Psicoterapeuti in formazione e terapia personale: scelta libera o obbligata?
L'obiettivo del presente articolo è quello di delineare i benefici e gli svantaggi di sottoporsi ad un percorso di terapia personale durante il periodo di formazione in psicoterapia.
Nel dibattito scientifico inerente la psicoterapia, un quesito a cui non sempre si riesce a dare una risposta univoca è se gli psicoterapeuti in formazione dovrebbero impegnarsi obbligatoriamente in un percorso di terapia personale durante il loro training.
Alcuni sostengono che non sia necessario, mentre altri ritengono che sia assolutamente essenziale; prima di sedersi nella poltrona da professionista, bisogna prima passare dall'altra sedia, cioè quella del cliente.
All'interno delle professioni psicologiche il dibattito è importante perchè in molti corsi di formazione è obbligatorio che gli studenti si sottopongano a terapia personale.
Questo è ovviamente costoso e richiede del tempo. Nel presente articolo si cercherà pertanto di capire quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un percorso personale di psicoterapia durante la formazione in psicoterapia.
I benefici del sottoporsi ad una psicoterapia personale
Strozier e Stacey (2001) affermano che la terapia personale contribuisce ad una maggiore efficacia nell'uso di diverse abilità, alla possibilità di una più autentica connessione tra terapeuta e paziente, e alla protezione da interventi dannosi dovuti all'autocoscienza e all'esperienza acquisita dall'essere stato nella posizione del cliente.

Di conseguenze, l'esplorazione e la consapevolezza delle esperienze personali sono ritenute fondamentali per la formazione degli psicoterapeuti.
Negli anni '50, Fromm-Reichmann aveva sostenuto che l'analisi personale durante la formazione in psicoanalisi porta ad una maggiore sensibilità e consapevolezza, ad una maggiore padronanza e tecnica, ad una diminuita sintomatologia personale e ad una maggiore convinzione sulla validità della teoria usata.
Riferendosi ai benefici della psicoterapia personale, Norcross, Strausser-Kirtland e Missar (1988) hanno riportato sei distinti benefici derivati da questa esperienza: migliora il funzionamento emotivo e mentale del terapeuta, fornisce una migliore comprensione delle dinamiche personali in modo che la terapia possa essere condotta con percezioni più chiare, allevia lo stress emotivo della professione, funge da esperienza di socializzazione profonda, sensibilizza alle reazioni interpersonali ed ai bisogni dei clienti inserendosi nel ruolo del cliente e fornisce un'eccellente opportunità per osservare direttamente i metodi clinici.
Altri autori, come Macran, Stiles e Smith (1999) hanno riassunto i benefici della psicoterapia personale in tre gruppi principali: uno ha a che fare con il ruolo del terapeuta (umanità, potere, confini), il secondo riguarda le dimensioni emotive (fiducia, rispetto, pazienza) e un terzo riguarda la relazione terapeutica, il cosiddetto ascolto attivo “con un terzo orecchio”.
Svantaggi della psicoterapia personale
Atkinson (2006) contesta l'ipotesi che la psicoterapia personale durante la formazione porti solo ad uno sviluppo positivo, e postula che l'esito generale del lavoro su sé stessi non è sempre un aspetto auspicabile della formazione.
L'auto-esplorazione conduce sicuramente a nuove scoperte, ma spesso a territori psicologici non familiari che possono essere fuorvianti, così che quasi tutti gli psicologi in formazione psicoterapeutica trascorrono periodi di stress o confusione, ansia o depressione in qualche fase delle loro formazione.
Conoscere se stessi può essere a volte un processo difficile e doloroso. Inoltre, la formazione per diventare uno psicoterapeuta è un'attività mentale emotivamente carica: gli studenti stanno cercando di padroneggiare nuove abilità, stabilire un'identità professionale ed un senso di auto-efficacia come psicoterapeuti e affrontare le questioni personali che derivano dall'esperienza stessa della formazione.
Pertanto, alcune delle domande sollevate hanno a che fare con quanto sia legittimo impegnare gli studenti nella psicoterapia personale durante il loro periodo di formazione in caso di emergenza di situazioni emotive difficili che potrebbero interferire con il loro rendimento “scolastico”.
Inoltre, la psicoterapia personale è anche finanziariamente impegnativa e quindi non economica per alcuni studenti. Ci sono alcuni che sostengono che i tirocinanti devono impegnarsi nella psicoterapia personale solo quando sono 'bloccati' da un caso e non riescono a portarlo avanti.
Inoltre, le indagini in letteratura hanno concluso che gli psicoterapeuti coinvolti in una terapia personale non sono necessariamente più efficaci/efficienti nel loro lavoro, a causa di quell'esperienza (Crabtree, 2005; Lambert, 2003; Macran & Shapiro, 1998).
Conclusioni
Si può concludere sottolineando che la terapia personale ha sicuramente un impatto positivo su alcune caratteristiche del successivo lavoro professionale, che si ritiene possano contribuire al cambiamento costruttivo dei clienti, come ad esempio l'empatia, l'autenticità ed il calore.
Tuttavia, il lavoro con sé stessi può o meno avere esiti positivi per la persona che sta vivendo il processo, a seconda del carattere e dei motivi che lo spingono ad esso, il periodo di tempo in cui si verifica ma anche su alcune delle sue caratteristiche personali.

Quando il motivo è l'auto-consapevolezza e quando la scelta di sottoporsi ad una terapia personale è consapevole ed intenzionale, sarà certamente utile.
Nel valutare l'impatto della terapia personale degli psicoterapeuti in formazione sul processo e l'esito terapeutico dei loro clienti, i risultati della ricerca empirica sono misti e inconcludenti.
La misura in cui lo sviluppo personale può influenzare il “sè” dello studente al fine di condurre ad un risultato terapeutico positivo rimane ancora un obiettivo da esplorare.
Sono necessarie ulteriori ricerche ben documentate ed un supporto più teorico su come la terapia personale influenzi la pratica clinica, prima di giungere a conclusioni sui suoi effetti, sull'autoconsapevolezza e sull'esito del processo terapeutico.
Pertanto, secondo alcuni autori, gli studenti non dovrebbero essere forzati nella terapia personale, a meno che questa non rappresenti una scelta personale.
La terapia personale dovrebbe essere considerata essenziale e obbligatoria per gli psicoterapeuti praticanti, ma per coloro che stanno seguendo la formazione potrebbe essere data l'alternativa di intraprenderla a conseguimento ottenuto del titolo.
Volendo concludere, la psicoterapia personale dovrebbe rientrare in una scelta facoltativa, e non essere declinata in uno step obbligatorio della formazione.
Tratto dalla rivista “The European Journal of Counselling Pscyhology”
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
Bibliografia
- Atkinson, P. (2006). Personal therapy in the training of therapists. European Journal of Psychotherapy & Counselling, 8(4), 4407-410.
- Crabtree, S. (2005). Is there a need of mandatory one-to-one personal counselling in counselling training? (CTPDC Working Paper No. 5).
- Lambert, M. J. (2003). Bergin & Garfield’s handbook of psychotherapy and behaviour change (5th ed.). New York: Wiley.
- Macran, S., & Shapiro, D. A. (1998). The role of personal therapy for therapists: A review. The British Journal of Medical Psychology, 71, 13-25.
- Macran, S., Stiles, W. B., & Smith, J. A. (1999). How does personal therapy affect therapists’ practice? Journal of Counseling Psychology, 46(4), 4419-431.
- Norcross, J. C., Strausser-Kirtland, D., & Missar, C. (1988). The process and outcomes of psychotherapists’ personal treatment experiences. Psychotherapy, 25(1), 136-43.
- Strozier, A. L., & Stacey, L. (2001). The relevance of personal therapy in the education of MSW students. Clinical Social Work Journal, 29, 181-195.