Il corpo nella mente
Mentre il cervello può essere localizzato anatomicamente nella regione del capo, dove noi tipicamente percepiamo il nostro Sé o il senso del Sé, compresa la pianificazione, la presa di decisione, il pensiero astratto e via dicendo, allo stesso tempo, inevitabilmente, tutti questi aspetti dipendono e coinvolgono il corpo.
Una credenza diffusa in tutta la storia occidentale ha sempre sostenuto che la mente sia separata, e posta ad un livello superiore, rispetto al corpo.
La mente è stata considerata come la sede della ragione, dell’identità e della purezza spirituale, mentre il corpo con le sue emozioni e sollecitazioni “grezze”, è stato tipicamente visto come la parte inferiore e animale di noi.
Ma ciò che le neuroscienze e i ricercatori delle scienze cognitive sostengono da tempo, è che questa presunta divisione tra mente e corpo è quasi completamente illusoria.
La mente, a quanto pare, non può essere separata dal corpo, perché il corpo sembra svolgere un ruolo fondamentale in quasi tutto ciò che la mente fa.
Mentre il cervello può essere localizzato anatomicamente nella regione del capo, dove noi tipicamente percepiamo il nostro Sé o il senso del Sé, compresa la pianificazione, la presa di decisione, il pensiero astratto e via dicendo, allo stesso tempo, inevitabilmente, tutti questi aspetti dipendono e coinvolgono il corpo.
Senza di esso infatti, apparentemente la mente non funziona. Il corpo infatti ci consente di intuire quanto sentiamo, come desideri, emozioni, eccitazione, dolori per la fame, dolore emotivo e così via.
Ciò che è più difficile per noi vedere o realizzare è che il corpo ci permette anche di prendere decisioni buone e anche di pensare.
Il cervello è da tempo noto per contenere una serie di “mappe” topografiche del corpo che possono rispondere e attivare ogni centimetro del corpo.
Quando decidiamo un determinato percorso d’azione come andare in viaggio, passare del tempo con qualcuno o adoperarsi in un certo lavoro, simuliamo nel corpo quell’esperienza, e i sentimenti fisici derivanti sono un elemento fondamentale nella determinazione di quella stessa azione che andremo ad intraprendere.


Quando guardiamo qualcun altro mentre fa qualcosa, come ad esempio mangiare, nuotare, fare sesso e così via, simuliamo anche con le mappe del corpo del nostro cervello cosa potremmo provare per noi stessi facendo quelle stesse cose.
Le stesse mappe del corpo e dei circuiti del cervello che hanno permesso la sensazione e il movimento dei nostri primi antenati, cominciarono poi ad essere utilizzati durante l’evoluzione umana per il pensiero astratto.
Il pensiero è in effetti un’azione, e gli studi hanno dimostrato che questo utilizza circuiti in una parte del nostro cervello - la corteccia motoria - che è anche responsabile della generazione dei movimenti corporei.
Sembra che non si possa scindere il corpo dal pensiero, ma si può certamente diventare, a vari gradi, “Sconnessi”, o coscientemente ignari, dei nostri corpi.
Tale disconnessione, o “dissociazione”, dal corpo, si verifica più frequentemente e drammaticamente dopo gravi traumi, come l’abuso sessuale infantile.
Una risposta inconscia molto comune a questo tipo di trauma è che il bambino possa rendere il suo corpo molto rigido.
Questo congelamento o mortificazione del corpo sembra accadere in parte per assottigliare il grave dolore emotivo che il bambino sperimenta.
Ma mentre la mortificazione o la disconnessione dal corpo può ridurre temporaneamente il dolore emotivo, in genere avrà gravi conseguenze se diventa un modello abituale.
Quando il bambino comincia a sperimentare una forte emozione, l’emozione sarà spesso soppressa dalla paura che anche altri sentimenti dolorosi del passato saranno innescati.
Il bambino sviluppa quindi anche una paura del corpo e dei dolorosi sentimenti che questo trasmette.
Traumi più sottili, come i rapporti disfunzionali con i genitori o le interferenze con i coetanei, possono anche creare sconnessioni simili e, in questa cultura, purtroppo, quasi tutti hanno sperimentato dei traumi che possono innescare la disconnessione dal corpo.
Gli studi hanno dimostrato che le persone con disturbi alimentari, ad esempio, che in genere hanno una storia traumatica, possono diventare estremamente disconnessi dall’esperienza corporea e avere grandi difficoltà a identificare e descrivere i loro sentimenti, una condizione nota come alessitimia.
Quando un film particolarmente emotivo innesca ansia nelle persone con alessitimia, spesso non riescono a riconoscerla; asseriscono di non sentirsi ansiose, ma i sensori elettronici rilevano cambiamenti nel loro battito cardiaco e nei sistemi nervosi che mostrano chiaramente che sono davvero ansiose.


Non sono pertanto connesse, consapevoli di cosa sta succedendo nei loro corpi. Quando il corpo è scollegato, il corto circuito è quasi inevitabile.
Il corpo vuole giocare e muoversi liberamente, vuole vivere e divertirsi. Quando questo non viene raggiunto, probabilmente compenserà in certi momenti divertendosi un po' troppo.
In un modo o nell’altro, saranno prese delle decisioni alternative, come mangiare troppo, abusare di sostanze, fare sesso occasionale e via dicendo.
In tal senso, le relazioni possono subire profondi cambiamenti e ripercuotersi sull’autostima del soggetto. In assenza di una piena consapevolezza del proprio corpo, non si è mai sicuri di ciò che sentiamo.
E poiché i sentimenti sono progettati per dirci cosa è più importante per noi, quando ci si scollega dal corpo e dai sentimenti, si può perdere il senso della propria vita.
Ci si può perciò trovare a concentrarsi su cose che, in verità, hanno poco valore reale per noi. La verità è che la stragrande maggioranza di noi, a vari gradi, ha sviluppato una grave disconnessione: da sé stessi, dal proprio valore personale e, più generalmente, dal mondo stesso.
Tuttavia, esistono anche delle modalità attraverso cui potersi riconnettere, sia a sé stessi che al proprio corpo.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)