Come il cervello fa e disfa un’abitudine.
Come riusciamo a passare da un’abitudine ad un’azione intenzionale? Ecco la risposta della scienza.
Non tutte le abitudini sono cattive. Anzi, alcune sono persino necessarie. È una cosa buona, per esempio, che possiamo trovare la strada di casa, come se avessimo in noi un pilota automatico, o lavarci le mani senza pensare ad ogni passo.
Viceversa, l’incapacità di passare dall’agire in maniera abitudinaria ad un modo pianificato può essere alla base delle Dipendenze e del Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato dalla Dr. essa Gremel, assistente professore di Psicologia alla University of California San Diego e ricercatrice al National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism of the National Institutes of Health, ha dimostrato, grazie a degli esperimenti effettuati sui topi, cosa accade nel cervello per quel che riguarda il passaggio dalle abitudini al comportamento controllato.
Secondo la Dr. essa Gremel, questo studio fornisce la prova più evidente, ad oggi, che i circuiti cerebrali, adibiti all’azione abituale ed a quella diretta all’obiettivo, competono per il controllo nella Corteccia OrbitoFrontale, un’area cerebrale implicata nel prendere decisioni.
Inoltre, i ricercatori hanno dimostrato il ruolo svolto da determinati neurotrasmettitori, chiamati endocannabinoidi, i quali sono presenti sia negli uomini, che negli animali, coinvolti in una serie di processi fisiologici – inclusi l’appetito, la sensazione del dolore, l’umore, la memoria e la mediazione degli effetti psicoattivi della cannabis -, perché essi sarebbero i responsabili di un modo di agire basato sulle abitudini.
Un lavoro precedente della Dr. essa Gremel, insieme al Dr. Rui Costa, del Champalimaud Centre for the Unknown a Lisbona, aveva già mostrato che la Corteccia OrbitoFrontale, o OFC, è l’area cerebrale che elabora le informazioni per agire in base ad un obiettivo. Essi avevano trovato, infatti, che, aumentando gli output dei neuroni in questa regione con una tecnica chiamata optogenetica – precisamente accendendo e spegnendo i neuroni con fasci di luce –, aumentavano le azioni intenzionali. Al contrario, quando aumentavano l’attività nella stessa area, ma con un approccio chimico, i topi facevano affidamento sulle abitudini.
“L’abitudine assume il controllo quando la OFC non è attiva”, aveva concluso la Dr. essa Gremel.
Nel presente studio, i ricercatori hanno ipotizzato che gli endocannabinoidi potessero calmare o ridurre l’attività nella OFC e, quindi, la capacità dei topi di agire in base ad un obiettivo.
Gli studiosi, allora, hanno allenato i topi ad eseguire la stessa azione di premere la leva, per ottenere la stessa ricompensa di cibo, ma in due diversi contesti, i quali influenzavano lo sviluppo delle azioni dirette all’obiettivo, piuttosto che quelle abitudinarie. Come gli uomini che non soffrono di disturbi neuropsichiatrici, gli animali sani prontamente passavano al fare la stessa azione, usando una strategia d’azione diretta all’obiettivo, piuttosto che una abituale. Per attenerci al precedente esempio del tornare a casa, possiamo spegnere il nostro “autopilota” e passare ad un comportamento intenzionale, quando abbiamo bisogno di andare in un posto nuovo o diverso.
Per testare le loro ipotesi sul ruolo giocato, in questo caso, dagli endocannabinoidi, i ricercatori eliminarono un particolare recettore per i cannabinoidi, chiamato cannabinoide di tipo 1, o CB1, nel percorso dalla OFC allo striato dorsomediale. I topi, che erano privati di questi, non formavano abitudini – mostrando il ruolo critico giocato sia dai neurotrasmettitori, che da questa particolare via neuronale.
“Abbiamo bisogno di un equilibrio tra le azioni abitudinarie e quelle intenzionali. Per i compiti di tutti i giorni, abbiamo bisogno di essere capaci di agire in modo veloce ed efficiente e le abitudini servono a tal proposito”, ha aggiunto la Dr. essa Gremel. “Comunque, incontriamo anche circostanze mutevoli ed abbiamo bisogno di ‘rompere le abitudini’ e fare un’azione diretta all’obiettivo, basata sulle nuove informazioni. Quando non vi riusciamo, possono esserci conseguenze devastanti”.
I risultati potrebbero suggerire, concludono gli autori, un nuovo obiettivo terapeutico per le persone che soffrono di OCD o di Dipendenze: per fermare l’eccessivo affidamento sull’abitudine e rigenerare la capacità di passare dall’abitudine all’azione intenzionale, potrebbe essere utile intervenire sul sistema cerebrale degli endocannabinoidi e, quindi, ridurre il controllo dell’abitudine sul comportamento. Il trattamento potrebbe essere farmacologico o coinvolgere la Terapia Comportamentale, ma, a tal proposito, sono necessari ulteriori approfondimenti.
Fonte: ScienceDaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)