Il “cervello adolescente”
La ricerca sul 'cervello adolescente' continua ad evolversi e ci fornisce risposte importanti sul perchè gli adolescenti si comportano o reagiscono in determinati modi.
In qualità di psicologi e psicoterapeuti, è importante per noi essere in grado di dare un senso al modo in cui i ragazzi agiscono.
Il comportamento ha senso quando comprendiamo che cosa lo provoca e le risposte più efficaci per gli adulti diventano più chiare quando viene rivelata la natura dello sviluppo dell'adolescente. In tal senso, il cervello è un ottimo punto di partenza!
L'adolescenza pone circostanze neurobiologiche uniche che, se comprese, possono aiutare a mettere in prospettiva e leggere in modo più funzionale i comportamenti degli adolescenti.
Comprendere questi aspetti della crescita adolescenziale ci aiuterà a mantenere una posizione aperta in modo da poter costruire relazioni efficaci e autentiche con gli adolescenti che riceviamo nella pratica clinica.
Fortunatamente, la ricerca sul cervello adolescente continua ad evolversi e ci fornisce risposte sul perchè gli adolescenti fanno quel che fanno.
Pertanto, perchè i ragazzi si comportano in determinati modi?
1° rmotivo: La loro corteccia prefrontale è ancora in via di sviluppo.
La corteccia prefrontale potremmo definirla l'amministratore delegato del cervello. È responsabile per la pianificazione, organizzazione e sintesi di tutte le informazioni che arrivano nel cervello, nonché della comprensione di cosa fare con esse in un modo diretto, efficiente e sistematico.


Molti dei comportamenti tipicamente associati agli adolescenti – la detestabilità, la scarsa capacità di giudizio, la mancanza di pianificazione e previsione e l'inefficace risoluzione dei problemi – sono pesantemente influenzati dall'immaturità della corteccia prefrontale.
Studi longitudinali sul cervello degli adolescenti ci dicono che la corteccia prefrontale non è completamente sviluppata fino all'età di almeno 25 anni.
Molti dei comportamenti sopra-citati e associati agli adolescenti sono inoltre pesantemente influenzati dall'immaturità del lobo frontale.
Riconoscere che si tratta di un reale deficit di sviluppo può aiutare a minimizzare la personalizzazione dei comportamenti adolescenziali.
Lo sviluppo del cervello dipende da una serie di variabili come la genetica, l'esposizione alla stimolazione, l'ambiente sociale, il clima familiare e via dicendo.
Ma il semplice processo di crescita e maturità aiuta la corteccia prefrontale a sviluppare e guidare risposte più mature ed utili.
Fino ad allora, una risposta adulta misurata ed un feedback onesto ma rispettoso, potrebbe aiutarli ad esaminare ciò che hanno fatto ed i modi per farlo meglio la prossima volta, contribuendo così a far crescere le connessioni neuronali in quest'area del cervello.
Inoltre, l'opportunità di parlare a voce alta delle proposte circa la risoluzione dei problemi sarà un ulteriore modo efficace per modellare questa abilità e aiutarla ad evolversi.
2° motivo: L'amigdala dell'adolescente è iperattiva.
Durante l'adolescenza, la parte del cervello più attiva è l'amigdala. Si trova in profondità nel tronco cerebrale ed è responsabile della regolazione emotiva e delle reazioni primitive ed istintuali tra cui la paura e l'aggressività.
In qualità di esseri umani, questa parte del nostro cervello ci ha permesso di sopravvivere nel corso dell'evoluzione umana.
È anche coinvolta nelle modalità con cui gli adolescenti elaborano e valutano le informazioni. Quando pensiamo che gli adolescenti siano lunatici, eccessivamente reattivi o su montagne russe emozionali, queste sono esperienze molti reali per loro.
Gli studi che hanno utilizzato la Risonanza magnetica funzionale (fMRI) mostrano che gli adulti interpretano le espressioni facciali usando la regione corticale del cervello, ossia la sede del pensiero, mentre gli adolescenti interpretano i volti usando l'amigdala, ossia l'emozione.
Le loro percezioni vengono cioè incanalate attraverso il loro centro emotivo. Questo processo spiega perchè gli adolescenti tendono a sovra-personalizzare le comunicazioni degli altri.
Questa comprensione ci aiuta ad essere più empatici nella nostra risposta ai giovani e lascia spazio a qualche beneficio del dubbio, ad un delicato chiarimento e alla convalida che le loro interpretazioni, anche se probabilmente sbagliate, sono percepite da loro come reali.
3° motivo: mielinizzazione, modellamento cerebrale e neuroplasticità
Un risultato importante nella ricerca sul cervello adolescente in via di sviluppo è che va incontro ad un cambiamento della forma fisica subendo un processo di specializzazione chiamato “potatura”.
Le connessioni neuronali da comportamenti non più necessari scompaiono letteralmente mentre altre si formano attraverso l'impegno in una nuova e più mirata comprensione e attività. Questo processo è facilitato dalla mielinizzazione.
La mielina è una sostanza grassa che isola le connessioni tra le cellule cerebrali, in particolare quelle vie che vengono utilizzate più spesso.
Con un uso frequente, i percorsi del cervello, diventano mielinizzati, creando cioè un percorso più veloce ed efficiente per questo compito.


Questo è il motivo per cui, quando impariamo qualcosa di nuovo, all'inizio è difficile. La maggior parte di noi deve concentrarsi su un'abilità e praticarla più e più volte fino a quando i percorsi per quelle abilità diventano mielinizzati.
I processi che avvengono nel lobo frontale del cervello – focalizzazione, attenzione, comportamento orientato all'obiettivo, giudizio e problem-solving - combinati all'iperattività dell'amigdala, creano sfide uniche per gli adolescenti.
Il DNA, il tempo e le opportunità per la pratica e l'apprendimento consentono percorsi neuronali adattivi per la mielinizzazione ed il rafforzamento.
Le relazioni di supporto e di comprensione con gli adulti rappresentano uno strumento potente per guidare gli adolescenti verso la maturità mentre i loro cervelli sono ancora pienamente in via di sviluppo.
Volendo concludere, in qualità di adulti, più offriamo agli adolescenti opportunità di concentrarsi, prestare attenzione, praticare comportamenti diretti agli obiettivi, usare il buon senso e risolvere i problemi, mentre comprendiamo che le emozioni sono in gioco e che gli errori sono più che “naturali”, meglio sarà.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro