Come (e dove) nasce una grande idea?
Ecco come il sesso (e non solo…) influenza la percezione della genialità.
“Mi si è accesa la lampadina”….
Oppure…
“Ho avuto un colpo di genio!”.
Ecco come, spesso, gli imprenditori descrivono i loro più importanti momenti di ispirazione creativa.
Tuttavia, una nuova ricerca suggerisce che le metafore che usiamo per inquadrare queste innovazioni possono influenzare le nostre percezioni di chi è capace di farsi venire la prossima grande idea.
Attraverso tre esperimenti, le psicologhe Kristen Elmore (Cornell University) e Myra Luna-Lucero (Columbia University) hanno trovato che usare la ‘metafora della lampadina’ influenzava le supposizioni sulla persona creativa: non solo gli individui le attribuivano una genialità innata (piuttosto che un duro lavoro), ma essi associavano tali idee più agli uomini, che alle donne.
Dall’altra parte, essi correlavano la ‘metafora del nutrire il seme di un’idea’ con il sesso femminile.
Quindi, una genialità innata era associata con gli inventori di sesso maschile, mentre le donne erano caratterizzate dal nutrire delle idee da realizzare col tempo.
Le Dott. esse Elmore e Luna-Lucero argomentano, quindi, che queste metafore riflettono dei sottili stereotipi sessuali, i quali possono avere un effetto concreto sulle valutazioni della competenza e della creatività nel posto di lavoro.
Gli studi precedenti.
La ricerca precedente, condotta dai ricercatori Devon Proudfoot, Aaron C. Kay e Christy Z. Koval, della Duke University, aveva già suggerito che le persone tendono ad associare la creatività con qualità maschili stereotipate.
Attraverso cinque studi, il Dott. Proudfoot e colleghi avevano dimostrato, infatti, che quando le persone pensano agli “individui creativi”, esse tendono a riferirsi a caratteristiche tipicamente attribuite agli uomini, incluse qualità come l’assunzione del rischio, l’intraprendenza e la fiducia in se stessi.
Anche quando le donne mostravano uguali capacità, esse non erano ritenute tanto creative, quanto le loro controparti maschili.
“Nel suggerire che le donne hanno meno probabilità degli uomini di veder riconosciuto il loro pensiero creativo, la nostra ricerca non solo indica un’unica ragione del perchè esse potrebbero essere ignorate per le posizioni di leadership aziendale, ma suggerisce anche il perché costoro sono, per lo più, escluse dai circoli elitari all’interno delle attività creative”, ha concluso il Dott. Proudfoot.
Gli studi attuali.
Nel loro primo studio, le Dott. esse Elmore e Luna-Lucero esaminarono se le persone reagissero in maniera diversa ad un’idea descritta con la metafora della lampadina, piuttosto che a quella del seme che cresce.
A ciascuno dei 345 partecipanti fu assegnata, casualmente, la lettura di uno dei tre brevi passaggi sullo scienziato Alan Turing e la creazione della sua “macchina”.
Nella prima condizione, i partecipanti lessero che Turing ebbe “un’idea brillante”, come “una lampadina che si era accesa all’improvviso”, mentre i soggetti nell’altra situazione lessero che egli aveva “il seme di un’idea”, “un seme che cresceva e che, alla fine, produsse tale frutto”.
Anche se l’argomento riguardava la stessa persona e la stessa invenzione, coloro che furono esposti alla prima metafora giudicarono l’idea di Turing più “straordinaria”, rispetto al secondo gruppo.
In una seconda serie di studi, le ricercatrici esaminarono se la scelta della metafora potesse influenzare anche il giudizio sociale sulle persone creative.
Ad un gruppo di 426 adulti (46% maschi, 54% femmine) fu assegnata, casualmente, la lettura di un passaggio, che descriveva la proposta per una tecnologia ad “ampio spettro” nella comunicazione via radio.
Diversamente dagli altri esperimenti, le ricercatrici manipolarono anche il sesso dell’inventore: metà dei partecipanti lessero di un’inventrice di sesso femminile (Hedy Lamarr), l’altra metà di un inventore maschio (George Antheil).
Come previsto, la percezione del livello di genialità dell’autore delle invenzioni dipendeva dal fatto che la sua idea fosse descritta come “un seme” o come “una lampadina”.
In particolare, l’ideatore di sesso maschile beneficiava della seconda metafora, la controparte femminile della prima.
Infine, la scelta della metafora sembrerebbe influenzare, in modo significativo, il modo in cui le persone percepiscono lo sforzo e la motivazione.
Considerazioni finali.
Le Dott. esse Elmore e Luna-Lucero sperano che questa ricerca aiuterà le persone a pensare più al ruolo della perseveranza e dello sforzo nelle nuove creazioni, piuttosto che continuare a credere che la creatività sia semplicemente una qualità innata.
“Nel complesso, questo lavoro suggerisce che usare le metafore, che riconoscono il ruolo del duro lavoro nella produzione delle idee innovative, piuttosto che ad un’ispirazione improvvisa, potrebbero facilitare la percezione che anche le donne possono averne”, concludono le Dott. esse Elmore and Luna-Lucero. “Dopo tutto, lo stesso Thomas Edison – inventore della lampadina elettrica – passò attraverso 1.000 iterazioni circa, prima di giungere ad un prototipo realizzabile!”.
Fonte: PsychologicalScience.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)