Ambiente, genetica e psicopatia
L’ambiente e la suscettibilità genetica possono porsi come fattori di rischio in grado di aumentare la probabilità di sviluppare la psicopatia?
Quando ci si accosta allo studio della psicopatia, è bene chiedersi se possa esistere una base evolutiva per questo pericoloso disordine.
La psicopatia è considerata da Blair e collaboratori un disturbo dello sviluppo, il che significa che attraverso il suo normale andamento di sviluppo, il cervello sperimenta stress o cambiamenti biochimici che non favoriscono un decorso neurologico adeguato.
Questa idea è supportata sia dalla branca della psicologia comportamentaleche da quella neuroscientifica; innanzitutto, nella psicologia comportamentale, si sospetta che un grave abuso durante l’infanzia possa porsi come fattore sottostante la psicopatia e, in secondo luogo, nelle neuroscienze, si è osservato che molti soggetti psicopatici mostrano un significativo sotto-sviluppo in diverse regioni cerebrali.
L’ambiente di un organismo è fondamentale per l’evoluzione, in quanto si pone come fattore di selezione dietro ai quali, i geni, passano alla generazione successiva.
Ad esempio, se i geni stanno creando strutture organiche che hanno un vantaggio in un ambiente particolare, allora l’organismo riproduce e trasmetti questi geni.
Probabilmente i geni promuovono un particolare tipo di comportamento all’interno di questo ambiente che promuove il suo successo riproduttivo, di nuovo, permettendogli così di essere nuovamente trasmessi.
Se supponessimo che l’abuso e il trauma infantile possa essere ciò che si cela dietro lo sviluppo della psicopatia, abbiamo l’ambiente in questione, solo che è più di un fattore di selezione, in quanto si pone come fattore causale.
Chiaramente, però, non tutti i bambini che soffrono di traumi o abusi diventano psicopatici, e questo potrebbe essere dovuto sia a delle componenti genetiche che a caratteristiche temperamentali specifiche.


Se un bambino presenta degli alleli specifici, ossia variazioni specifiche per un determinato gene, allora l’impatto dell’ambiente potrebbe essere aumentato o diminuito.
Le neuroscienze sottolineano che le variazioni del gene per le monoaminossidasi (MAO) sono da tempo implicate nel comportamento violento.
Le MAO non sono altro che enzimi che “rompono” le monoammine, esattamente come succede per la serotonina e altri neurotrasmettitori.
Secondo un recente studio del 2011, anche le proteine SNAP, ossia una famiglia di proteine che sono implicate nei meccanismi di trasporto e di rilascio delle vescicole sinaptiche, sono implicate nella psicopatia.
Gli scienziati si sono quindi chiesti se sia possibile che un ambiente traumatico o di abusi possa avere a che fare con l’implicazione di questi geni?
Un ambiente stressante potrebbe, in teoria, alterare il tasso di trascrizione di alcuni genti; questo fenomeno è conosciuto come epigenetica, in quanto i cambiamenti immediati nel DNA, causati da interazioni sociali, diete e altre situazioni, modifica le molecole di mRNA e i cosiddetti gruppi istoniali, ossia proteine basiche che interagiscono con il DNA.
Entrambe possono cambiare la velocità di trascrizione dell’mRNA e potenzialmente la velocità di traslazione del DNA.
Il risultato finale significherebbe un maggiore o minore numero di determinate proteine, come le MAO e le SNAP, e ciò potrebbe provocare tratti psicopatici.
Oltre a questo, gli alleli per queste due categorie di proteine, potrebbero produrre strutture proteiche alterate, il che significa che non si modifica solo il numero di queste proteine, ma anche la loro unicità strutturale.
È stato dimostrato nei roditori che lo stress non favorisce la neurogenesi, e questo potrebbe essere il motivo per cui nel cervello psicopatico si osserva una mancanza di materia grigia nel lobo frontale e delle anomalie nell’amigdala.
Non è quindi difficile ipotizzare che delle anomalie neuronali siano connesse al comportamento psicopatico mostrato da questi individui, soprattutto perché le interazioni tra l’amigdala ed il lobo frontale sono coinvolte nell’elaborazione della paura e della moralità.


Ma queste anomalie potrebbero avere anche a che fare con l’espressione degli alleli sopra menzionati?
Potrebbe essere che il trauma e l’abuso abbiano effetto sull’espressione delle MAO e delle SNAP ripercuotendosi così sullo sviluppo neuronale.
Quindi, bisogna ora soffermarsi sull’ereditarietà; i bambini possono ereditare i geni per MAO e SNAP dai loro genitori, nonché l’espressione di tutti gli alleli che determinano una determinata trascrizione genetica: omozigote dominante, eterozigote, e omozigote recessiva.
Se la psicopatia risiede qui, allora ci saranno probabilità diverse che verranno espresse e quindi non necessariamente potrebbe manifestarsi la psicopatia.
Quest’unico aspetto, ovviamente, non è in grado di spiegare le anomalie neuronali rintracciate negli psicopatici.
In un modo alquanto “complesso”, gli psicopatici potrebbero ereditare l’ambiente dei loro genitori; se un genitore psicopatico è stato sottoposto ad abusi e traumi infantili, allora forse agirà violentemente e aggressivamente nei confronti dei propri figli.
I figli, a loro volta, non avranno solo i loro geni, ma saranno sottoposti a quegli stessi stress ambientali che hanno subito i loro genitori.
Volendo concludere, nell’impossibilità di poter affermare con certezza nessuna delle suddette ipotesi, si può comunque constatare che l’ambiente e la suscettibilità genetica possono porsi come fattori di rischio in grado di aumentare la probabilità di sviluppare comportamenti psicopatici.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)