Ceto sociale ed espressione emotiva
Secondo recenti ricerche, in base al ceto sociale di appartenenza, le persone sono più inclini ad esprimere emozioni quali rabbia e orgoglio, contrariamente ad altre che invece esprimono vergogna, tristezza, colpa e ansia
L'immigrazione è divenuta oggetto di studio da parte di diverse discipline tra cui la psicologia.
A tal proposito, alcune difficoltà che le minoranze affrontano sono abbastanza evidenti, contrariamente ad altre.
Una lotta che quasi mai viene discussa o presa in considerazione, è la disparità nell'accesso ad emozioni positive e di potenza per le persone appartenenti ad un basso livello sociale.
La classe sociale è definita come la ricchezza, l'istruzione ed il prestigio del lavoro che una persona gode all'interno di una società particolare.
Il concetto è intimamente connesso con lo status, la posizione e la dicotomia minoranza/maggioranza.
Quando una persona si trova nella gerarchia impostata dalla società, automaticamente è come se venissero determinate quali emozioni si possono esprimere e quali sopprimere.
Sembra che le persone di alto ceto sociale possano esprimere emozioni di potere, come la rabbia e l'orgoglio, e che la loro prontezza ad esprimerle conferisca loro un maggior senso di potenza.
In un esperimento recente, la rabbia è stata indotta attraverso la costruzione un'interazione sociale specifica; tali reazioni sono state successivamente giudicate dagli osservatori.
I partecipanti di basso livello sociale hanno espresso la rabbia in una misura minore, sono stati meno resistenti e più impegnati in comportamenti di sottomissione.


Nel contribuire a questo ciclo vizioso, le persone attribuiscono un maggiore status ai leader, ad esempio i politici, quando mostrano la rabbia rispetto ad altre emozioni come la tristezza.
Questo è esattamente ciò che ha dimostrato la Dottoressa Larissa Tiedens, Docente presso l'Università di Stanford, in una serie di esperimenti.
Ad esempio, in uno studio, i partecipanti appoggiavano maggiormente la Clinton durante la sua presidenza, quando l'hanno vista esprimere la rabbia per lo scandalo di Monica Lewinsky, piuttosto che quando l'hanno vista esprimere tristezza.
In un altro esperimento, si è osservato che le persone erano più inclini ad assegnare un status sociale elevato ad un candidato che si descriveva come arrabbiato, piuttosto che triste.
La rabbia è come se venisse interpretata come segno di competenza. Sembra che Tom Wolfe aveva ragione quando scriveva:
“Ogni vero capo sa che ogni esplosione di rabbia occasionale inspiegata è positiva ...”
Risultati simili sono stati trovati per un'altra emozione annessa al potere, l'orgoglio.
Le persone appartenenti ad un basso ceto sociale hanno maggiori probabilità di mostrare gratitudine in situazioni in cui, persone di alto livello, invece manifesterebbero orgoglio.
In generale, le persone con uno stato sociale elevato godono di un maggiore accesso ad emozioni positive e di potenze in diverse situazioni.
Al contrario, tra le emozioni maggiormente espresse da persone appartenenti ad una minoranza si registrano: tristezza, vergogna, colpa, imbarazzo e ansia.
Questo divario differenziale nell'accesso ad emozioni positive ha delle ripercussioni gravi.
Le persone di classe inferiore non possono permettersi di interpretare erroneamente le indicazioni, perchè potrebbero mettere in pericolo il loro accesso alle risorse.
Questo crea ansia, non solo in situazioni negative ma anche di ambiguità.
Questo stress cronico si produce in un effetto dannoso sulla loro salute. Gli studi hanno dimostrato che le persone di basso ceto sociale tendono ad avere elevati livelli di produzione del cortisolo, ossia l'ormone dello stress.
Una risposta prolungata di stress, e la conseguente iperattività fisiologica, è stata associata ad una serie di condizioni psicologiche e mediche come ansia, problemi cardiovascolari, diabete, invecchiamento e morte prematura.
Sebbene la società non sta uccidendo direttamente i membri dello stato sociale inferiore, in realtà, li uccide indirettamente attraverso fattori quali: aumentata risposta fisiologica di cortisolo, meno possibilità di esprimere emozioni positive, negazione di espressioni di rabbia giustificata, eccessiva gratitudine e promozione di atteggiamenti di rifiuto in determinati ambienti e contesti.


Alcune minoranze potrebbero sentirsi respinte dai gruppi di maggioranza, in quanto il rifiuto è un tipo di dolore sociale che attiva aree del cervello che elaborano un dolore di tipo fisico paragonabile al bruciore.
Così, gli individui di basso livello sociale possono esperire costantemente questa forma di “dolore”.
Ciò potrebbe contribuire a reclami di sintomi cronici inspiegabili del dolore.
A sua volta, questo potrebbe essere interpretato, dall'alto livello della gerarchia, ossia il gruppo di maggioranza, come un onere finanziario aggiuntivo che ulteriormente degrada lo status dei gruppi minoritari.
Da un punto di vista terapeutico, ma anche sociale, bisognerebbe educare a valori quali la compassione e l'assertività, insegnare a condividere in modo sicuro le proprie emozioni, positive e negative, senza vergognarsene.
Rispetto a quanto esposto, l'autrice, Marwa Azab, Docente di psicologia presso la California State University, precisa che l'articolo si rivolge solo agli immigrati e le minoranze che occupano uno status sociale inferiore.
I risultati proposti derivano da studi sperimentali che hanno mostrato differenze statistiche, pertanto quanto riferito riguarda la media generale e non un risultato conclusivo e definitivo.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura dellaDottoressa Giorgia Lauro)