Droghe psichedeliche e cambiamenti di personalità
Ricerche recenti suggeriscono che alcuni farmaci psichedelici, come la psilocibina e l’ LSD, potrebbero influenzare alcuni tratti di personalità, come l’apertura all’esperienza, determinandone così un cambiamento a breve o a lungo termine.
Da un punto di vista descrittivo, la psilosicibina è una triptammina psichedelica presente in alcuni funghi come il “Psilocybe” e lo “Stropharia”; ha una struttura simile al neurotrasmettitore della serotonina e, a livello sperimentale, è utilizzata per il trattamento dei disturbi di personalità e delle cefalee a grappolo resistenti alle terapie tradizionali.
Diversi studi hanno osservato che, in alcuni volontari a cui è stata somministrata la psilocibina, si manifestava un aumento duraturo dell’apertura all’esperienza che è stato evidente anche a distanza di un anno.
Uno nuovo studio ha anche riscontrato che i consumatori abituali di LSD, ossia che assumono la sostanza una volta a settimana, presentano nel momento immediato un breve aumento dell’apertura all’esperienza che, però, tende a manifestarsi anche a distanza di due settimane dall’assunzione della dose.
Questi studi sollevano pertanto alcune domande intriganti sulla natura degli effetti di tali farmaci sulla personalità e sulla natura del cambiamento della personalità.
Quando parliamo di “apertura all’esperienza”, facciamo riferimento all’ampiezza, profondità e complessità della vita mentale di una persona.
Le persone altamente aperte all’esperienza tendono ad essere intellettualmente curiose, artisticamente sensibili, interessate e nuove esperienze e presentano un’immaginazione attiva.
Nella maggior parte delle persone, questo tratto di personalità rimane normalmente stabile nel lungo periodo.
Tuttavia, vi sono anche evidenze rispetto al fatto che le persone sperimentano fluttuazioni temporanee in termini di stati mentali, su base giornaliera, e relativamente ai tratti di personalità.
Ad esempio, le persone possono presentare una tendenza nel sentirsi più introverse al mattino e più estroverse la sera, anche se il loro livello generale di introversione/estroversione rimane stabile nel lungo periodo.

Allo stesso modo, le persone potrebbero sperimentare temporanei cambiamenti in quanto avvertono un senso di apertura o di chiusura in un determinato momento, anche se il loro livello generale di apertura tende a rimanere più coerente per lunghi periodi di tempo.
Inoltre, ci sono prove che anche i tratti di personalità abbastanza stabili possono talvolta cambiare in risposta a grandi eventi di vita; per esempio, la ricerca suggerisce che alcune persone sperimentano un aumento del nevroticismo in risposta a eventi di vita estremamente traumatici, come il terremoto.
Allo stesso modo, le persone potrebbero sperimentare cambiamenti a lungo e a breve termine nell’apertura all’esperienza in risposta a determinati eventi di attivazione.
Esistono inoltre alcune prove che supportano l’idea di una relazione bidirezionale tra l’apertura all’esperienza e gli effetti dei farmaci o droghe psichedeliche.
Le persone con elevati livelli di apertura all’esperienza sono più inclini a manifestare stati alterati di coscienza.
Più specificamente, coloro che presentano tratti elevati di “assorbimento”, strettamente connessi all’apertura all’esperienza, presentano risposte particolarmente forti agli effetti alteranti della psilocibina.
D’altra parte, un altro studio ha scoperto che le persone che non avevano mai assunto droghe psichedeliche prima avevano subito un aumento sostenuto dell’apertura all’esperienza dopo aver prese una dose elevata di psilocibina, evidente anche a distanza di 14 mesi.
Robin Carhart-Harris ha proposto che le droghe psichedeliche possono aumentare la flessibilità cognitiva attraverso la loro azione sul sistema serotoninergico.
Ha suggerito inoltre che i farmaci psichedelici inducano uno stato “entropico” in cui la mente/cervello opera al di fuori del suo ordinario livello ottimale, in una sorta di “regno del relativo disordine” associato ad una “cognizione non vincolata”.
È possibile che i farmaci psichedelici possano avere un effetto più o meno duraturo a questo proposito, determinando non solo degli effetti sui tratti di apertura, ma anche sulla flessibilità cognitiva.
Uno studio più recente che ha coinvolto consumatori abituali di LSD ha rilevato che la dose sperimentale era associato ad un piccolo aumento dell’apertura all’esperienza e all’ottimismo due settimane più tardi.
È interessante notare che gli utenti non hanno avuto alcun aumento del pensiero delirante durante questo periodo, e ciò suggerisce che gli incrementi registrati non erano associati a disfunzioni nella comprensione degli utenti sulla realtà.
Tuttavia, essendo uno studio molto piccolo, presenta diversi limiti; ma, se tali risultati, qualora replicati su un campione molto più vasto, dovessero essere ri-confermati, solleverebbero certamente alcune domande intriganti sui cambiamenti di personalità associati alle droghe psichedeliche.
Ciò che è risultato interessante notare è che anche i consumatori abituali hanno sperimentato un aumento breve dell’apertura all’esperienza.
Poiché sembra che l’uso psichedelico possa aumentare notevolmente questo tratto di personalità, si potrebbe pensare che gli utenti esperti abbiano raggiunto un livello massimo di apertura.
Una possibilità, molto speculativa, è che negli utenti esperti i livelli di apertura all’esperienza fluiscono nel tempo, crescendo e diminuendo in risposta all’utilizzo.
Questa possibilità potrebbe essere testata chiedendo ai consumatori di tenere traccia dei loro livelli di apertura nel tempo, per determinare se le fluttuazioni di questo tratto siano correlato all’uso di psichedelici.

Se le persone che utilizzano LSD sperimentano la modifica della personalità entro un breve periodo di due settimane, ciò solleva una domanda su come sappiano che sono cambiati e in cosa consiste questa modifica.
Una possibilità è che gli aumenti di apertura a breve termine siano legati agli stati mentali quotidiani; come è stato sottolineato precedentemente, le persone possono sperimentare cambiamenti quotidiani nei loro stati di personalità, anche se i loro tratti generali rimangono stabili nel tempo.
Forse un’esperienza che altera fortemente la mente come l’assunzione di LSD è seguita da un aumento dei tratti di personalità legati all’apertura all’esperienza nella vita quotidiana, come ad esempio un aumento delle sensazioni soggettive di curiosità nei giorni e nelle settimane successive all’evento.
Questo potrebbe porsi quindi come elemento che porta gli utenti a valutare sé stessi in modo più positivo rispetto ad un’esperienza che è successiva a quella annessa all’assunzione di LSD.
Con il passare del tempo, le esigenze della vita mondana potrebbero però aumentare il “costo” dell’esperienza, portando ad una riduzione del numero e dell’intensità di tali stati, e abbassando così i livelli di apertura.
Una possibilità alternativa è che i farmaci psichedelici inducano un cambiamento più globale nel modo in cui gli utenti si sentono in sè stessi, in modo che possano sentire come stanno vivendo il mondo in un modo diverso.
In questa prospettiva, una modifica del concetto di Sé si pone come filtro che induce i cambiamenti negli stati di personalità.
Ciò potrebbe spiegare perché il cambiamento della personalità possa essere duraturo e pervasivo in alcune persone. È anche possibile che la modifica di personalità possa coinvolgere elementi di entrambi i processi.
Volendo concludere, la possibilità di condurre studi più approfonditi potrebbero contribuire ad aumentare la nostra comprensione di ciò che significa cambiare la personalità, e di come le persone valutano le proprie caratteristiche in risposta all’assunzione di questa sostanza.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)