Identificato il microRNA che permetterebbe di zittire le “voci” della Schizofrenia.
Una nuova importante scoperta per la cura della Schizofrenia.
Gli scienziati del St. Jude Children's Research Hospital hanno identificato un piccolo RNA (microRNA), che potrebbe essere essenziale per ripristinare la normale funzionalità in un circuito cerebrale associato con le “voci” e le altre allucinazioni tipiche della Schizofrenia.
Esso, inoltre, potrebbe essere un importante punto di riferimento per lo sviluppo di nuovi farmaci antipsicotici.
Lo studio.
Partendo dai risultati provenienti dalle ricerche precedenti, effettuate presso il St. Jude, questo studio offre nuovi dettagli importanti circa il meccanismo molecolare, che interrompe il flusso di informazioni lungo il circuito neuronale, che collega due regioni cerebrali, coinvolte nell’elaborazione delle informazioni uditive.
I risultati forniscono anche degli indizi circa il motivo, per il quale i sintomi psicotici della Schizofrenia, spesso, non compaiono fino alla tarda adolescenza o l’inizio dell’età adulta.
“Nel 2014, abbiamo identificato il circuito cerebrale specifico, oggetto d’azione dei farmaci antipsicotici. Tuttavia, è ormai accertato che gli antipsicotici esistenti possono provocare anche effetti collaterali devastanti”, ha spiegato il Dott. Stanislav Zakharenko, membro del St. Jude Department of Developmental Neurobiology. "In questo studio, abbiamo identificato il microRNA, che gioca un ruolo chiave nel danneggiamento di questo circuito, ed abbiamo dimostrato come la sua deplezione fosse necessaria e sufficiente per inibire il normale funzionamento del circuito nei topi modello”.
“Abbiamo trovato anche degli elementi che suggeriscono che questo microRNA, denominato miR-338-3p, dovrebbe essere preso in considerazione per lo sviluppo di una nuova classe di farmaci antipsicotici con minori effetti collaterali”, ha aggiunto l’autore.
Discussione dei risultati.
Dall’osservazione di topi con sindrome da delezione 22q11, i ricercatori hanno identificato miR-338-3p come il microRNA che regola la produzione della proteina recettore D2 della Dopamina (DRD2), che è il primo obiettivo degli antipsicotici.
Questo dato è molto importante, visto che gli individui con la sindrome da delezione hanno il rischio di sviluppare problemi di comportamento da bambini, e che tra il 23% ed il 43% di essi sviluppa la Schizofrenia, una malattia cronica grave che colpisce il pensiero, la memoria ed il comportamento.
Gli scienziati hanno osservato che DRD2 aumentava nel talamo uditivo quando diminuivano i livelli del microRNA, mentre ricerche precedenti avevano collegato livelli elevati di DRD2 nel talamo uditivo ad interruzioni del circuito cerebrale nei topi con mutazione.
I ricercatori, inoltre, hanno riferito che la proteina era elevata nella stessa regione del cervello di individui con Schizofrenia, ma non negli individui in buona salute.
Agli individui con la sindrome da delezione, dunque, manca parte del cromosoma 22, il che li priva delle normali copie di più di 25 geni. Tra questi ultimi c’era anche Dgcr8, che facilita la produzione del microRNA.
Grazie al lavoro effettuato sui topi modello, i ricercatori hanno collegato, infine, la sindrome da delezione 22q11, e la conseguente eliminazione del gene Dgcr8, con la diminuzione del livello di miR-338-3p nel talamo uditivo. Quest’ultimo fatto è stato associato ad un aumento della proteina DRD2 e ad una segnalazione ridotta tra talamo e corteccia uditiva, una regione del cervello implicata nelle allucinazioni uditive: i livelli di miR-338-3p erano più bassi nel talamo di persone con Schizofrenia, rispetto ai soggetti della stessa età e dello stesso sesso senza la diagnosi.
D’altro canto, il reintegro dei livelli del microRNA nel talamo uditivo dei topi con mutazione ridusse la proteina DRD2 e restaurò il normale funzionamento del circuito.
Questo risultato suggerisce, quindi, che questo particolare microRNA potrebbe essere il punto di partenza, grazie al quale dar vita ad una nuova classe di farmaci antipsicotici, che agiscano in modo più mirato e con minori effetti collaterali.
I risultati, infine, forniscono maggiori informazioni sul ritardo relativo all’età della comparsa dei sintomi della Schizofrenia.
I ricercatori hanno notato, infatti, che i livelli del microRNA diminuivano con l’età in tutti i topi, ma quelli con mutazione avevano, all’inizio, quantitativi minori di miR-338-3p.
“Un livello minimo del microRNA può essere necessario per prevenire la produzione eccessiva di DRD2, la quale danneggia il circuito”, ha aggiunto il Dott. Zakharenko. “Anche se i livelli di miR-338-3p diminuivano quando i topi normali invecchiano, essi rimanevano, comunque, al di sopra della soglia necessaria ad evitare una sovra espressione della proteina. Al contrario, la sindrome da delezione comportava nei topi un rischio maggiore di cadere sotto tale soglia, quindi una probabilità maggiore che tale circuito venisse danneggiato”.
Fonte: ScienceDaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)