Gli effetti benefici della corsa
Secondo un recente studio la corsa può significativamente ridurre il livello di molecole infiammatorie nell’articolazione del ginocchio e facilitare così il movimento fluido della articolazioni.
Un nuovo studio, pubblicato sul “Journal of Applied Physiology” effettuato dagli scienziati della Brigham Young University hanno scoperto che la corsa può ridurre le infiammazioni delle articolazioni del ginocchio.
Secondo i risultati dei ricercatori, l’attività fisica del correre può anche essere inquadrata come un tipo di profilassi contro l’osteoartrite.
L’osteoartrite è una malattia articolare comune che colpisce circa 27 milioni di persone negli Stati Uniti; è caratterizzata da un danno progressivo alla cartilagine articolare, un materiale duro, ma elastico, che ricopre l’estremità delle ossa lunghe, riducendo gli attriti, aumentando la capacità di assorbire gli impatti e migliorando la funzionalità complessiva dell’articolazione.
Un danno alla cartilagine articolare può così provocare una restrizione del movimento fluido, accompagnato da dolore e gonfiore.
Per questo studio, Matt Seeley e il suo team, hanno misurato i marcatori dell’infiammazione nel liquido articolare del ginocchio di diversi uomini e donne sani con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, prima e dopo l’esecuzione di 30 minuti di tapis roulant.
I loro risultati suggeriscono che la corsa può significativamente ridurre il livello di molecole infiammatorie nell’articolazione del ginocchio e facilitare così il movimento fluido della articolazioni.
I ricercatori ipotizzano che l’esercizio regolare protegge da disturbi articolari degenerativi attraverso un complesso processo noto come “condroprotettore”, che preserva l’integrità delle cellule della cartilagine, i cosiddetti condrociti.
I ricercatori ritengono inoltre che la corsa possa rallentare il processo degenerativo che porta all’osteoartrite.
Più specificamente, i ricercatori hanno evidenziato una diminuzione di due marcatori di specifiche citochine nell’estratto del liquido sinoviale, dette GM-CSF e IL-15, dopo i 30 minuti di attività fisica sul tapis roulant.
Coloro che invece appartenevano al gruppo di controllo, i quali non hanno praticato l’attività fisica, mostravano invece livelli statici dei marcatori di infiammazione, che sono stati estratti sia prima che dopo un’attività fisica diversa dalla corsa.
Il Dottor Seeley ha sottolineato che “l’idea che correre una lunga distanza sia un male per le ginocchia potrebbe essere un mito. Questo studio non indica che i corridori di lunghe distanze siano più inclini a sviluppare l’artrosi rispetto a qualunque altra persona. Al contrario, questo studio suggerisce che l’esercizio può rappresentare una sorta di auto-medicazione”.
A sostegno di tale studio sono stati intervistati diversi corridori e maratoneti, al fine di comprendere e valutare la presenza di dolore o osteoartrite.
Tra i soggetti intervistati, la maggior parte avevano intrapreso un’attività fisica da corridori o maratoneti dall’età di 17 anni, senza mai smettere fino ad oggi.
Gli atleti continuano infatti a partecipare a decine di Triathlon e maratone, e confermano come la corsa possa effettivamente ridurre l’infiammazione articolare in base alla loro esperienza di vita.
Alcuni, continuano a correre almeno un’ora e mezza al giorno quasi tutti i giorni della settimana, senza riportare alcun fastidio, dolore o rigidità alle articolazioni.
I risultati dello studio li hanno anche sollevati, in quanto il praticare con regolarità l’attività fisica potrebbe servire a mantenere le articolazioni lubrificate e senza dolore.
I ricercatori sottolineano come questi risultati possano essere replicati e servire come fonte di motivazione che spinga gli altri ad esercitarsi e praticare maggiormente l’attività fisica, indipendentemente dall’età.
Uno degli autori ha infatti concluso sottolineando come “quello che ora sappiamo è che per i giovani, individui sani, l’esercizio fisico crea un ambiente anti-infiammatorio che può essere utile in termini di salute delle articolazioni a lungo termine”.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)