Conoscere il cervello: l'area di Wernicke
L'area di Wernicke è raffigurata nella corteccia dell'emisfero cerebrale sinistro, circondando un ampio solco chiamato solco laterale o scissura di Silvio, vicino alla giunzione tra i lobi parietali e quelli temporali.
Sebbene la posizione dell'area di Wernicke sia spesso spesso presentata, nei libri di testo o anche nelle immagini, come definitiva, in realtà vi sono alcune diatribe circa la sua esatta posizione.
Tipicamente, comunque, l'area di Wernicke è raffigurata nella corteccia dell'emisfero cerebrale sinistro, circondando un ampio solco chiamato solco laterale o scissura di Silvio, vicino alla giunzione tra i lobi parietali e quelli temporali.
Nella seconda metà del XIX° secolo, i neuroscienziati stavano cercando di affrontare una nuova prospettiva sul cervello che suggeriva che i due emisferi cerebrali non fossero del tutto equivalenti in termini di funzionamento.
Le prove più convincenti a sosteno di tale prospettiva furono offerte dal famoso medico Paul Broca, che aveva identificato un numero di casi in cui i danni all'emisfero sinistro producevano deficit nel linguaggio, mentre un danno all'emisfero destro aveva molte meno probabilità di produrlo.
Queste osservazioni coincidevano con la scoperta di Broca di quella che è tutt'oggi nota come “area di Broca”, una regione del cervello dell'emisfero sinistro che si pensa sia fondamentale per la produzione linguistica.
Questa idea che un emisfero poteva essere responsabile di un comportamento rispetto all'altro - ed in questo caso l'emisfero sinistro era dominante quando si trattava di linguaggio – era per lo più estraneo ai neuroscienziati prima di Broca.
Molti erano infatti riluttanti ad accettare una prospettiva nuova.

Il predominio emisferico sinistro per il linguaggio ottenne un ulteriore sostegno nel 1974, grazie agli studi del medico tedesco Carl Wernicke.
Wernicke riferì che il danno ad una certa regione dell'emisfero sinistro spesso determinava deficit di pronuncia: i pazienti erano in grado di produrre suoni vocali che apparivano fluenti per la lingua, ma in realtà erano privi di significato.
Questi pazienti mettevano insieme sillabe incongrue, neologismi, parole dal suono simile sostituite l'una con l'altra, e così via, per produrre un discorso che aveva poco senso.
Ai pazienti che presentavano tali deficit, ai quali si aggiungeva anche una carenza nella loro capacità di comprendere il linguaggio, veniva posta la diagnosi di “afasia di Wernicke”.
L'afasia di Wernicke contrastava con l'afasia di Broca, nella quale era stata osservata una lesione cerebrale nell'area di Broca.
I pazienti con afasia di Broca generalmente hanno difficoltà a produrre i suoni necessari per parlare. Spesso un paziente con tale afasia sa cosa vuole dire, ma non riesce a tirare fuori le parole.
La comprensione del linguaggio rimane generalmente intatta. Poiché l'area di Wernicke sembra giocare un ruolo importante nella comprensione e produzione di un linguaggio che fosse intelligibile, Wernicke propose un modello per il linguaggio che coinvolse sia la sua area che l'area di Broca.
L'area di Wernicke, secondo questo modello, genera piani per un linguaggio significativo; l'area di Broca, d'altra parte, è responsabile della presa di questi piani e della generazione dei movimenti - ad esempio della lingua, della bocca e via dicendo - necessari per trasformarli in vocalizzazioni.
Per fare ciò, l'area di Broca invia informazioni sul discorso previsto alla corteccia motoria, che quindi segnala i muscoli coinvolti nella produzione del parlato per creare le vocalizzazioni.
Quindi, secondo questa visione, l'area di Wernicke fa in modo che la lingua abbia un senso, mentre l'area di Broca aiuta a determinare i movimenti muscolari necessari per produrre effettivamente i suoni.
Questo modello è stato successivamente ampliato dal neurologo Norman Geschwind, e alla fine è diventato noto come modello Wernicke-Geschwind.
Tuttavia, ad oggi, si pensa che tale modello sia eccessivamente semplicistico.
Il linguaggio è un comportamento complesso reso possibile da un elenco di singole funzioni - che vanno dal recupero di particolari fonemi all'aggiunta di intonazione e ritmo – e che implicano però l'azione di reti diffuse; non può semplicemente essere ridotto ad una connessione tra due regioni cerebrali.
Inoltre, studi successivi hanno scoperto che le funzioni delle aree di Broca e di Wernicke non sono così circoscritte come si pensava una volta. Ad esempio, l'area di Wernicke sembra giocare un ruolo nella produzione del parlato e l'area di Broca contribuisce alla comprensione della lingua.
E il danno a ciò che è considerata l'area di Wernicke non interrompe sempre la comprensione, il che suggerisce che tale area sia solo una componente di una rete più grande coinvolta nella comprensione del linguaggio.
L'area di Wernicke non è così anatomicamente ben definita né funzionalmente ben compresa come molti libri di testo potrebbero far credere.
Si pensa che sia importante per il linguaggio, ma i ricercatori stanno ancora cercando di capire esattamente quale sia il suo ruolo.
È probabile che funzioni come parte di una rete più ampia, che - se pienamente compresa - potrebbe consentirci di apprezzare la rete come l'unità funzionale importante per il linguaggio, piuttosto che concentrarsi così tanto sulle singole regioni del cervello che compongono il network.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro