Ferite d’amore
Quante volte ci sentiamo disperati e terribilmente in collera con il nostro “lui” (o “lei”): la causa di tutte le nostre sofferenze. Lui (Lei) che ci ha offesi, rifiutati, umiliati, lui (lei) che ha infilzato la lama dentro le nostre ferite più profonde e inconfessabili.
È proprio in questi momenti che riusciamo a comprendere che amare è di per sé un grande rischio ed allo stesso tempo un atto di coraggio, e già qui siamo a buon punto: chi ama in un certo senso è “in carreggiata, il che vuole dire che ha accettato “il gioco della vita”… e pensare che molte persone passano tutta la loro esistenza sedute in panchina.
Alzarsi dalla panchina e giocare la partita ci offre buone prospettive di crescita, ma significa anche saper affrontare una buona dose di sofferenza. È proprio dalla sofferenza, dalla nostalgia e soprattutto dal riconoscimento di noi stessi che siamo chiamati ad attuare in questi momenti dolorosi che nasce il nostro bagaglio più prezioso di conoscenza e non solo: nascono anche l’arte o la poesia.

Spesso la vita ci pone davanti a esperienze di sofferenza che risulteranno determinanti per la nostra crescita ed evoluzione personale, ma il cui significato, a volte, ci apparirà chiaro solamente molto tempo dopo. L’importante è sapersi abbandonare alla forza dinamica e trasformativa di questi momenti dolorosi che ci “aprono gli occhi” e ci rendono consapevoli di ciò che veramente può saziare la nostra sete di vita. Sofferenza di cui molte volte saremo grati, alla vita o al destino, per averla sperimentata.
Innamorarsi in inglese si dice to fall in love: “cadere in amore” e quando “cadiamo” perdiamo i nostri punti di appoggio e di riferimento e siamo in balia dell’Altro. Ci troviamo in mezzo alla tempesta… nell’occhio del ciclone della vita e possiamo trovare sostegno solamente in noi stessi.
Ricordo una frase che Kafka scrisse a Milena, la donna che ha tanto amato, in una sua famosa lettera: “…tu sei il coltello con il quale frugo dentro me stesso”.
L’innamoramento viene visto, da questa prospettiva, come un fecondo momento d’incontro non solo con l’altro, ma soprattutto con se stessi. In questi momenti vengono scardinate antiche difese: difese contro il mondo, ma anche difese contro la nostra stessa capacità di sentire… e di contattare la nostra dimensione più profonda: soltanto ciò che penetra in profondità e che rompe la nostra corazza, come la freccia di cupido, diviene per noi davvero significativo.
Essere attratti da un partner cosiddetto “bugiardo”, “infedele”, “inaccessibile”… potrebbe significare, per chi fa questo tipo di “scelta”, un momento di confronto proprio con l’abbandono, l’umiliazione, il tradimento… che già da prima gli erano compagni invisibili.
Da questa sfida possiamo uscirne più forti e consapevoli. Nel bene e nel male siamo stati finalmente colpiti e solo ciò che acquisisce per noi un così immenso significato ci può veramente salvare. Salvare dall’aridità, dall’alienazione e dall’oblio di se stessi.
Dottoressa Virginia Salles - Psicologa, Psicoterapeuta