Mindfulness: una tecnica sovrastimata?
In un recente articolo pubblicato sulla rivista “Perspectives on Psychological Science”, diversi psicologi e scienziati cognitivi hanno sottolineato che i dati scientifici sulla Mindfulness sono assolutamente carenti.
Quando si parla di Mindfulness si fa riferimento ad un concetto che richiama l'aspetto della consapevolezza, la quale coinvolge una focalizzazione sulla situazione e lo stato mentale attuale.
Questo può richiamare diversi significati, come la consapevolezza dell'ambiente, delle emozioni, della respirazione e via dicendo.
La ricerca degli ultimi anni ha delineato un collegamento tra le pratiche di Mindfulness ed una serie di possibili benefici per la salute.
La capacità di collegarsi con il proprio mondo interno può infatti favorire un maggior senso di benessere; diverse ricerche hanno evidenziato che le pratiche di mindfulness possono determinare un miglior funzionamento cognitivo.
Un recente studio suggerisce che possa anche favorire una “conservazione” di alcuni cromosomi che, solitamente, “svaniscono” durante l'invecchiamento.
Eppure, molti psicologi, neuroscienziati ed esperti di meditazione mostrano alcune resistenze circa questo entusiasmo.
In un articolo pubblicato questa settimana nella rivista “Perspectives on Psychological Science”, 15 importanti psicologi e scienziati cognitivi sottolineano, con molta cautela, che, nonostante la sua popolarità e le presunte prestazioni, i dati scientifici sulla Mindfulness sono assolutamente carenti.
“Molti degli studi intorno alla mindfulness e alla meditazione”, scrivono gli autori, “sono mal progettati, compromessi da definizioni e costrutti incoerenti di ciò che è effettivamente la Mindfulness, e soprattutto è quasi sempre assente un gruppo di controllo che escluda l'effetto placebo”.
La nuova pubblicazione cita una revisione del 2015, pubblicata nell'American Psychologist, e riporta che solo il 9% della ricerca sugli interventi basati sulla Mindfulness è stata testata negli studi clinici includenti il gruppo di controllo.
Gli autori concludono che le pratiche di Minfulness spesso producono risultati non impressionanti, come invece si vuol far credere.


Un'ulteriore revisione di 47 studi condotti da 47 esperti di meditazione, che comprendono complessivamente oltre 3.500 partecipanti, non hanno trovato una sostanziale evidenza dei vantaggi legati al miglioramento dell'attenzione, riduzione degli abusi di sostanza, miglioramento del sonno o controllo del peso.
L'autore principale dello studio, Nicholas Van Dam, psicologo clinico e ricercatore di scienze psicologiche presso l'Università di Melbourne afferma che i benefici potenziale della Mindfulness non sono poi così reali.
Egli sottolinea quello che invece potrebbe celarsi dietro il sipario, ossia il guadagno finanziario. La meditazione ed il training per la Mindfulness sono attualmente un'industria da 1,1 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti.
“Il nostro rapporto non significa che la meditazione e la Mindfulness non siano utili per alcune cose”, afferma Van Dam, “ma il rigore scientifico non è ancora in grado di affermare con certezza molti dei risultati raggiunti”.
Egli, insieme ad i suoi co-autori sono preoccupati del fatto che, a partire dal 2015, meno del 25% dei trial condotti sulla meditazione abbiano incluso il monitoraggio dei potenziali effetti negativi dell'intervento.
Van Dam riconosce che vi siano alcune buone prove che supportano la Mindfulness; l'analisi del 2014 ha infatti sottolineato che la meditazione così come la Mindfulness possono fornire benefici modesti per alcuni disordini quali ansia, depressione e dolore.
Cita anche una revisione del 2013, pubblicata nella rivista Clinical Psychology Review per la terapia basata sulla Mindfulness, la quale ha rintracciato risultati simili.
“L'intenzione e gli obiettivi di questa revisione sono i benvenuti”, afferma Willem Huyken, docente di psichiatria presso l'Oxford University, Inghilterra.
“Ci sono molte aree in cui i programmi basati sulla consapevolezza sembrano accetabili e prometteti, ma sono necessari studi randomizzati e rigorosi in campioni più grandi”.
Due recenti trial sono stati condotti e pubblicati nella rivista Science Advances, i quali sostengono le pratiche di Mindfulness.
Il primo riguardava un training sull'attenzione e la riduzione della percezione dello stress, ma senza un abbassamento dei livelli di cortisolo, l'indicatore biologico meglio conosciuto come “ormone dello stress”.
L'altro, riguardava un training sull'attenzione che correla ad un aumento dello spessore della corteccia prefrontale, una regione del cervello associata al comportamento complessivo, alla decisione e al modellamento della personalità.
Gli autori hanno chiesto ulteriori ricerche su ciò che questi risultati potrebbero significare clinicamente.
Van Dam sottolinea che entrambi gli studi ssiano carenti di standardizzazione. In aggiunta a questo, poiché la mindfulness è praticata secondo diversi approcci, diviene ancora più difficile confrontare i diversi studi.
Il concetto di Mindfulness è infatti radicato nel pensiero e la teoria buddista. In Occidente si è diffusa intorno agli anni '70 , ad opera del Professor Jon Kabat-Zinn, uno scienziato cognitivo che ha fontado la Stress Reduction Clinic and the Center for Mindfulness in Medicine.
Kabat-Zinn ha sviluppato quello che ha definito “la riduzione dello stress basata sulla consapevolezza” (Mindfulness-based stress reduction), una terapia alternativa per una varietà di condizioni spesso difficili da trattare.
Nei primi anni del 2000, il concetto di Mindfulness divenne più popolare; presto venne così ad avere molti significati diversi e nonché pratiche di intervento.
“Abbiamo osservato, in modo specifico nel nostro articolo, il fatto che molti autori continuavano a sviluppare nuovi interventi senza valutare pienamente quelli già presenti”, afferma Van Dam.
“Penso che questi studi, se ben progettati, possano inserirsi in quella branca della ricerca tale da consentire di utilizzare questi risultati come prova dell'efficacia di una pratica come quella della Mindfulness”, prosegue Van Dam.
Come Van Dam, anche altri autori hanno scritto che “non esiste né una definizione tecnica universalmente accettata di 'Mindfulness', né un ampio accordo su aspetti specifici del concetto sottostante a cui si riferisce”.
Tutto questo genera pertanto una grande confusione concettuale, ed il pericolo è che un gran numero di interventi vengano commercializzati senza però essere stati testati con rigore scientifico, nonché una corretta implementazione.
Tratto da “Scientific American”
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)