Il collegamento tra social media ed assunzione di alcol.
Qual è l’influenza dei social media sulla propensione a bere?
Uno degli innegabili poteri dei social media è la loro capacità di influenzare le persone ed i loro comportamenti.
Uno studio della Michigan State University, pubblicato sul “Journal of Interactive Advertising”, trova che questo è particolarmente vero quando si tratta della propensione ad assumere alcol.
I ricercatori della MSU hanno trovato che, quando i partecipanti in uno studio erano esposti ad annunci che reclamizzavano la birra, invece che a quelli che vendevano acqua in bottiglia, erano più inclini a considerare di bere dell’alcol.
“In questo studio volevamo vedere se la mera esposizione ai messaggi riguardanti l’alcol sui social media faceva qualche differenza in termini delle intenzioni che esprimevano le persone nel consumarlo, così come nei comportamenti correlati”, ha spiegato il Dr. Saleem Alhabash, assistente professore di Pubblicità e Pubbliche Relazioni alla MSU.
Lo studio.
Nello studio, 121 partecipanti furono esposti a degli annunci su Facebook.
Un gruppo di essi vedeva le pubblicità di una marca di birra, l’altro quelle di una marca di acqua in bottiglia.
Alla fine dello studio, come incentivo per avervi preso parte, fu offerta a ciascuno una carta regalo a scelta tra due – una per un bar, l’altra per una caffetteria.
Di quelli che avevano visto l’annuncio sulla birra, il 73% scelse il buono per il bar, mentre dell’altro gruppo solo il 55% circa scelse questa opzione.
“Cosa ci dicono questi risultati è che c’è un effetto tangibile sulle persone e che esso può essere attribuito alla pura esposizione a questi messaggi”, ha spiegato l’autore. “Essa comporta, infatti, che queste persone finiscano per pensare all’alcol”.
Considerazioni aggiuntive.
Il Dr. Alhabash ha poi aggiunto che lo studio fa emergere questioni sui social media e la loro capacità di influenzare le persone, in particolare coloro che sono ancora minorenni, sull’assunzione di alcol.
“Sui social media, la linea che distingue un annuncio da un contenuto regolare è veramente sottile”, ha detto l’autore. “In TV, molti possono riconoscere un annuncio da uno spettacolo normale. Questo, al contrario, non sempre avviene con i social media”.
In più, bisogna considerare che i messaggi sull’alcol sono frequentemente intrecciati a quelli delle pagine Facebook personali. Una persona può postare la foto di se stesso che beve qualcosa in un bar, senza pensare che suo nipote di 13 anni potrebbe vederla.
“Queste attività che noi facciamo sui social media sono automatiche ed abitudinali”, ha detto il Dr. Alhabash. “Spesso non consideriamo le conseguenze delle nostre azioni, ad esempio, promuovere sottilmente una propensione a bere nei minorenni o a guidare sotto la sua influenza”.
Ciò fa parte di un problema più ampio, nel quale c’entra solo in parte la questione della mancata regolazione della pubblicità e del commercio dell’alcol sui social media.
Anche se su Facebook ci sono questo tipo di selezione in base all’età, che restringerebbe l’accesso per i giovani minorenni (anche se essi potrebbero facilmente mentire a riguardo), e la verifica dei contenuti pubblicati, le persone potrebbero comunque essere esposte agli annunci ed alla vendita dell’alcol, attraverso questo “passaparola elettronico”.
Fonte: PsyPost.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)