Avversità infantili e sintomi psicotici
I ricercatori del King's College di Londra hanno evidenziato la presenza di forti associazioni tra le avversità infantili, come abuso fisico/sessuale e separazione dei genitori, ed i sintomi psicotici positivi.
Nel numero di questo mese della rivista “Psychological Medicine”, i ricercatori del King's College di Londra hanno trovato prove di associazioni tra diversi tipi di avversità infantili e sintomi specifici associati alla psicosi.
Poiché gli attuali approcci categoriali alle diagnosi di psicosi e schizofrenia sono sottoposti ad un controllo crescente, questo studio aggiunge supporto alle teorie ed ai trattamenti sociologici e psicologici.
Si stima che almeno un bambino su quattro nei paesi sviluppati soffra di abusi infantili, tra cui abusi sessuali e abusi fisici, e molti altri soffrono di altre forme di trauma infantile come la perdita di un genitore, l'affidamento o il divorzio.
La ricerca passata ha collegato tutte queste forme di trauma e abuso con conseguenze dannose per la salute mentale.
Ad esempio, la ricerca ha trovato forti associazioni tra abuso emotivo e psicologico ed una vasta gamma di problemi di salute mentale, tra cui depressione, ansia, disturbi alimentari, uso di sostanze e comportamento suicidario.
Poiché la maggior parte degli studi sulla psicosi utilizzano categorie diagnostiche tradizionali, sono stati compiuti pochi progressi nella comprensione della relazione tra forme specifiche di abuso e negligenza ed i vari sintomi associati alla psicosi.
Per cercare di colmare questa lacuna, i ricercatori hanno iniziato ad allontanarsi dalle categoria diagnostiche per la schizofrenia ricorrendo a profili sintomatologici distinti.


Utilizzando i dati trasversali di pazienti che presentano il loro primo episodio di psicosi, i ricercatori hanno esaminato le associazioni tra l'abuso fisico, sessuale, separazione, morte di un genitore, l'essere sottoposti a cure istituzionalizzate nell'infanzia e specifici profili sintomatologici.
Questi profili, basati sul precedente lavoro di Wallwork et al. (2012), includono sintomi positivi (deliri, comportamento allucinatorio), disorganizzazione (disorganizzazione concettuale, difficoltà nel pensiero astratto), eccitazione (ostilità), e depressione (senso di colpa).
I risultati hanno prodotto solide connessioni tra l'abuso infantile, l'abuso fisico e la separazione dei genitori con le dimensioni positive dei sintomi della psicosi.
Inoltre, anche nel controllo di altre forme di avversità, il fatto di essere sottoposto a cure istituzionali prima dei 17 anni era significativamente correlato con la dimensione del sintomo di “eccitazione”, che include comportamenti e atteggiamenti ostili, mancanza di collaborazione e scarso controllo degli impulsi.
La connessione tra abuso sessuale infantile e sintomi positivi di psicosi, comprese allucinazioni e deliri, è risultata particolarmente forte.
Inoltre, la solida associazione tra la separazione dei genitori e questi sintomi positivi rafforza teorie e spiegazioni psicologiche.
Ad esempio, il risultato può essere spiegato nei termini della teoria dell'attaccamento in cui una separazione prolungata da un genitore o da un caregiver può minare i sentimenti di sicurezza e innescare intensi sentimenti di ansia e sfiducia.
“E' stato dimostrato che l'abuso fisico, sessuale, la separazione dei genitori e la presa in carico prima dei 17 anni favorivano forti associazioni con particolari dimensioni dei sintomi della psicosi in età adulta indipendentemente da importanti fattori confondenti e dagli altri tipi di avversità indagati”, hanno concluso i ricercatori.
Questi risultati aggiungono ulteriore importanza al suggerimento che possono esistere percorsi che, a partire da specifiche forme di avversità, correlano con particolari sintomi psicotici.
In termini di implicazioni cliniche, i risultati ribadiscono la necessità di approfondire la storia di vita durante le valutazioni psichiatriche di persone che si presentano per episodi psicotici al fine di facilitare piani di trattamento significativi.
Alla fine, questi risultati potrebbero anche alimentare interventi mirati in bambini ad alto rischio.
Tuttavia, resta da stabilire se i reperti attuali possono essere replicati in altri campioni quando si controllano tutti i potenziali fattori confondenti.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro