Miti, credenze e psicoterapia (3° parte)
Nel presente articolo si andrà ad analizzare il seguente mito associato alla psicoterapia: “La terapia mi farà peggiorare”.
Come osservato nei precedenti articoli, esistono diversi miti o credenze erronee associati alla psicoterapia.
Nel presente articolo si andrà ad analizzare il seguente mito: “La terapia mi farà peggiorare”.
Per coloro che hanno subito dei traumi infantili, siano essi fisici, emotivi o negligenze, il pensiero di concentrare l'attenzione verso l'interno e ri-vivere i vecchi sentimenti associati al trauma possono provocare un certa quota di ansia.
I sopravvissuti ad abusi e forme di trascuratezza vorrebbero superare disperatamente quei ricordi traumatici, ma l'idea di far riaffiorare quelle vecchie sensazioni, di far ri-emergere quelle sensazioni vecchie e orribili, è comprensibilmente spaventoso.
Molte persone che hanno evitato la terapia per questo motivo, arrivano comunque a ricercare uno psicologo o psicoterapeuta come ultima “carta da giocare” dopo aver percorso altre vie che li aiutassero a dimenticare, come le dipendenze, l'alcool e prescrizioni farmacologiche di vario genere.
A prescindere dall'impatto del trauma subito, tutti possono esperire una certa quota di dolore nella vita.
Pertanto, ognuno di noi può, per un qualunque motivo, trarre beneficio della terapia ma, ciò che spesso ostacola questo aspetto, è la paura di avvicinarsi a qualcosa che può generare sofferenza, in quanto iscritta nei significati culturali in cui siamo inseriti.

Le persone hanno infatti timore all'idea di mostrare le proprie debolezze, ma anche se la paura di essere vulnerabili non è presente, le persone non hanno comunque idea di come poter gestire il proprio dolore.
La figura del terapeuta, in tal senso, consente, una volta aperta la scatola di Pandora, di accogliere quelle paure e debolezze, con l'obiettivo di generare un maggior senso di sicurezza e benessere in chi ha di fronte.
Molti soggetti che hanno vissuto traumi durante la loro vita, spesso si recano in prima battuta da altri specialisti della salute, ma se, in questi casi, il professionista non sa come contenere o trattare determinati sentimenti, in realtà la persona può peggiorare.
E questo molti sopravvissuti di abusi lo sanno; sanno quanto sia facile sentirsi sopraffatti quando vengono scatenati dolori o ricordi.
Ha senso quindi che molte persone abbiano paura del loro sentimenti, e questo spiega perchè così tante persone non guariscono mai.
Quale aspetti della terapia promuovono un risultato positivo?
Indubbiamente, la terapia non è facile, in quanto emergeranno sentimenti di tristezza, dolore o solitudine, ma, allo stesso tempo, quello spazio privato e personale, l'alleanza con il terapeuta, la riservatezza e protezione delle informazioni con cui si entra a contatto, sono tutti aspetti che possono consentire all'utente una migliore gestione di tali sensazioni, arrivando a non sentirsi sopraffatto e promuovendo così un migliore benessere nel lungo periodo.
Ecco qual è il lato positivo della terapia: quando una parte di noi sta male, ha paura, è arrabbiata, afflitta o qualunque altra sensazione, la terapia favorisce il contenimento di tali emozioni e le restituisce in una forma che possa essere compresa dall'utente, alle quali può finalmente conferire un significato.
Quando un bambino grida, il terapeuta lo tratta con calma ed amore; quando invece è triste e piange, non lo si manda in camera sua, ma ci si avvicina e lo si abbraccia.
Quando un utente passa invece un momento critico, magari un dolore legato ad un rottura, lo si ascolta, si empatizza con quel dolore, esprimendo la compassione attraverso parole e azioni.
Generalmente, le parti di noi che detengono il dolore vogliono essere comprese, sentite e testimoniate.
Allo stesso modo in cui il bambino si calma quando la mamma rientra a casa, il dolore può ottenere sollievo quando è curato.
Un aspetto importante della terapia è proprio essere presenti quando le persone vivono il proprio dolore, in un modo amorevole e compassionevole.
In tal senso il terapeuta non spinge mai l'utente a fare passi troppo grandi per lui, ma lascia che la persona progredisca naturalmente, e con i suoi tempi, nel dolore.
Volendo concludere, quando un terapeuta guida le persone attraverso un processo di lettura delle proprie sensazioni o credenze errate, la terapia procede in un modo sicuro, in quanto si adatta ai loro tempi, e così, l'utente ha la possibilità di ri-elaborare tali sensazioni, liberarsi dagli oneri emotivi e sentirsi meglio.
Tratto da “GoodTherapy”
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)