Abuso verbale ed effetti sui bambini
La letteratura ha prodotto diversi studi in cui l'abuso verbale si pone come produttore diretto di “danni” al pari di un abuso o maltrattamento fisico.
Quando si parla di abuso verbale, molto spesso si tende a sottovalutarlo.
Dal punto di vista socio-culturale, l'aggressività verbale sembra essere diventata un modalità “normale” di espressione legata allo stress.
Questa la si può riscontrare in più contesti, da quelli amicali, familiari, relazionali, lavorativi e via dicendo.
La superficialità con cui spesso le parole non vengono pesate, genera ferite che, per quanto invisibili, restano scolpite nel mondo interno della persona.
Dal punto di vista scientifico, la letteratura ha prodotto diversi studi in cui l'abuso verbale si pone come produttore diretto di “danni” al pari di un abuso fisico.
Il mantra culturale sembra essere questo:
“Se non stai sanguinando o sei mutilato fisicamente, non sei realmente ferito”.
Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Perchè, come cultura, siamo così resistenti a riconoscere l'impatto dell'aggressione verbale?
Ci sono voluti molti sforzi per convincere le persone che il bullismo nel cortile della scuola non è una parte “normale” della crescita.
Vi è ancora molta ambivalenza nel riconoscere che la “normale” rivalità tra fratelli può tramutarsi in prepotenza.
Stesso discorso vale per l'abuso domestico che spesso richiede la prova di un trauma fisico da ritenersi veramente dannoso per poter essere preso seriamente in considerazione.
È bene considerare che il rapporto dell'American Academy of Pediatrics, che cercava di definire il maltrattamento psicologico dei bambini, è stato emesso solo 14 anni fa.

La loro definizione è utile da tenere a mente:
“il maltrattamento psicologico dei bambini si verifica quando una persona trasmette ad un bambino che lui o lei è senza valore, imperfetto, non amato, indesiderato, in pericolo o solo di valore nel soddisfare i bisogni di un altro”.
È sorprendente che molti figli di genitori assenti o non amorevoli dichiarino che avrebbero preferito essere picchiati in modo da poter mostrare le proprie cicatrici e far sì che la gente attorno a loro li credesse?
Le parole sono potenti: possono sollevarci o abbatterci, lenirci o ferirci.
L'aggressione e l'abuso verbale possono essere parte di una relazione intima o di amicizia, ma si manifestano anche sul posto di lavoro, o contesti in cui sono presenti i bambini.
Ecco cosa sostiene la scienza rispetto all'abuso e/o aggressione verbale.
Il circuito del dolore fisico ed emotivo sembra essere lo stesso.
In una serie di esperimenti di neuroimmagine condotti da Naomi L.Eisenberger e colleghi, è stato dimostrato che il circuito associato alla componente fisica ed affettiva del dolore si attivava quando i partecipanti si sentivano socialmente esclusi.
In un altro esperimento di Ethan Kross, ha valutato quali parti del cervello potevano essere coinvolte rispetto alle componenti affettive e sensoriali del dolore fisico.
Hanno reclutato 40 persone le quali avevano interrotto una relazione amorosa indesiderata e dolorosa.
Utilizzando la risonanza magnetica (MRI), hanno chiesto ai partecipanti di guardare una foto del loro ex e di pensare a come si sentivano rispetto a questa.
Successivamente, hanno mostrato loro la foto di un amico che era dello stesso sesso del proprio ex e di pensare alle esperienze positive che avevano condiviso assieme.
Sono stati anche somministrati dei test del dolore ai partecipanti: una “prova a caldo” che produceva realmente dolore e una “prova tiepida” che produceva calore da causare sensazioni fisiche ma non disagio.
Il risultato? Le stesse parti del cervello si illuminarono quando l'amore perduto ed il rifiuto furono richiamati, al pari di quando la “prova a caldo” fu applicata all'avambraccio.
Questa è una strada da esplorare ulteriormente dalla scienza, ma sembrerebbe che il dolore emotivo e fisico siano praticamente gli stessi.
L'aggressività verbale modifica la struttura cerebrale in via di sviluppo del bambino
Questo è quanto è stato scoperto nel lavoro di Martin Teicher e dei suoi colleghi.
In situazioni in cui è presente spesso un abuso di tipo verbale, il cervello entra in modalità di sopravvivenza riorganizzandosi in modo da affrontare un ambiente pieno di stress e privazione emotiva.
Non sorprenderà che tali effetti siano duraturi. Altri studi hanno identificato le aree del cervello più colpite come il corpo calloso, responsabile del trasferimento di informazioni motorie, sensoriali e cognitive tra i due emisferi cerebrali, l'ippocampo, parte del sistema limbico che regola le emozioni, e la corteccia frontale che regola i processi di pensiero e decisionali.
Un altro studio, condotto da Akemi Tomodo, ha mostrato la correlazione tra abuso verbale e cambiamenti nella materia grigia del cervello.
Pertanto, l'effetto diretto che l'aggressione verbale ha sul cervello del bambino sembra essere fuori discussione.
L'effetto dell'aggressione verbale è maggiore dell'espressione di amore
Un gruppo di ricercatori si è chiesto se la presenza di un genitore ragionevolmente attento e affettuoso potesse compensare il danno arrecato da un genitore verbalmente aggressivo, scoprendo che, purtroppo, non poteva.
In effetti, gli effetti dell'aggressività verbale dei genitori e l'affetto verbale dei genitori sembrano operare indipendentemente l'uno dall'altro; inoltre, mentre l'affetto verbale da solo sembrava supportare uno sviluppo sano, non sembrava offrire alcun cuscinetto contro gli effetti negativi dell'aggressione verbale.
Quindi, se la madre è affettuosa ed il padre verbalmente aggressivo, le gentilezze della mamma non attueranno il danno fatto dal padre.
Inoltre, se il genitore offensivo dovesse dimostrare affetto verbale, anche questo non diminuisce l'effetto dell'abuso verbale.
Ciò sembra particolarmente rilevante per il dilemma dei bambini le cui madri o padri dimostrano comportamenti che oscillano da un capo all'altro dello spettro - freddo, distante o verbalmente offensivo, un momento, e soffocando il bambino, essere eccessivamente invadente ed effusivo in un altro.
Nessuno dei due estremi colma i bisogni di sintonizzazione del bambino poiché nessuno dei due ha a che fare con i suoi bisogni.
Questi bambini hanno uno stile di attaccamento ansioso/ambivalente, perchè non sanno mai se si presenterà la Mamma Buona/Cattiva o il Padre Buono/Cattivo.

Questo studio suggerisce, ovviamente, che la presenza di una Mamma cattiva influenza maggiormente lo sviluppo del bambino ed in modo più duraturo.
Il dolore emotivo e fisico inflitto deliberatamente fa più male
A colpo d'occhio, non c'è niente di controintuitivo sulla modalità di affrontare una situazione in cui si inciampa e si cade per sbaglio o ci si sbuccia le ginocchia, rispetto a quando qualcuno decide di affrontarci deliberatamente e ci affronta fisicamente.
Si è scoperto che la percezione della motivazione di qualcuno influisce letteralmente su quanto dolore fisico proviamo.
Questo è quello che Kurt Grey e Daniel Wegner hanno scoperto in un esperimento in cui i partecipanti lavoravano in coppia; un membro – chiamato “confederato” - gestiva i test e l'altro li riceveva.
Tre dei compiti erano benevoli, ma l'ultimo prevedeva la consegna di uno shock elettrico che avrebbe dovuto essere valutato su una scala da “non fastidioso” a “estremamente fastidioso”.
In un gruppo, al confederato fu detto di scegliere lo shock quando era una scelta possibile; nell'altro, è stato detto al confederato di evitare lo shock.
Il partecipante è stato informato che, all'insaputa del confederato a cui era stato detto di evitare lo shock, i segnali erano stati commutati e lo shock è stato consegnato nonostante le intenzioni del confederato.
Il risultato? Anche se le scariche elettriche erano uniformi, il dolore previsto era percepito come più doloroso.
Se l'abuso verbale rientra pertanto nella quotidianità è più doloroso e, sì, più dannoso.
L'aggressione verbale e l'abuso vengono interiorizzati
L'intervento per persone che presentano storie di abusi verbali, richiede una corretta gestione di quegli aspetti legati alla “voce confusa, sprezzante o ipercritica genitoriale che è nella mia testa”.
Non sorprende che la scienza sostenga tale osservazione non solo indicando l'associazione tra abuso verbale e ansia e depressione per tutta la vita, ma anche con il costrutto di “autocritica”.
L'autocritica rappresenta l'abitudine mentale di attribuire tutte le cose negative che accadono a fattori globali, stabili, interni, molti dei quali richiamano le parole del padre o della madre come, ad esempio, “Ho fallito perchè sono stupido ed incompetente”, o “non succederà mai nulla di buono perchè non sono abbastanza bravo”, o “Merito le cose brutte perchè non c'è nulla di buono in me”.
Quindi, quando ci si chiede se l'abuso verbale sia “reale” o abbia “effetti reali”, è ora di iniziare a prestare attenzione non solo a cosa si dice, ma perchè lo si dice e soprattutto a chi.
È bene sempre ricordarsi che i bambini sono estremamente vulnerabili, e al pari di un cristallo, devono essere maneggiati con cura.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
Bibliografia
Eisenberger, Naomi. “The Pain of social disconnection: examining the shared neural underpinnings of physical and social pain” (2012) Nature Reviews Neuroscience (May 2012), 13 (6), 421-434.
Kross, Ethan, Marc G. Berman et al. “Social rejection shares somatosensory representations with physical pain” (2011) PNAS, vol, 108, no.5, 6270-6275.
Tomoda, Akemi, Yi-Shin Sheu, Keren Rab, Hanako Suzuk, Carryl P. Navalta, Ann Polcari, and Martin H. Teicher,” Exposure to parental verbal abuse is associated with increased gray matter volume in superior temporal gyrus,” NeuroImage (2011), 54, 5260-5266.
Polcari, Ann, Karen Rabi et al, “Parental Verbal Affection in Childhood Differentially Influence Psychiatric Symptoms and Wellbeing in Young Adulthood,”Child Abuse and Neglect (2014), 38 (1), 91-102.