni riscontrate da parte del genitore alienante; non sottovalutare il genitore alienante, perchè il suo intento primario è “vincere” la battaglia; essere un esempio ed un insegnante per i propri figli, in quanto essendo esposti a tendenze narcisiste potrebbero avere una visione distorta della realtà.
Dietrich Boenhoffer affermava che “Il silenzio è malvagio!”.
Ognuno di noi ha un grande potere per agire e aiutare chi ha bisogno, nonché influenzare gli altri ad agire.
Soprattutto nel caso dell'alienazione parentale, che è una forma largamente non riconosciuta di abuso su minori e violenza domestica, il messaggio ai professionisti dovrebbe essere quello di “non restare a guardare!”.
Ci vuole coraggio morale per agire e, nel caso dell'alienazione parentale, è urgente e necessaria un'azione.
Tratto da GoodTherapy
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)