Gli individui emarginati hanno più probabilità di ricevere diagnosi psichiatriche
Un recente articolo, scritto da Kirk Schneider, affronta la questione che gli individui emarginati hanno più probabilità di ricevere diagnosi psichiatriche, mentre molti comportamenti violenti o distruttivi esibiti da individui potenti sono glorificati piuttosto che patologizzati.
Come presidente dell'Istituto Esistenziale-Umanistico e della facoltà presso la Saybrook University, Schneider è uno dei principali portavoce della psicologia esistenziale-umanistica contemporanea.
Il suo articolo, pubblicato sul Journal of Humanistic Psychology, suggerisce che la “mente polarizzata” potrebbe essere una struttura più utile per rispondere alla sofferenza rispetto alla diagnosi.
“Se vogliamo affrontare il problema dei disturbi mentali nelle nostre comunità, e in realtà nel mondo, dobbiamo affrontare le culture e le educazioni che danno origine a tale disturbo, e dobbiamo scavare per risorse molto al di là di quelle del medico o della psicologia clinica”, scrive Schneider.
Schneider osserva che “malattia mentale” è comunemente intesa come riferimento alla sofferenza psicologica, ma è stato sempre più definita in termini biologici.
Sostiene che questa attenzione biologica “ci rende quasi completamente ciechi alla loro causa più profonda”, che sostiene essere ambientale ed il risultato di una paura non riconosciuta.
Schneider solleva la questione che molte persone che si impegnano in azioni distruttive, ad esempio l'abuso e la guerra, non sono viste dalla società come una “malati psichiatrici”.

Egli usa l'esempio di molti leader politici, economici e religiosi che esibiscono tratti del disturbi antisociale di personalità o disturbo narcisistico di personalità.
Schneider scrive:
“Ora, è abbondantemente chiaro – o dovrebbe essere anche con una conoscenza superficiale della storia, così come dei nostri tempi – che questi 'disordini' di cui sopra sono i principali disturbi dell'umanità e non solo le patologie dei gruppi emarginati”.
Schneider chiede una terminologia che “possa catturare l'ampiezza del problema che convenzionalmente attribuiamo a quei gruppi emarginati e diseredati etichettati mentalmente disordinati”.
Egli suggerisce che la mente polarizzata potrebbe essere un quadro utile; a tal proposito, Schneider definisce “la mente polarizzata come una fissazione su un punto di vista in cui è presente un'esclusione totale di punti di vista in competizione e secondo me è la piaga psicosociale dell'umanità”.
In accordo con Schneider, la mente polarizzata si applica a tutte le persone in una certa misura, attraverso livelli di potere ( ad esempio, ricchi/poveri, privilegiati/marginalizzati).
Spera che questa struttura possa aiutare a spiegare come si presenta il “disturbo mentale”.
“La mente polarizzata è un quadro concettuale espanso per le diagnosi DSM; ci fornisce un contesto sociopolitico per queste diagnosi e le colloca nella narrativa molto più ampia e accurata della sofferenza storica che nelle narrazioni compartimentalizzate della fisiologia individuale, della parentela o del trauma”, scrive Schneider.
Schneider collega la mente polarizzata alla teoria della gestione del terrore: che la fissazione su un punto di vista è il risultato della paura, in particolare della paura della morte.
Quando non vengono affrontate le persone lavoreranno per evitare la loro paura, che potrebbe portare ad atti distruttivi.
Fornisce esempi di sparatorie di massa, attentati suicidi e omicidi a sfondo razziale, distruzione dell'ambiente e così via.
Schneider offre possibili modi per integrare la struttura della mente polarizzata in interventi. Raccomanda una ricerca psicologica più approfondita, riferendosi a “analisi quantitative e qualitative della condizione umana informate in modo esperienziale”.
Ad esempio, suggerisce la ricerca sulla psicoterapia di profondità per giovani, famiglie e comunità. Suggerisce anche ricerche sulle discipline artistiche, umanistiche e di intelligenza emotiva nelle scuole.
Infine, chiede studi su incontri facilitati tra membri della comunità e funzionari governativi. Schneider conclude con l'avvertimento, “se non riconosciamo che gli approcci psichiatrici convenzionali – e la terminologia - sono insufficienti al compito di rivolgersi a coloro che governano e spesso minacciano il nostro mondo, continueremo a dimenarci nella disperazione”.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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