Il trauma che deteriora la memoria
Secondo recenti ricerche le parti del cervello coinvolte nella formazione della memoria vengono 'soppresse' quando l'individuo sta fronteggiando o esperendo un evento traumatico.
Nella miriade di programmi televisivi, film, serie tv a cui siamo quotidianamente esposti una cosa che spesso viene presentata riguarda il dimenticare gli eventi traumatici da parte dei sopravvissuti.
Le persone che vivono un evento devastante come un incidente stradale, un disastro naturale o un attacco terroristico spesso non riescono a ricordare l'incidente.
È anche comune non riuscire a ricordare ciò che è avvenuto prima o subito dopo l'incidente. In modo simile, molti adulti che hanno subito abusi quando erano piccoli faticano nel ricordare quei particolari momenti.
In questi casi, i problemi mnestici possono continuare a manifestarsi durante l'età adulta, soprattutto in quelle situazioni che richiedono la capacità di affrontare un problema emotivo.
Il cervello e il sistema nervoso si evolvono consentendoci di fare molte cose come leggere, scrivere, riflettere, prendere decisioni complesse e così via.
Ma la funzione principe del cervello è quella di tenerci in vita. Quando si tratta di eventi traumatici, la parte del nostro cervello che protegge il benessere fisico ed emotivo prende il controllo. In questo processo, le componenti cerebrali che sono responsabili dei processi di pensiero più complessi, come la formazione ed il recupero dei ricordi, vengono soppresse.
Normalmente, il processo mnestico funziona e si muove lungo tre fasi che consentono la memorizzazione di un fatto o evento: acquisizione, consolidamento e recupero.
L'acquisizione avviene attraverso la combinazione di esperienza sensoriale ed emotiva. L'amigdala è responsabile dell'elaborazione ed interpretazione dell'esperienza.
L'ippocampo, consolida tale esperienza e invia le informazioni per la conservazione. Per quanto concerne il recupero delle memorie, si ritiene che la funzione avvenga a carico della corteccia prefrontale.

Quando si vuole pensare a qualcosa, come la definizione di una parola, la corteccia prefrontale la recupera e questo ci consente di ricordarla.
Quando ci si trova in una situazione di pericolo che mette in pericolo la vita, il cervello si comporta in modo diverso. L'amigdala invia un segnale di emergenza all'ipotalamo, che a sua volta attiva la risposta di fuga o combattimento. I corticosteroidi vengono quindi rilasciati nel flusso sanguigno per preparare il corpo all'azione.
La pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e quella respiratoria aumentano per fornire al corpo e al cervello energia extra e ossigeno. In tal modo, la prontezza aumenta ed il corpo è pronto ad agire.
Quando ciò accade, l'amigdala inibisce l'attività della corteccia prefrontale. Di fronte al pericolo, questo è utile, poiché la corteccia prefrontale opera sostanzialmente più lentamente. Mentre sta cercando di capire cosa sta succedendo, il nostro corpo potrebbe essere danneggiato.
La parte più veloce e orientata all'azione del cervello consente di rispondere rapidamente e cercare di evitare il pericolo. In tal senso, si ha la capacità di agire velocemente. Più tardi, una volta al sicuro, si ha tempo per pensare.
Riguardo alla memoria, le parti del cervello coinvolte nella formazione della memoria vengono 'soppresse' quando si trovano di fronte ad un'esperienza traumatica. L'attivazione della risposta di combattimento o fuga impedisce che le parti del cervello responsabili della creazione e del recupero della memoria funzionino in modo efficace.
Questo è il motivo per cui si possono dimenticare le cose accadute durante un evento traumatico. Nel corso di traumi, come l'abuso infantile, possono verificarsi problemi continui con la memoria e il relativo processo, portando a ciò che prende il nome di dissociazione.
Al centro di tale meccanismo vi è la distruzione della memoria. Durante la dissociazione, le funzioni normalmente integrate di percezione, esperienza, identità e coscienza sono interrotte e non si intrecciano per formare un senso coeso di sé.
Le persone che ricorrono alla dissociazione come meccanismo di difesa hanno spesso la sensazione che le cose non siano reali; possono sentirsi scollegati da se stessi e dal mondo che li circonda. Il loro senso di identità può cambiare, i loro ricordi possono spegnersi e la connessione tra eventi passati e presenti interrompersi.
Comprendendo la risposta umana al trauma, si comprende che la dissociazione è centrale perché fornisce una sorta di fuga mentale quando quella fisica non è possibile da realizzare.
Questo tipo di difesa è spesso l'unica disponibile per i bambini che vivono in situazioni di violenza. Il disturbo da stress post-traumatico e il disturbo da stress post-traumatico complesso vanno spesso di pari passo con la dissociazione.
Negli studi che indagano l'impatto del disturbo post-traumatico sulla memoria, i ricercatori hanno scoperto che le persone con sintomi dissociativi hanno una maggiore compromissione sia della memoria di lavoro che della memoria a lungo termine.
Per comprendere l'impatto a lungo termine del deterioramento della memoria dovuto alla dissociazione, bisogna comprendere il contesto da cui proviene. La dissociazione avviene come risultato del trauma in corso associato allo stress cronico.
Un cervello e un sistema nervoso cronicamente stressati hanno difficoltà di apprendimento. L'ippocampo, fondamentale per la formazione e il consolidamento della memoria, può essere danneggiato dall'esposizione continua agli ormoni dello stress.
I ricercatori hanno scoperto che l'ippocampo si restringe nelle persone che soffrono di depressione maggiore. Oltre all'impatto emotivo dello stress e dell'abuso cronico, possono verificarsi anche difficoltà con l'apprendimento e la memoria.
Le implicazioni vanno dalle difficoltà accademiche alla riduzione dell'apprendimento e delle prestazioni sul posto di lavoro.
Sfortunatamente, una volta che una persona si libera da un'infanzia abusiva, gli effetti possono insinuarsi nell'età adulta in modi inaspettati. Un ippocampo danneggiato e un sistema nervoso iperattivo possono rendere la vita più difficile di quanto non debba essere.
Nel tempo, anche l'autostima e la fiducia possono avere un impatto negativo. Fortunatamente, la prognosi della dissociazione può essere ottimistica. I ricercatori hanno scoperto che il trattamento con antidepressivi può aumentare il volume dell'ippocampo. Anche la psicoterapia progettata per ridurre lo stress aumenta la capacità di recupero emotivo.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro