Agire e pensare i rituali: il confine tra normalità e patologia.
Cosa c’è dietro un comportamento ritualistico abituale?
Ogni volta che i miei figli viaggiano, mi assicuro sempre di dir loro “State attenti!”.
Prima di andare a dormire, mio marito fa un giro della casa per essere sicuro che porte e finestre siano chiuse.
Un giocatore di basket insiste nel ripetere la stessa preghiera prima di ogni partita, mentre un corridore indossa le sue scarpe fortunate ogni volta che deve gareggiare.
A qualcuno di voi questi comportamenti sembrano anormali?
Probabilmente no.
In uno studio sul comportamento ritualistico, i ricercatori hanno concluso che il comportamento ripetitivo, in particolare quello ritualistico, è un fenomeno comune tra gli uomini (e gli animali): si pensa che questo comportamento si sia evoluto, in quanto strumento attraverso il quale indurre la calma e ridurre lo stress.
I rituali, infatti, ci fornirebbero l’illusione che abbiamo il controllo di una situazione, sulla quale, in realtà, non lo abbiamo.
Detta così, vi sembra che si stia parlando del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, vero?
Anche se, in effetti, i ricercatori riconoscono un legame tra rituali umani “normali” ed OCD, costoro riferiscono una differenza molto importante tra i due: coloro che hanno un Disturbo Ossessivo Compulsivo combattono continuamente con una sensazione di incompletezza, non sono mai veramente convinti che il loro compito sia stato completato, ne hanno sempre il dubbio e tutto ciò finisce per alimentare la consistenza di questa patologia.
In generale, poi, le persone con OCD sono più rigide nella loro adesione ai riti, rispetto a coloro che non presentano questo disturbo.
Come afferma il Dott. Jonathan Grayson, “La coerenza è la misura della gravità della vostra malattia: più essa è consistente, peggiore è il suo stato”.
In altre parole, più siete legati ai vostri rituali, più la malattia ha il controllo su di voi.
Ad esempio, se, per un qualsiasi motivo, non si possa dire ai propri figli “State attenti durante il viaggio!”, ci si potrebbe sentire un po’ a disagio per un minuto o due, ma non ci si dilungherebbe troppo su di esso e si riprenderebbe, in breve, la propria giornata.
Al contrario, chi soffre di OCD, ed ha questo stesso rituale, potrebbe rimanere sconvolto dal fatto di non essere in grado di svolgerlo e potrebbe eventualmente sviluppare altre “cerimonie” per assicurarsi che non accadrà nulla di grave.
Ad esempio, lui/lei potrebbe sentirsi costretto/a a ripetere “Andrà tutto bene” un certo numero di volte, per alleviare l’ansia scaturita dal rito mancato, fino a quando i bambini non torneranno a casa sani e salvi.
Si tratta, quindi, di due reazioni molto diverse e non è difficile capire come il secondo scenario potrebbe farvi perdere il controllo e bloccarvi in ore ed ore di compulsioni.
È importante ricordare, quindi, che i pensieri ed i rituali delle persone con diagnosi di OCD sono, spesso, diversi da quelli che non hanno la malattia.
Prima di tutto, questi individui non sono consapevoli della loro situazione.
In più, è diversa la gravità di queste ossessioni e compulsioni, nonché l’importanza attribuita loro dalla persona con Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
Torniamo al nostro esempio di sopra.
Una persona senza questa diagnosi, che si trovasse a non poter dire ai propri figli “Buon viaggio! State attenti!”, potrebbe esserne infastidita, o turbata, ma i suoi sentimenti passerebbero in fretta.
Un individuo con OCD, invece, potrebbe pensare “Cosa c’è di sbagliato in me? Che tipo di madre dimentica, o non considera una priorità, dire ai suoi figli di fare attenzione quando escono di casa? Ora potrebbero farsi male ed è tutta colpa mia. Che persona orribile che sono!”.
È facile comprendere come questi pensieri, ripetuti per un certo numero di volte, possano diventare delle vere e proprie ossessioni, e come i rituali che ne conseguono diventino compulsioni tanto impellenti, da governare tutta la vita del soggetto in questione.
Perché accade questo?
Anche se i ricercatori continuano a cercare di svelare i misteri dietro il Disturbo Ossessivo Compulsivo, la buona notizia è che è stato già scoperto come trattarlo in modo corretto.
Una delle tecniche più efficaci è la Terapia dell’Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP), la quale insegna ai soggetti con questa patologia come reagire al meglio di fronte ai pensieri ed ai rituali incalzanti, riprendendo, così, il controllo della propria vita.
Fonte: PsychCentral.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)