Come facciamo a leggere? La ricerca fa una scoperta chiave
Vi siete mai chiesti cosa fa sì che noi possiamo leggere con tanta naturalezza?
La risposta viene dai neuroscienziati del UC Davis Center for Mind and Brain, i quali hanno messo a punto un modo per osservare cosa avviene nel nostro cervello, mentre siamo intenti in questa azione apparentemente semplice.
Finora, i neuroscienziati avevano misurato solo l’attività del cervello mentre veniva fissata l’attenzione su singole parole. Questa è stata la prima volta, in cui l’obiettivo era studiare il cervello mentre venivano letti dei testi veri e propri.
Poiché i segnali dell’attività cerebrale forniti dalla Risonanza Magnetica Funzionale duravano solo alcuni secondi e non riuscivano, così, a stare al passo con la lettura naturale (che elabora, invece, diverse parole al secondo), Henderson e colleghi hanno combinato la prima con l’ “eye tracking”, dando vita alla fMRI correlata alla fissazione, o fMRI “FIRE”.
La nuova tecnica prevedeva che il soggetto, posto nello scanner della Risonanza Magnetica, leggesse il testo su uno schermo, mentre il dispositivo per l’eye tracking registrava a quale parola egli stesse prestando attenzione in un dato momento.
“Tracciando i movimenti dei loro occhi, mentre leggevano in modo naturale dei paragrafi di un testo, potevamo sapere su quale parola si stavano focalizzando ed il corrispettivo segnale cerebrale”, ha detto John Henderson, professore di Psicologia al UC Davis Center for Mind and Brain.
Due teorie sui meccanismi della lettura.
Il gruppo, inoltre, ha applicato la nuova tecnologia per verificare le ipotesi su come le parole sono rappresentate nel cervello.
Secondo quanto spiegato da Henderson, ci sono due teorie su questo argomento. La prima sostiene che le parole sono rappresentate grazie a connessioni con il mondo reale: a cosa assomiglia, come lo uso, come mi fa sentire, e così via.
La seconda teoria afferma, invece, che le parole sono rappresentate come simboli astratti che interagiscono tra di loro.
Per verificare queste due concezioni, Henderson e colleghi annotavano i nomi nei paragrafi dei loro testi in base alla loro “manipolabilità”, cioè verificando se essi si riferissero ad oggetti reali, che, in qualche modo, potevano essere manipolati. È stato visto che, mentre i volontari leggevano, le aree del cervello che hanno a che fare con la manipolazione e che adempiono alle azioni fisiche si accendevano, confermando la teoria per cui le parole sono rappresentate nel cervello grazie a connessioni con le azioni reali.
“Grazie a questa nuova finestra sull’attività cerebrale durante la lettura naturale, la tecnica di fMRI FIRE ci permetterà di trattare anche altre tipologie di domande, alle quali non è stata data ancora una risposta, come, ad esempio, se il linguaggio e la grammatica sono gestiti da una specifica parte del cervello, oppure se il cervello anticipa le parole successive mentre leggiamo”, ha commentato Henderson. “Queste scoperte avranno implicazioni non solo per la Psicologia umana, ma anche per l’Intelligenza Artificiale”.
“La ricerca, inoltre, ha potenziali implicazioni per lo studio ed il trattamento della Dislessia e di altri deficit di lettura”, ha concluso Henderson.
Tratto da: sciencedaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)