Gli effetti dello stress precoce sulla cognizione ed il comportamento
Gli effetti negativi dello stress precoce possono manifestarsi durante l'infanzia sotto forma di disturbi comportamentali, neurologici e cognitivi quali: comportamento asociale e sconsiderato, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (DDAI), disturbi del sonno, funzionamento eccessivo dell'amigdala come iper-reattività alla paura, disturbi d'ansia e dell'umore.
Il cervello umano subisce un rapido sviluppo dalla tarda gestazione alla prima infanzia.
Le strutture cerebrali che stanno sviluppandosi o subendo cambiamenti legati all'età sono più vulnerabili agli effetti dello stress.
Il trauma in diversi momenti della vita di un individuo potrebbe essere associato a esiti diversi, a seconda della struttura cerebrale che è stata colpita al momento dell'esposizione alle avversità.
L'ippocampo, l'amigdala ed i lobi frontali del cervello sono responsabili dello sviluppo delle funzioni cognitive ed emotive.
L'esposizione ripetuta allo stress innesca l'attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguente produzione di glucocorticoidi da parte della ghiandola surrenale.
I glucocorticoidi sono essenziali per la normale maturazione del cervello ed i suoi recettori sono espressi in tutto il cervello.
Livelli alterati di glucocorticoidi compromettono la maturazione e la sopravvivenza di diverse cellule cerebrali.
Quindi, l'espressione dei glucocorticoidi può avere effetti a lungo termine su quelle regioni del cervello che ne regolano il rilascio.
L'esposizione allo stress quando queste regioni subiscono cambiamenti può portare a difetti cognitivi e comportamentali di lungo periodo.

Gli effetti dello stress precoce nei diversi periodi della vita interagiscono e possono manifestarsi dopo un periodo di incubazione.
La depressione materna, un sottosviluppo intrauterino e basso peso alla nascita sono indici della presenza di uno stress prenatale.
Un basso status socio-economico, maltrattamento, abuso sessuale e situazioni familiari conflittuali sono considerati eventi avversi che causano stress postnatale.
Gli effetti negativi dello stress nel periodo prenatale possono manifestarsi durante l'infanzia sotto forma di disturbi comportamentali, neurologici e cognitivi.
Questi disturbi dello sviluppo includono comportamento asociale e sconsiderato, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (DDAI), disturbi del sonno e disturbi psichiatrici come sintomi depressivi, funzionamento eccessivo dell'amigdala – iper-reattività alla paura - disturbi d'ansia e dell'umore.
Tuttavia, un'assistenza post-natale qualitativamente alta spesso può contrastare positivamente questi effetti negativi.
L'ippocampo è una porzione cerebrale che continua a svilupparsi fino all'età di due anni e quindi è estremamente vulnerabile agli effetti dello stress cronico.
È stato chiaramente dimostrato che nei bambini che erano fisicamente sani alla nascita, l'abuso grave nei primi anni di vita era associato ad un ridotto volume cerebrale.
Questa riduzione del volume diminuisce con l'aumentare dell'età di esordio e aumenta con l'aumento della durata del maltrattamento.
I bambini che soffrono condizioni traumatiche quali negligenza o abbandono sono a più alto rischio di sviluppare problemi comportamentali come dipendenza da alcool o sostanze e depressione cronica più avanti nella vita.
La corteccia frontale subisce uno sviluppo maggiore durante l'adolescenza. Gli adolescenti esposti allo stress postnatale sono più a rishcio di sviluppare depressione.
Anche lo stress durante l'adolescenza può portare a varie psicopatologie come ansia e depressione.
Nell'età adulta e nella vecchiaia le regioni del cervello che subiscono il declino più rapido a causa dell'invecchiamento sono altamente vulnerabili agli effetti degli ormoni dello stress.
Uno stress maggiore provoca un aumento dei livelli dei glucocorticoidi. Questo a sua volta colpisce il lobo frontale ed il volume dell'ippocampo con conseguente riduzione dei deficit cognitivi.
Questa ricerca ribadisce quindi l'importanza della riabilitazione di bambini colpiti da traumi infantili, conflitti e abusi.
È inoltre necessario un migliore monitoraggio dell'assistenza statale o degli orfanotrofi.
Inoltre, è imprescindibile un maggiore coinvolgimento da parte delle politiche sociali volte a proteggere la parte più vulnerabile della società – i bambini – dagli effetti deleteri a lungo termine dello stress sul cervello, sul comportamento e sulla cognizione.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro