Depressione e diminuzione del volume dell'amigdala
Secondo un recente articolo pubblicato nella rivista “Psychiatry Research: Neuroimaging” l'amigdala, una struttura cerebrale chiave che regola le emozioni, tende ad essere più piccola in quei soggetti che esperiscono maggiori sintomi depressivi.
La presente ricerca ha esaminato la relazione tra amigdala e gravità dei sintomi depressivi.
“Le differenze volumetriche in diverse regioni del cervello sono state riscontrate nelle persone affette da depressione. L'amigdala è interessante perché gli studi hanno riportato un volume di essa più piccolo, più grande e uguale nella popolazione depressa rispetto ai gruppi di controllo”, ha spiegato l'autore dello studio, il Dottor Sherwood Brown, Docente di psichiatria e direttore del Psychoneuroendocrine Research Program all'Università del Texas.
“Poiché l'amigdala è coinvolta nell'elaborazione delle emozioni, come la paura e l'ansia, è possibile che le persone depresse possano elaborare emozioni più forti che, in un certo senso, renderebbero l'amigdala più forte tanto da aumentare le sue dimensioni. D'altra parte, l'aumento dell'ormone dello stress, il cortisolo, nella depressione, potrebbe essere dannoso per l'amigdala portando così ad un suo rimpicciolimento. Infine, è possibile che si possa avere o solo un'amigdala più piccola o più grande che altera l'elaborazione delle emozioni e rende una persona più vulnerabile alla depressione”.
“Tutte queste possibilità rendono l'amigdala una regione del cervello particolarmente intrigante da esaminare nella depressione. Il nostro obiettivo con questo studio era di utilizzare la dimensione di un campione molto grande per esaminare la relazione tra la gravità dei sintomi depressivi ed il volume dell'amigdala nel campione globale e nei sottogruppi di partecipanti”, ha proseguito il Dottor Brown.
Per i loro studio, i ricercatori hanno effettuato la Risonanza magnetica (MRI) su un campione di 1.797 individui. Non hanno trovato prove che la gravità dei sintomi depressivi fosse associata al volume dell'amigdala nel complesso.
Ma vi era un'eccezione: nei giovani adulti, una maggiore gravità dei sintomi depressivi era associata ad un volume più piccolo di amigdala.

“La relazione tra depressione e volume dell'amigdala può differire tra sottogruppi di persone. Forse diverse caratteristiche demografiche dei partecipanti alla ricerca possono, almeno in parte, spiegare i risultati disparati in precedenti studi di ricerca”, ha riferito l'autore dello studio.
“Abbiamo riscontrato una significativa relazione negativa tra la gravità dei sintomi depressivi ed il volume dell'amigdala nei giovani adulti, ma non in altri gruppi di età. Quindi la depressione può essere anche considerata un disordine eterogeneo”.
Brown ed i suoi colleghi hanno anche esaminato le possibili influenze di genere, etnia, istruzione, indice di massa corporea e uso di farmaci psicotropi.
Ma nessuno di questi fattori sembrava moderare la relazione tra la gravità dei sintomi depressivi ed il volume dell'amigdala.
Lo studio, come tutte le ricerche, presenta alcune limitazioni. “Lo studio ha diverse limitazioni che sono in qualche modo inerenti alla ricerca che utilizza database di grandi dimensioni. Abbiamo usato una scala di gravità dei sintomi depressivi convalidata. Tuttavia, non avevano informazioni sul periodo di tempo in cui i partecipanti potevano essere depressi o persino in una diagnosi di depressione clinica. Sarebbe stato utile avere più informazioni sui loro sintomi”, ha spiegato Brown.
“Una domanda ancora a cui rispondere è perché i giovani adulti possano mostrare una relazione tra la gravità dei sintomi depressivi ed il volume dell'amigdala. La scoperta potrebbe riflettere le differenze nella natura della depressione durante l'intero ciclo di vita. Tuttavia, lo studio attuale non è stato in grado di rispondere a questa domanda”.
Brown ha aggiunto che la depressione è associata a diversi cambiamenti fisici nel cervello.
“Sento che è importante pensare alla depressione non solo come stato d'animo, ma piuttosto come una malattia che può essere associata a cambiamenti nel cervello e in altri organi. I cambiamenti nell'amigdala sono solo un esempio”, ha riferito il ricercatore.
Numerosi studi e meta-analisi hanno suggerito una riduzione del volume dell'ippocampo nella depressione.
I cambiamenti del volume del cervello possono essere biomarcatori di vulnerabilità alla depressione o possibili conseguenze della depressione.
Rispondere a queste domande potrebbe così fornire spunti sui meccanismi alla base di tale complessa psicopatologia.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro