Psicoterapia e psicoanalisi
Esiste una differenza tra la psicoterapia e la psicoanalisi? Il cliente come può valutare la scelta di uno o l'altro approccio?
Quando si cerca un trattamento di salute mentale o un training specifico per diventare psicoterapeuti, è facile scontrarsi con diversi approcci terapeutici.
Ci si può infatti sentir confusi in virtù delle tante differenze esistenti e non capire quale possa essere quello più adatto a noi.
A tal proposito, l'obiettivo specifico di tale articolo è rispondere ad una domanda, ossia “qual è la differenza tra psicoterapia e psicoanalisi?”.
Tutto coloro che praticano la psicoterapia sono formati secondo un approccio più generico, che consente all'individuo di identificarsi con il ruolo di psicoterapeuta.
Si apprendono gli insegnamenti basilari di Carl Rogers, del cosiddetto approccio “centrato sul cliente” che si focalizza sui valori e le abilità di congruenza, empatia e rispetto positivo per il cliente e le sue lotte interiori, i suoi punti di forza e di debolezza.
In tal senso, “sfrutta” la potenza di un rapporto genuino per facilitare la naturale tendenza del cliente verso la crescita e lo sviluppo.
Possiamo però essere anche addestrati secondo il modello fondamentale della terapia cognitiva comportamentale, ossia un approccio teorico e tecnico che consente di apprendere come gestire i propri pensieri, comportamenti ed emozioni, cercando di correggere il pensiero distorto, in modo da poter risolvere il problema più nell'immediato, e affrontare così la vita in modo più pratico ed efficace.
Questi modelli partono dall'assunzione che il cliente voglia cambiare al fine di migliorarsi; l'idea è che se vengono forniti strumenti e supporto, iniziando così ad inquadrare i propri problemi in modo diverso, la terapia li aiuterà.
Pensiamo ad esempio alla metafora del nuotare: se cadi in una piscina o vieni travolto da un'onda in mare, dovrai superare la tua paura di annegare e imparare a nuotare.


Gli psicoterapeuti possono ovviamente aiutarti in entrambi i casi; una volta accettata la paura per quello che è e si impara a nuotare, allora si è automaticamente più in grado di gestire la propria vita una volta che ci si ritrova nuovamente in acqua.
Ma, molti psicoterapeuti hanno scoperto che alcuni clienti hanno desideri e motivazioni contrastanti; vogliono cambiare e, allo stesso tempo, non vogliono cambiare.
Sembrano accogliere il supporto e gli strumenti messi loro a disposizione, per poi rifiutarli, combatterli o ignorarli.
In altre parole la metafora del nuotare assume un altro livello che deve essere considerato; l'esperienza psicoterapeutica insegna inevitabilmente ad affrontare un'altra domanda.
“Perchè alcune persone restano bloccate nell'acqua, anche quando sanno come agire, hanno degli strumenti e modi di pensare che possono metterli in salvo?”
È qui che entra in gioco la psicoanalisi e dove Freud trovò il suo punto di partenza; Freud stava infatti lavorando con pazienti che non erano riusciti a trarre giovamento dai metodi tradizionali dell'epoca, e scoprì che l'ascolto e il parlare con questi pazienti era utile in un primo momento, ma che il loro miglioramento iniziale scompariva e tornavano al punto di partenza, sviluppando un ulteriore problema.
È da queste riflessioni che intuì la presenza di una resistenza inconscia della psiche al cambiamento; questo è il fattore che la maggior parte delle psicoterapie non affronta nel profondo.
Per alcune persone, le forze che si oppongono al cambiamento sono più forti di quelle che possono alimentarlo.
In altre parole, alcune persone restano bloccate nell'acqua, almeno, in modo inconsapevole.
Ma perchè? Freud credeva che la gente resistesse ad essere salvata e ad imparare a nuotare per due motivi.
In primo luogo, perchè il cambiamento richiede una presa di consapevolezza e un contatto con il proprio dolore mentale; ciò potrebbe comportare la paure dell'ignoto, il dolore della perdita, le responsabilità e così via.


In secondo luogo, Freud credeva che la gente resistesse al cambiamento perchè c'è qualcosa di positivo, una sorta di “ricompensa inconscia”, che potevano ottenere dal continuare a “sentirsi” malati – sempre in modo inconsapevole.
Quindi, per usare la metafora del nuotare, alcune persone hanno bisogno di un approccio che li aiuta ad affrontare e lavorare con il fatto che, almeno in parte, non vogliono imparare a nuotare.
Essi possono essere spaventati di andare avanti o non vogliono fare il duro lavoro che ci vorrebbe; alcuni potrebbero anche lottare per rimanere dove sono, perchè in qualche modo inconscio si sono adattati a questa condizione di “annegamento”.
Questo è il punto esatto in cui la psicoanalisi ha qualcosa da offrire; offre un modo per affrontare i fattori inconsci che supportano la tendenza di una persona a rimanere bloccata nelle sue difficoltà.
Freud lo definì l'analisi delle resistenze. La psicoanalisi, come modello teorico e di trattamento, è stata sviluppata per affrontare questi fattori inconsci.
Gli psicoanalisti vengono addestrati prima come psicoterapeuti e poi seguono una seconda formazione per diventare psicoanalisti.
Questa ulteriore formazione è pensata appositamente per aiutare lo psicoanalista ad affrontare i livelli inconsci della mente di un cliente in modo che le resistenze al cambiamento perdano la presa, guadagnando così le forze, la salute e la crescita.
Per le persone che non hanno tratto giovamento da una psicoterapia più generica, probabilmente la psicoanalisi si pone come quel modello che potrebbe fare la differenza.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)