Disturbo d’Ansia Sociale: quando aiutare i propri figli?
Un eccessivo coinvolgimento delle madri compromette la capacità relazionale dei figli con SAD.
Spesso, quando le madri di bambini con Disturbo d’Ansia Sociale (SAD) cercano di sostenere i loro figli, ciò si rivela controproducente.
Infatti, un eccessivo coinvolgimento da parte delle madri può portare un bambino ad aspettarsi sempre un ambiente minaccioso.
I risultati di un esperimento indicano proprio che, anche a casa, le madri dei bambini con tale diagnosi sono più coinvolte con i loro figli, rispetto a quelle con bambini sani.
Ciò rivela, dunque, un controllo del comportamento da parte delle prime, ha aggiunto la Dott. essa Julia Asbrand, dell’ Institute of Psychology in Freiburg, Germania, su “Cognitive Therapy and Research”.
Cos’è il SAD?
Il Disturbo d’Ansia Sociale (SAD) emerge, di solito, nella tarda infanzia, o nella prima adolescenza.
Esso colpisce fino al 7% dei bambini e può persistere fino all’età adulta, se i soggetti non ricevono un adeguato trattamento.
Questo disturbo si manifesta con una paura persistente di trovarsi in imbarazzo nei contesti sociali e può limitare la vita dei bambini, sia per quanto riguarda le relazioni sociali che sono in grado di formare, sia il loro rendimento scolastico ed il loro benessere in generale.
Lo studio.
La maggior parte degli studi che, in qualche modo, ha valutato il ruolo importante della famiglia è stata eseguita all’interno di un ambiente di laboratorio.
Il gruppo della Dott. essa Asbrand, invece, ha condotto i suoi esperimenti nelle case di 55 madri e bambini (di età compresa tra 9 e 13 anni, con o senza diagnosi di SAD), allo scopo di valutare le loro interazioni all’interno dell’ambiente naturale.
Nello specifico, i bambini coinvolti dovevano completare più puzzle tangram possibile entro dieci minuti.
Alle madri fu permesso di aiutarli, ma costoro non furono incoraggiate a farlo.
Il costruire un puzzle ricalcava un compito comune per i soggetti coinvolti, al pari di fare i compiti, o prepararsi per la scuola, che poteva indurre stress e frustrazione.
I risultati dello studio.
Nell’esperimento, è stato osservato che le madri di bambini con SAD toccavano i pezzi del puzzle e li assistevano più spesso, senza che essi chiedessero aiuto o mostrassero segnali evidenti che non riuscissero nel compito, rispetto al gruppo di controllo.
Secondo la Dott. essa Asbrand, quanto osservato è in linea con quanto emerso negli studi precedenti.
La studiosa ha spiegato, in più, che questo coinvolgimento eccessivo si estende anche in altri compiti, quali prepararsi per la scuola, così come attività che richiedono interazione.
Questi dati, quindi, mostrano che c’è un controllo generale da parte delle madri sul comportamento dei loro figli.
“Toccando il puzzle, le madri possono dare l’impressione che il loro figlio non sia in grado di risolverlo da solo, limitando in tal modo il suo grado di autoefficacia”, ha spiegato la Dott. essa Asbrand. “Di conseguenza, questo tipo di controllo può portare il bambino ad aspettarsi sempre un ambiente minaccioso, il che potrebbe aumentare l’ipervigilanza e la paura individuale.
Tale comportamento, da parte delle prime, limita anche le opportunità dei loro figli di applicare con successo strategie di coping per le nuove situazioni che si trovano ad affrontare da soli”.
D’altro canto, ha aggiunto la studiosa, l’aspetto positivo di questa situazione è che esse non si dimostravano eccessivamente critiche, o negative, sulle prestazioni dei loro figli.
La Dott. essa Asbrand ha concluso il suo intervento, sottolineando la necessità di concentrarsi sull’applicazione di strategie volte a cambiare i processi di interazione all’interno delle famiglie, ad esempio formando i genitori a reagire in modo più flessibile nei confronti dei figli.
Fonte: ScienceDaily
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)