Genitori e figli: come comunicare?
Alla base di un umore irritabile nei figli può esserci una difficoltà nel fronteggiare delle aspettative o bisogni emotivi non soddisfatti; i genitori devono pertanto apprendere delle modalità nuove di negoziare, senza avere paura di perdere il rapporto con il proprio figlio.
È un istinto naturale di ogni genitore il voler vedere i propri figli felici per sempre; durante la crescita infatti, dall’infanzia, passando per l’adolescenza e via dicendo, il desiderio maggiore di ogni genitore è quello di pensare che la felicità del proprio bambino non sia mai andata via.
Quando però subentrano alcune fasi delicate dell’adolescenza, può succedere che i figli manifestino un umore irritabile e che alla minima critica assumano un atteggiamento provocatorio.
Rispetto a queste situazioni, è bene precisare che, in primo luogo, alla radice dei problemi adolescenziali possono esserci delle difficoltà nel fronteggiare delle aspettative non soddisfatte.
Se infatti si nota, nel proprio figlio, un umore irritabile per più di tre settimane, probabilmente lui/lei sta cercando di fronteggiare la mancanza di soddisfazione che si unisce ad un tema generale, molto spesso riscontrabile negli adolescenti, ossia un bisogno emotivo non soddisfatto.
Inoltre, se l’adolescente ha l’abitudine di esprimere le proprie frustrazioni attraverso atteggiamenti irritabili verso il genitore, probabilmente è perché li vede come fonte sicura dal quale riuscire a trarre una sorte di ricarica emotiva.
Significa cioè che lui/lei si sente all’interno di una zona sicura in cui poter tirare fuori le proprie frustrazioni, senza preoccuparsi delle conseguenze; purtroppo però, questa modalità non è sana o funzionale rispetto al benessere emotivo e mentale.
Molti genitori in questa situazione, di solito, sviluppano una paura irrazionale di perdere il rapporto con il proprio figlio, soprattutto quando il bambino o il ragazzo vive tra due famiglie.
Questa paura è ovviamente comprensibile ma irrazionale, poiché come sottolinea la letteratura, i ragazzi che spesso manifestano rabbia o frustrazione verso i genitori, non hanno alcun desiderio o intenzione di tagliare i legami con il genitore con cui litigano più spesso.

Purtroppo, i genitori che hanno questa paura, peggiorano involontariamente le cose, prendendo decisioni avventate e basate sulla paura ogni volta che sospettano che il proprio figlio stia per arrabbiarsi.
Tipicamente, la dinamica che si crea è: il genitore emette una direttiva al figlio; nota che il figlio sta per arrabbiarsi e ritornano sulla direttiva, modificandola, per evitare un conflitto con lui/lei.
Successivamente, il ragazzo assume atteggiamenti impropri o estremi, ponendo il genitore in una posizione marginale e spingendolo quindi ad intraprendere dei comportamenti drastici verso di lui.
Il ragazzo a quel punto si sente ingiustamente trattato e risentito verso il genitore e, a sua volta, il genitore si sente in colpa per le conseguenze prodotte.
Idealmente, se si tratta di un adolescente arrabbiato, le cose dovrebbero invece svolgersi così: il genitore fornisce una direttiva; anche se nota che il figlio sta per arrabbiarsi non fa alcun tentativo di modificare o appianare la situazione, e aspetta di vedere come il figlio si comporta.
Nella maggior parte dei casi, il ragazzo, sicuramente con molta riluttanza e lentezza, segue però la direttiva.
Nel caso in cui però egli rifiuti di accettare la direttiva, la madre o il padre potrebbero avvicinarsi con calma e chiedere al proprio figlio il perché di quel rifiuto, o perché è così arrabbiato.

Adottare una modalità di questo tipo, potrebbe così innescare nel proprio figlio una voglia di condividere la propria opinione, ma se il genitore è in grado di gestire e spiegare meglio le motivazioni della sua scelta, è molto probabile che il figlio arrivi a rispettare la sua direttiva iniziale.
A tal proposito, è bene però tenere presente che per far funzionare tale strategie, il genitore deve avere una piena consapevolezza su come il suo comportamento influenza la vita del proprio figlio.
È naturale che i genitori possano chiedere: “cosa succede se dice ancora di no? Dopo che ci si avvicina con più calma?”; la risposta standard è quella di ‘risciacquare’ e ripetere il tutto.
In realtà, dopo essersi avvicinati a lui/lei con tranquillità e senza atteggiamenti minacciosi, raramente si assiste ad un comportamento ribelle.
Quando i genitori sono impigliati con gli adolescenti è perché il comportamento di questi ha un impatto negativo sullo stile di vita del genitore, e al pari dell’adolescente, il genitore ha difficoltà ad affrontare la sua delusione per le aspettative non soddisfatte.
È facile che i genitori degli adolescenti dimentichino che i loro bambini sono ora più vicini alla transizione all’età adulta rispetto agli anni passati.
Di conseguenza, le regole di impegno, affetto e negoziazione sono cambiate. Il bambino che una volta seguiva qualunque consiglio del genitore per ottenere la sua approvazione, ora, da adolescente, domina invece la sua decisione.
Pertanto, la soluzione a questo è spesso contraria a quella che funzionava in passato!
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)