Harvard presenta un nuovo studio sul disturbo d'ansia sociale
Gli psicologi di Harvard, Alexandre Heeren e Richard McNally raccomandano l'utilizzo di un approccio di rete per il trattamento del disturbo d'ansia sociale. Non c'è solo una, due o cinque situazioni in cui si teme il comportamento pubblico. Le situazioni si raggruppano in modi correlati, formando i nodi di una rete.
Le persone che presentano una paura estrema delle situazioni sociali possono presentare ciò che è noto come disturbo d'ansia sociale.
I sintomi che possono costituire la base per il disturbo d'ansia sociale possono includere l'ansia estrema in una qualsiasi di una serie di situazioni, che vanno dal mangiare un pasto di fronte ad altre persone, a stare in piedi e parlare ad un gruppo.
L' “ansia” in questa condizione non è una paura reale delle persone - cioè non è una fobia -, ma riflette piuttosto la paura di un numero qualsiasi di situazioni sociali.
La paura, a sua volta, porta le persone ad evitare situazioni che possono provocare inevitabilmente ansia sociale.
Tuttavia, alcune situazioni che potrebbero provocare ansia sociale sono inevitabili. Difficilmente puoi vivere per tutta la vita senza dover mangiare di fronte ad altre persone, che si tratti di un evento formale legato al lavoro o di una famiglia che si riunisce attorno al tavolo delle vacanze.
Allo stesso modo, ci saranno volte in cui dovrai alzarti e parlare di fronte agli altri, anche se è solo per offrire alcune parole di benvenuto ad un nuovo membro di un gruppo comunitario.
Da un punto di vista diagnostico, gli psicologi di Harvard Alexandre Heeren e Richard McNally osservano che la psichiatria considera il disturbo d'ansia sociale come un'entità categoriale discreta - nel senso che o la hai o no - o come un continuum, dove le situazioni sociali più vengono temute più si manifestano alterazioni.
Credono che questi approcci siano difettosi perchè non tengono conto della relazione tra i sintomi particolari dell'ansia sociale.
Invece, secondo l'approccio di “rete” che raccomandano, il Disturbo d'ansia sociale è “un fenomeno emergente che nasce dalle interazioni causali tra i sintomi”.


Non hai solo una, due o cinque situazioni in cui temi il comportamento pubblico. Le situazioni si raggruppano in modi correlati, formando i nodi di una rete.
All'interno di una rete di questo tipo potrebbe esserci la tua paura e l'evitamento di incontrare estranei.
Questo nodo sarebbe connesso al nodo della paura di andare ad una festa o di chiamare persone che non conosci molto bene. La paura di nuove situazioni sociali, sostengono, è distinta dal nodo che rappresenta la forma di evitamento rispetto ad un certo tipo di situazione.
Si può pensare a questo modello di rete in termini di punti di congiunzione centrali, all'interno dei quali i sintomi sono collegati tra loro attraverso delle linee rette.
I nodi, più sono strettamente connessi all'interno del sistema maggiore è la gravità del disturbo dell'individuo.
Se i nodi dell'ansia sociale sono strettamente collegati, sentirai la paura non solo di mangiare in pubblico, ma di parlare di fronte ai tuoi colleghi di lavoro in quell'incontro.
Se la paura di mangiare in pubblico si trova da sola ed è relativamente lontana da qualsiasi altro sintomo del disturbo, allora sarai meno incapace nel complesso.
Se desideri una metafora per capire come funziona questo modello di rete, gli autori suggeriscono di immaginare un diagramma che mostri le intricate relazioni tra i personaggi delle diverse tribù in Game oh Thrones.
I ricercatori di Harvard sostengono che “l'approccio di rete ha innescato un'esplosione di ricerche su una vasta gamma di disturbi”, ma ha ricevuto scarsa attenzione nel settore del disturbo d'ansia sociale.
Nel loro studio, gli autori hanno utilizzato l'approccio di rete per differenziare le persone con il disturbo da quelli che non soddisfano i criteri diagnostici per il disturbo d'ansia sociale.
L'approccio analitico che hanno usato in questo studio ha coinvolto la costruzione di linee tra i nodi in base alle dimensioni delle correlazioni tra ciascuno di una serie di 24 paure specifiche e i 24 corrispondenti comportamenti evitanti.
238 partecipanti, di età compresa tra i 18 ed i 66 anni, hanno ricevuto una diagnosi di disturbo d'ansia sociale e sono stati confrontati con un gruppo di individui 'sani', cioè non affetti da tale psicopatologia.
I partecipanti hanno compilato una scala composta da 24 item per valutare sia la paura che l'evitamento di situazioni quotidiane come telefonare in pubblico, lavorare mentre ci si sente osservati, recarsi in un bagno pubblico, parlare a persone autoritarie, presentarsi ai colleghi di lavoro e così via.
Per misurare la centralità del nodo di ciascuna delle 24 situazioni, gli autori hanno misurato il numero di volte in cui un nodo giaceva sul percorso più breve tra due altri nodi, la distanza media di un nodo da tutti gli altri nella rete e la somma di tutti i nodi che mostrano la correlazione di un nodo con quelli che si collegano ad esso.
La forza complessiva della rete globale è diventata la variabile chiave di interesse nel determinare se quelli con diagnosi di disturbo d'ansia sociale avessero più nodi strettamente collegati di quelli che non avevano tale diagnosi.
Ancora una volta, è bene tenere presente che la premessa alla base dello studio è che le persone con una diagnosi di disturbo d'ansia sociale reale avrebbero un numero di sintomi interconnessi rispetto a persone senza diagnosi che potrebbero avere un nodo sintomatico prominente o due relativamente indipendenti da tutti gli altri possibili nodi dei sintomi.
Ad esempio, potresti trovare odioso il recarsi in un bagno pubblico, ma divertirti nel parlare con persone che non conosci bene.
Heeren e McNally riassumono la conclusione principale del loro studio come segue: “la principale differenza tra una persona affetta da disturbo d'ansia sociale e una persona timida senza il disturbo è che la probabilità di temere (ed evitare) una situazione, predice più fortemente il temere (ed evitare) un'altra situazione”, nella persona con disturbo d'ansia sociale.
Le persone con disturbo d'ansia sociale non temono situazioni diverse rispetto a persone senza tale psicopatologia, ma le loro paure sono più fortemente interconnesse.


Ciò significa, quindi, che è più difficile intervenire per ridurre i sintomi disadattivi di una persona affetta da disturbo d'ansia sociale.
Una sorprendente somiglianza tra le persone affette da disturbo d'ansia sociale e persone che non hanno tale patologia, è che i nodi centrali implicano interazioni con persone non familiari, incluso il semplice guardarsi faccia a faccia con una persona sconosciuta.
È possibile, sulla base di questa scoperta, che gli individui affetti da disturbo d'ansia sociale abbiano avuto esperienze precoci che hanno rafforzato la loro paura degli estranei, e che questo nucleo di paure verso gli altri sia presente anche nelle persone senza disturbo.
Il trattamento delle persone affette da disturbo d'ansia sociale, secondo questo modello di rete, dovrebbe mirare ai loro nodi centrali di paura ed evitamento.
Ciò significa che i terapeuti dovrebbero prima costruire il modello delle interconnessioni mostrate dai loro particolari clienti e poi approfondire i nodi più intrecciati all'interno del sistema dei sintomi nel loro complesso.
Come suggeriscono gli autori, “la disattivazione di un nodo altamente connesso può favorire una cascata di benefici a valle” che potrebbe disattivare altri nodi meno centrali nel sistema.
La buona notizia è che l'approccio di rete suggerisce una serie pratica di passaggi che è possibile sfruttare in terapia, se in realtà si dispone di questa diagnosi.
L'adempimento nelle situazioni sociali spesso implica incontrare nuove persone e assumersi dei rischi di fronte a loro.
Prendere in giro la fonte delle proprie paure e rintracciarle alle loro radici, potrebbe essere solo il primo passo per superarle.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro