Psicodinamica e pratica clinica
L'utilizzo di una prospettiva psicodinamica individuale, all'interno della pratica clinica, è fondamentale per riconoscere i sintomi che si celano dietro la persona, e la persona che si cela dietro i sintomi.
In un mondo in cui esistono innumerevoli trattamenti per la malattia mentale, la psicoanalisi e la psicoterapia psicodinamica sembrano aver perso la loro precedente prominenza.
Al giorno d'oggi, solo una piccola frazione di pazienti ha il tempo, i soldi e l'interesse per intraprendere un percorso a lungo termine, in cui l'esplorazione mentale di sé stessi è molto profonda e spesso costellata da difficoltà.
Più comunemente, i disturbi emotivi vengono ormai affrontati e gestiti dai dipartimenti di emergenza, nei raparti ospedalieri e chirurgici, negli ospedali psichiatrici a breve termine e in situazioni non cliniche come le scuole e le prigioni.
Queste impostazioni hanno però determinato una valutazione limitata con successivo intervento clinico poco funzionale, in quanto orientato alla risoluzione immediata della problematica.
Il risultato di tale approccio è ovviamente parziale, poiché si è abbracciata una cultura che predilige l'uso del farmaco e tecniche cognitive-comportamentali.
Questi trattamenti sono quelli denominati “basati sull'evidenza”, poiché riducono empiricamente, come designato, i segni e i sintomi discreti che compongono le diagnosi psichiatriche.
Sono in altre parole, reputati ottimali per il trattamento della maggior parte delle categoria psichiatriche.
Il trattamento di una persona con una determinata diagnosi però apre nuovi scenari; nessuna depressione, psicosi o reazione traumatica è uguale all'altra.
L'utilizzo di una prospettiva individuale è quindi fondamentale per riconoscere i sintomi che si celano dietro la persona, e la persona che si cela dietro i sintomi.


Conoscere i pazienti in profondità può infatti aprire a due strade; una in cui il paziente ci accoglie con gratitudine, e un'altra in cui invece vuole resisterci; una via appare come consolabile, l'altra invece non lo è; il soggetto preferisce una cura ospedaliera, mentre un altro sceglie lo yoga e la meditazione.
Questo serve a sottolineare come due pazienti possano soddisfare entrambi i criteri per un disturbo depressivo maggiore ma, tuttavia, agire e vivere la malattia in modalità molto diverse l'uno dall'altro.
L'attenzione a queste differenze è la forza del trattamento psicodinamico, ed è esattamente ciò che si sta perdendo abbracciando una cultura psicologica della risoluzione immediata.
Fortunatamente, la comprensione psicodinamica non è limitata alla psicoterapia dinamica di per se; la psicodinamica è ovunque se la cerchiamo.
Il modo in cui le persone affrontano lo stress, le loro difese tipiche o le strategie di coping distinguono una personalità dall'altra; agendo su ipotesi plausibili, sulle motivazioni coscienti e inconsce di un'altra persona, allineiamo i nostri sforzi alla loro realtà emotiva, avvertendo una maggiore empatia e aiutando quella persona a soddisfare le sue vere esigenze.
Il pensiero clinico psicodinamico consente di rimanere svegli e prestare attenzione; non richiede alcuna formazione formale per apprezzare modalità in cui, di fronte alla stessa minaccia, una persona può ridere, l'altra ritirarsi o concedersi.
Osservare e agire su queste differenze di personalità può migliorare le proprie abilità di clinico.
Una volta capito questo è bene anche chiedersi: come riferirsi al paziente? Come parlargli del trattamento? È abbastanza motivato? È pacifico? È soddisfacente lavorare con questa persona?
Il passo successivo è la curiosità, ossia chiedersi perchè il paziente è in questo modo? Sin da quando siamo piccoli siamo abituati a sentire spiegazioni “informali” circa le motivazioni sottostanti i comportamenti altrui.
La teoria psicodinamica cerca di raffinare questa inclinazione naturale, offrendo dei principi basati sull'inconscio dinamico per spiegare e prevedere il comportamento umano, e per riconoscere le emozioni che il paziente non riesce a tirar fuori o di cui, addirittura, non è cosciente.


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Sapere qualcosa sulla personalità dei pazienti è quindi uno strumento guida per un trattamento efficace; il paziente che si presenta agitato al pronto soccorso può trovarsi in una fase allucinatoria o delirante, o più semplicemente essere solo spaventato.
Conoscere la differenze può indirizzare al meglio la strategia da intraprendere e l'eventuale trattamento cui riservargli.
In qualsiasi impostazione, il medico può sempre prescrivere i farmaci, degli esami di laboratorio più specifici e condurre il paziente da un terapeuta, il quale, sulla base di quanto esposto, dovrà soffermarsi anche su un senso più profondo di quello che il paziente in quel momento sta manifestando.
Il passo finale, opzionale, è quello di condividere la meraviglia psicodinamica con i pazienti stessi, vale a dire incoraggiarli ad essere curiosi circa sé stessi.
Questo è il punto esatto in cui i clinici si differenziano, non solo tra indirizzi specialistici diversi, ma anche da altri profili professionali, in quanto oltre ad offrire un servizio, si sforzano di aiutare i pazienti a sentirsi meglio, a stare bene!
L'intuizione dinamica può quindi aiutare un paziente a conoscere e comprendere meglio se stesso, apprendere a vedere la connessione tra i sintomi e la propria storia, e intraprendere così un percorso di “guarigione emotiva”.
L'aver sottolineato, all'interno del presente articolo, alcune delle peculiarità che si rifanno alla psicodinamica, non significa ergerla come migliore di altre.
L'intento era quello di offrire una visione alternativa rispetto ad alcuni modus operandi caratterizzanti la pratica clinica, ma comunque efficaci.
L'allargare il proprio sguardo a dimensioni più profonde, inquadrando l'individuo non solo come un soggetto che si rivolge al terapeuta per trovare una soluzione immediata, ma anche come dotato di una sensibilità e reattività emotiva unica, con un suo modo caratteristico di affrontare lo stress, una struttura di personalità specifica, e così via, può solo aggiungere dei tasselli a quello che sarà l'eventuale trattamento da intraprendere.
Mentre questa prospettiva potrebbe solo migliorare una qualunque pratica clinica, la sua assenza in alcuni contesti, quali quelli della psichiatria clinica, o di alcune nicchie psicologiche specifiche, rappresenterebbe un'omissione, purtroppo, particolarmente vistosa.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)