I tentativi di suicidio in adolescenza possono comportare un disturbo cardiaco in età adulta.
Le esperienze a contatto con il suicidio in adolescenza potrebbero essere collegate con un rischio cardiaco prematuro.
Secondo la ricerca pubblicata dall’American Psychological Association, gli adolescenti, in particolare i ragazzi, che hanno cercato di uccidersi, o che sono stati vicini a qualcuno che ha tentato il suicidio, potrebbero sviluppare, intorno ai 20 anni, una percentuale più alta di fattori di rischio correlati ad un disturbo cardiaco successivo.
Nello studio, infatti, essi presentavano una pressione sanguigna più alta ed un’infiammazione sistemica di basso grado, mentre le coetanee di sesso femminile avevano più probabilità di essere sovrappeso/obese ed avere una pressione sanguigna alta, se qualcuno a loro caro aveva cercato di uccidersi.
I risultati erano costanti anche quando i ricercatori li verificarono in base all’educazione, alle avversità sociali ed economiche ed ai problemi comportamentali.
“Raramente si osserva la salute fisica negli studi di follow-up sui casi di tentato suicidio”, ha detto l’autore capo dello studio, la Dr. essa Lilly Shanahan, assistente professore di Psicologia e Neuroscienze alla University of North Carolina-Chapel Hill. “Ciò che stiamo constatando è che i tentativi di suicidio in adolescenza – che, in genere, sono considerati un problema di salute mentale – potrebbero annunciare la possibilità di sviluppare anche disturbi nella sfera fisica durante la prima età adulta”.
Lo studio.
Il campione analizzato proveniva dall’Add Health Survey ed era rappresentativo, a livello nazionale, degli adolescenti americani dai 7 ai 12 anni, intervistati a partire dal 1994. Di essi, circa il 10% riportò di aver tentato il suicidio almeno una volta, mentre più del 40% riportò di essere a conoscenza del tentativo di suicidio di un membro della famiglia o di un amico.
Questi dati furono calcolati per altre quattro volte lungo i 13 anni successivi.
I ricercatori raccolsero, inoltre, le informazioni per determinare stato socioeconomico, comportamenti inerenti la salute, salute generale, depressione, avversità precoce ed impulsività dei partecipanti.
La pressione sanguigna, l’altezza ed il peso furono misurate durante la quarta parte dello studio, come lo fu l’infiammazione sistemica di basso grado, che fu rilevata attraverso campioni di sangue.
“I tentativi di suicidio negli adolescenti maschi sono meno comuni rispetto a quelli delle coetanee di sesso femminile, ma potrebbero segnalare un rischio più serio per problemi di salute fisica successivi”, ha detto la Dr. essa Shanahan. “In più, la ricerca precedente aveva mostrato che per diverse persone ciò si accompagna a stigmatizzazione maggiore, isolamento sociale, comportamenti non salutari e minori realizzazioni a livello educativo e lavorativo”.
Tutti questi fattori, aggiunti al tentativo di suicidio in sé, potrebbero contribuire a rischi per la salute fisica futura, ha aggiunto la studiosa.
Nonostante i tentativi di suicidio delle donne non fossero associati ad un rischio maggiore di disturbo cardiaco, coloro che, durante l’adolescenza, avevano conosciuto qualcuno che aveva tentato il suicidio, avevano più probabilità di essere obese o di avere una pressione sanguigna più alta nella prima età adulta.
Anche se queste differenze erano piccole rispetto a quelle degli uomini, i risultati sono coerenti con la ricerca precedente, la quale ha dimostrato che le donne tendono ad essere più influenzate dagli eventi negativi gravi all’interno delle loro reti sociali, rispetto alla controparte maschile.
I marcatori di rischio fisiologico furono misurati una volta sola, alla fine dello studio. Quindi, gli autori non hanno potuto concludere con certezza se ci sia un collegamento causale tra tentativi di suicidio e rischio di disturbo cardiaco e suggeriscono di indirizzare le ricerche successive per la verifica di questi risultati.
“E’ importante considerare i tentativi di suicidio come un marcatore dei potenziali rischi futuri per la salute, e non una causa, e tenere a mente che quelle persone, che sono state influenzate dal proprio o altrui tentativo di suicidio, potrebbero beneficiare di un trattamento che si concentri sia sulla salute mentale, che su quella fisica”, ha concluso la Dr. essa Shanahan.
Fonte: apa.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)