Come parlare del terrorismo ai vostri figli?
I consigli degli esperti per affrontare una problematica sempre più importante per noi ed i nostri bambini.
La grande quantità di attacchi terroristici, a cui essi sono stati inevitabilmente esposti, può causare ansia e paura nei bambini, in particolare per quelli più giovani.
L’ultimo, terribile attacco alla discoteca “Pulse” di Orlando (Florida), la peggiore sparatoria nella storia dell’America, non fa che aumentare queste preoccupazioni.
I genitori, a loro volta, potrebbero essere in pensiero perché non sanno come avere una conversazione con i loro figli su questi eventi devastanti.
Innanzitutto, si raccomanda di impostare il discorso in modo che non venga aggiunta ansia non necessaria ai vostri bambini, ma che si offrano loro abbastanza dettagli per soddisfarne la curiosità o lenirne i timori.
Qui di seguito ci sono alcuni suggerimenti utili a tal fine.
Monitorate le informazioni che i vostri figli vedono e sentono in tv e tramite Internet.
Gli atti terroristici hanno l’obiettivo di diffondere paura ed ansia. L’estesa copertura di notizie può peggiorare questo problema, sia per i bambini, che per gli adulti.
Monitorate attivamente il tipo d’informazione che ricevono. Si raccomanda di non esporre i bambini sotto i 5 o 6 anni alle immagini dei media perchè non sono abbastanza maturi per capire questo tipo di violenza. A tal fine, controllate diligentemente la TV, il computer, i giornali, ecc., per essere sicuri che i più piccoli non siano ripetutamente esposti ad immagini e foto violente, tenendo ben presente che, a volte, non si possono “non vedere” alcune cose. La ricerca seguente gli attacchi terroristici in Oklahoma City e dell’11/9 ha dimostrato, infatti, che quei bambini, che seguivano costantemente gli aggiornamenti a riguardo, avevano più sintomi legati al trauma.
Si auspica, inoltre, che i media mostrino di meno i video sconvolgenti e drammatici di questi eventi così forti.
Fate saper loro che siete lì per ascoltare domande e preoccupazioni.
Alcuni bambini parleranno ed altri no. Entrambe queste reazioni vanno bene. Ciò di cui hanno bisogno i vostri figli è essere sicuri che voi sarete disponibili a rispondere alle loro domande, quando saranno pronti a discutere di quello che è successo nel più recente attacco terroristico.
Se essi iniziano questa conversazione, potreste chiedere “Cosa vuoi sapere su quello che è successo?”, oppure, “Cosa hai sentito riguardo ciò che è successo?”.
Ricordate, infine, di adattare il vostro modo di comunicare alla loro età.
Cercate di capire cosa li spaventa di più ed affrontatelo insieme.
La maggior parte dei bambini vorranno sapere le cose per loro più importanti: starò bene? Starai bene? Succederà anche qui?
Le loro emozioni varieranno in base ad età, personalità, appartenenza religiosa e connessione con gli attacchi.
Inoltre, ricordatevi che i traumi sono cumulativi. Quindi, se ne hanno già esperiti altri nella loro vita, questi attacchi terroristici potrebbero metterli a rischio per un disagio più grande.
Attenetevi ai fatti.
I bambini potrebbero aver sentito storie diverse, e probabilmente contrastanti, che potrebbero creare confusione. Siate concreti. Per esempio, se state parlando della sparatoria alla discoteca Pulse di Orlando, potreste dire: “C’era un uomo a cui non piacevano le persone omosessuali. Voleva ferirli, così li ha attaccati, per cercare di spaventare tutti gli abitanti di Orlando, degli Stati Uniti e del mondo. Molti di loro sono morti. È una cosa veramente triste per tutti noi”.
I vostri figli, poi, potrebbero sollevare domande sulla morte e su cosa succede dopo. In base alle vostre credenze, dovreste rispondere a queste domande nel modo migliore che potete.
Ci sono degli eroi che aiutano, ora e dopo.
Parlate degli sforzi coraggiosi della polizia, dei vigili del fuoco e dei medici professionisti, che intervengono sulle conseguenze degli attacchi.
È una cosa positiva, inoltre, lasciar sapere loro come è importante per una comunità riunirsi, al fine di supportarsi l’un l’altro durante questi momenti difficili.
Enfatizzate la bontà e la speranza.
Fonte: huffingtonpost.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)