Psicologia e dipendenza dai social media
Secondo diverse ricerche, i social media sono strutturati per coinvolgere le persone al suo interno: attirano gli utenti sulla base dei contenuti, offrono uno spazio per presentare il proprio Sè, aumentano i sentimenti di fiducia ed autostima attraverso interazioni poco reali.
La psicologia che si occupa della dipendenza dai social media dimostra sempre di più che Internet sia diventata la spina dorsale della società nella maggior parte dei paesi.
Dal momento che cresce il numero di utenti denominati “Nativi digitali”, i marketers e gli inserzionisti cercano di farsi notare dagli utenti dei social media che amano la rete.
La maggior parte delle persone spendono, in media, metà della loro giornata a toccare i loro dispositivi portatili o navigano in rete per controllare le notifiche.
Facebook è la maggiore piattaforma social utilizzata, seguita da Twitter, Instagram e via dicendo. Da un punto di vista scientifico, i social media sono strutturati per coinvolgere le persone.
Le persone che sono dipendenti dai social media, trascorrono una notevole quantità di tempo sui diversi canali social a cui sono iscritti.
Nel momento in cui si decide di creare un post, farsi un selfie, creare un tweet o video su youtube, automaticamente questo viene condiviso e visualizzato gratuitamente da milioni di persone.
Gli psicologi e gli scienziati hanno quindi avuto il tempo di studiare come l'utilizzo dei social media interferiscano con gli aspetti della vita quotidiana.
Non esiste un termine clinico ufficiale che identifichi la dipendenza dai social media. Non può essere considerata una vera e propria malattia o disturbo poiché i casi non sono gravi e l'abitudine può essere facilmente mantenuta o impedita.
Inoltre, invece di passare lunghi periodi di tempo sui social, ci immergiamo dentro e fuori tali realtà durante la giornata.
Controlliamo gli aggiornamenti di amici e familiari, nonché notizie ed informazioni. Tuttavia, i comportamenti associati all'uso eccessivo di questi canali sono diventati oggetto di un grande dibattito pubblico e sociologico.

La condivisione di post o foto diviene così contagiosa e gli scienziati si sono chiesti perchè ciò accade.
Da un punto di vista fisiologico, i ricercatori, alcuni anni fa, credevano che la dopamina fosse semplicemente una sostanza chimica rilasciata dal cervello durante i momenti di piacere.
Recenti studi hanno però dimostrato che la dopamina produce effettivamente il desiderio nelle persone di “volere”, ispirando quella necessità di “guardare e cercare”.
La dopamina ha un rilascio cerebrale spontaneo, nel senso che è stimolata da imprevedibilità e piccoli pezzi di informazione, nonché da indizi che forniscono al cervello una ricompensa, rappresentando così quelle stesse condizioni che i social media innescano in tutti gli utenti.
Inoltre, recenti studi hanno dimostrato che resistere all'esigenza di “postare” può essere più difficile del resistere ad una sigaretta o un alcolico, a causa della scarica dopaminergica che si verifica nel cervello.
I ricercatori dell'Università di Chicago hanno studiato gli effetti dei social media, osservando che le persone presentavano livelli più elevati di dipendenza dai social media rispetto alla necessità di fumare o bere.
Per quanto riguarda invece l'ossitocina, si è osservato che il cervello tende a rilasciare il cosiddetto “ormone dell'amore” anche quando si effettua un tweet.
Attualmente l'ossitocina è considerata come lo stimolo umano che genera empatia, generosità, fiducia e via dicendo, e questi fattori sono gli stessi che molti brand e inserzionisti sfruttano per promuovere una marca o fare business attraverso i canali social.
Di conseguenza, trascorrere dieci minuti sui social favorisce un livello di ossitocina fino al 13%, un picco ormonale equivalente a quello che potrebbe manifestarsi durante il giorno del proprio matrimonio.
La ricerca ha inoltre dimostrato che quando i soggetti sono stati esposti a contenuti positivi e divertenti sui social media, i risultati mostravano minori livelli di stress, sentimenti di amore, fiducia, empatia e generosità.
In poche parole stimolano il rilascio di ossitocina, pertanto è molto difficile “smettere” di volerne ancora. In sintesi, i grandi marchi, cercano di sfruttare il comportamento umano manipolandolo.
Business: il contenuto è il Re
Capire che cosa i clienti vogliono e soprattutto in che modo è la via cavalcata dai grandi marchi. Costruire e trasmettere un contenuto che apre una conversazione consente alle persone di essere coinvolte, perchè il loro interesse è stato in qualche modo stimolato.
I grandi marchi utilizzano soggetti e oggetti con cui le persone possano identificarsi, cercando di trasmettere un valore che, per quanto possa essere lontano dalla loro quotidianità o stile di vita, coinvolge le persone e le fa sentire coccolate, inserite in quella porzione di mondo.
Il marketing dei contenuti riguarda pertanto la creazione e condivisione di contenuti interessanti, preziosi, utili e rilevanti.
Questo crea la fiducia verso un marchio e porta il soggetto a compiere l'azione desiderata dal venditore. Nel contesto del marketing online, avere una presenza sul web consente quindi di consentire al proprio brand di raggiungere il maggior numero possibile di persone, o potenziali clienti, attraverso un'esperienza in rete.
Spendere tempo per sviluppare comunità e buone relazione aggiunge un immenso valore alla propria attività commerciale.
Ossessione di Sè e presentazione di Sè
Riportando la discussione su un piano sociale e psicologico, la ricerca ha mostrato che le persone dedicano circa il 30-40% dei loro discorsi a parlare di Sè stessi. Ma, sui social media, questi numeri aumentano circa intorno all'80%.
La ragione di questo riguarda il fatto che la socializzazione vis-a-vis richiede un maggiore impegno emotivo e fisico. I social media eliminano l'aspetto osservativo, il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, perchè si preferisce guardare delle foto e prendersi del tempo per perfezionare i propri commenti, interagendo così in un modo calcolato.
Gli utenti dei social media sono focalizzati sulla presentazione di Sè, con l'obiettivo di ricevere più like e aumentando così l'autostima e la fiducia in sé stessi.
Vi è una tendenza a confrontare la propria vita con quella degli altri, e spesso, inconsciamente questo genera un maggior disagio psicologico e un'insicurezza negli utenti.
Rispetto alla presentazione di Sè, i social media ed il web hanno dimostrato che vi è uno sfrenato desiderio di fotografarsi e pubblicarlo regolarmente sulle piattaforme dei social media, e questa mania è chiamata selfie.
La cosa peculiare è che non esiste alcuna ragione o logica reale sottesa al motivo per cui le persone lo fanno, e probabilmente questo è il motivo per cui sono diventati così efficaci.
In sostanza, un selfie è destinato ad essere un momento fotografico che ritrae una sensazione o emozione umana, ma nella maggior parte dei casi ciò non avviene.
La maggior parte dei fruitori di Instagram usano infatti il selfie come un'opportunità per esporre non tanto la loro creatività o emozione, ma fotografie in cui mostrare parti specifiche di sé e del corpo, che diventa così il centro dell'attenzione in tutti i tipi di media come risultato.
Dal punto di vista psicopatologico, l'American Psychiatric Association (APA), ha classificato ufficialmente il selfie come disturbo mentale, e questo è allarmante in quanto i social media sono quasi esclusivamente popolati di foto.

Anche se questo può apparire estremo, la verità è che l'APA ha raccolto l'idea che il desiderio ossessivo e compulsivo di scattare foto di sé e di pubblicarle sui social media sia un modo per compensare la mancanza di autostima e riempire un divario nell'intimità.
Se questo è esatto, allora sarebbe evidente che molte persone stanno mostrando la mancanza di qualcosa nella loro vita.
Infine, dal punto di vista scolastico, in molti paesi occidentali si dovrebbero intraprendere delle azioni drastiche, come proibire lo smartphone, l'iPad e i diversi dispositivi mobili che gli studenti portano con sé, in quanto divengono una fonte di distrazione.
Il troppo stroppia
Sociologi e psicologi hanno anche esplorato l'effetto dei social media sulle relazioni nel mondo reale.
I matrimoni, le relazioni familiari e le amicizie sono risultate compromesse a causa di un utilizzo eccessivo dei social media o di un loro utilizzo inappropriato.
Bisognerebbe pertanto ricordarsi, ogni tanto, che le persone che hanno amici reali vivono più a lungo e si ammalano di meno.
I social media sono quindi una piattaforma che dovrebbe essere monitorata ed utilizzata in modalità che favoriscano i rapporti piuttosto che distruggerli.
Tratto da “Cloudnames”
(Traduzione e adattamento a curadella Dottoressa Giorgia Lauro)