Mentire in terapia
Perchè i clienti mentono durante la terapia? Perchè mentire su problemi che si cercano di trattare? Cosa può fare lo psicologo o il terapeuta a riguardo?
Secondo il Dottor Ryan Howes, le persone mentono quando si trovano sul divano o le poltrone dei propri terapeuti.
Succede spesso, e alcune delle frasi più comuni sono:
“sto beneficiando molto della terapia, grazie mille!”, oppure, “Bevo solo un bicchiere di vino la sera, durante la cena”, o ancora, “no, non ho nient'altro da dirle della mia infanzia”.
Considerando che un percorso psicologico o terapeutico comporta un onere economico, emotivo, e di tempo, alcuni autori si sono chiesti perchè mentire? Potrebbe essere che proprio questo “inganno” o omissione impedisca il raggiungimento degli obiettivi? Perchè mentire su problemi che si sta cercando di trattare?
Probabilmente, ciò che molto spesso risulta non semplice da comprendere è che solo attraverso un'analisi reale del problema si può tracciare un percorso di cura.
Gli psicologi e psicoterapeuti sono professionisti tenuti al segreto professionale, giuridicamente vincolati a mantenere riservate le informazioni, e presentano una formazione, nonché attuano una terapia personale (anche se non tutti), per tenere sotto controllo i propri giudizi personali.
I terapeuti, in tal senso, lavorano per creare uno “spazio sicuro” per i clienti al fine di aiutarli a parlare di ciò che vogliono, e indipendentemente da ciò che il terapeuta pensa o fa, solitamente ci si rivolge a lui per ricevere un aiuto rispetto alle problematiche presenti.
Pertanto dovrebbe avere molto più senso il cercare di essere onesti con il terapeuta, al fine di non doversi trovare, dopo diverso tempo, sempre al punto di partenza, ma con le tasche più leggere.
Nonostante questi aspetti, i pazienti continuano a mentire. I ricercatori, tra cui Matt Blanchard e Barry Farbe, studiano attualmente questo argomento.
Svolgono le loro attività di ricerca presso il Teachers College della Columbia University.
Rispetto a quanto sia comune la menzogna o il mentire in terapia, il Dottor Blanchard sostiene che effettivamente, dai risultati delle loro ricerche, è molto comune.
Il loro primo studio, su un campione di 547 utenti in terapia, ha evidenziato che il 93% ricorda argomenti specifici su cui hanno mentito durante la terapia.
Ciò potrebbe comportare la negazione di pensieri suicidi, nascondere un abuso di droga o atti criminali, abbassare la soglia della loro sofferenza emotiva e così via.
Quello che è risultato particolarmente interessante è che il 72,6% ha riferito di mentire sulla terapia stessa: fingendo di piacere al terapeuta a partire dai commenti, o fingendo di trovare la terapia più utile di quanto realmente sia.
Per replicare questi risultati è stato effettuato un secondo studio, nel tentativo di capire come i clienti “onesti” si sentissero rispetto alla loro terapia attuale.
In questa condizione, l'84% di circa 800 soggetti ha segnalato una disonestà attuale su un argomento rilevante.

Considerando che esistono diversi tipi di menzogna, come ad esempio la bugia bianca o l'inganno, è importante capire come i ricercatori hanno definito la menzogna.
A tal proposito, il Dottor Blanchard sostiene che diversi sono stati i lavori su tipologie specifiche di menzogne, come ad esempio l'avere segreti, ma gli autori hanno bypassato le diverse tecniche, come l'occultamento o l'invenzione di una storia, per soffermarsi sulla presa di decisione di essere consapevolmente disonesti.
La definizione di menzogna è quindi attaccata al senso del cliente di essere stato ingannevole e bugiardo.
Gli autori si sono anche chiesti se vi fossero dei fattori che rendevano più probabile, in alcuni clienti, un comportamento ingannevole rispetto ad altri.
Sono stati interessati a osservare come i fattori demografici, come il genere, l'etnia, il reddito e l'educazione, non avessero rapporti con la disonestà nella terapia.
Due sono gli elementi risultati come significativamente predittivi: l'età e l'alleanza.
In entrambi gli studi, i clienti più giovani presentavano una maggiore tendenza a mentire; coloro che hanno mentito su uno o più argomenti erano in media da 4 a 7 anni più giovani di quelli completamente onesti.
Questo risultato corrisponde a quello che si può anche riscontrare nella vita quotidiana al di fuori del contesto terapeutico.
Un secondo fattore era l'alleanza terapeutica, con una maggiore disonestà quando il legame tra clinico e utente era ritenuto più debole.
Capire perchè le persone che cercano aiuto, una volta arrivate lì mentono, non è sicuramente semplice.
Più comunemente, i clienti mentono per evitare la vergogna e l'imbarazzo che avvertono, anche se si trovano in uno spazio riservato e protetto come quello terapeutico.
I clienti inoltre riferiscono di mentire per evitare un tema che per loro non è importante, ma anzi che lo reputano come distraente rispetto alla terapia.
Il motivo per cui le persone mentono, tuttavia, varia drammaticamente in base al tema.
Ad esempio, quando mentono durante una seduta è perchè in genere vogliono evitare di sconvolgere il terapeuta; quando hanno pensieri suicidi, evitano di raccontarli per la paura di ripercussioni tangibili, come l'essere inviati da uno psichiatra e via dicendo.
Considerando quindi che la menzogna sta divenendo così comune, ma al contempo, gli utenti ricercano sempre più la figura dello psicologo, come si può affrontare questo problema?
Il Dottor Blanchard sostiene che solo attraverso lo studio e l'analisi delle motivazioni sottostanti la menzogna e la disonestà, si può imparare a promuovere un atteggiamento diverso negli utenti.
In tal senso, “i clienti vogliono discutere segreti importanti e vergognosi della loro vita, ma hanno bisogno del nostro aiuto”.
Ad esempio, i clienti che nascondono i pensieri suicidi, riportano dei timori esagerati rispetto alle ripercussioni.
In questo caso, si potrebbe semplicemente spiegare l'iter reale per l'ospedalizzazione, liberando così il cliente da tale peso e portandolo ad aprirsi in modo onesto sui sentimenti dolorosi che vive.

I terapeuti devono quindi iniziare a lavorare su questo problema con i loro clienti e per farlo basta semplicemente parlare con loro.
I ricercatori hanno infatti sottolineato che tra le ultime domande poste ai clienti del campione vi era “come può aiutarti il tuo terapeuta ad essere più onesto”?
Tra le risposte, i ricercatori si immaginavano che i clienti desiderassero più calore, una maggiore apertura da parte del terapeuta sulle proprie esperienze e così via.
Al contrario, la risposta dominante è stata: “Basta che il mio terapeuta me lo chieda direttamente!”.
Quindi, anziché complicarci la vita, come accade spesso, secondo i pazienti “basta chiedere!”.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)