Il vostro gusto musicale rivela ciò che pensate!
Cosa può dire una canzone sulla vostra personalità e sul vostro modo di pensare?
Si sa: il suono è il mezzo principale attraverso il quale esprimiamo le nostre emozioni, dalla gioia per un traguardo raggiunto, alla tristezza per aver subito una perdita, dall’amore per il/la nostro/a compagno/a, al disprezzo per un torto subito… e così via…
Insomma, la musica fa parlare la nostra anima!!
Quindi, si potrebbe dire che essa sia il mezzo attraverso il quale mettiamo a nudo noi stessi?
È giusto affermare che, grazie ad essa, riveliamo chi siamo, i nostri pensieri, la nostra personalità, le nostre intenzioni?
Una nuova ricerca ha trovato che il tipo di musica che ci piace è in grado di fornire una panoramica del proprio modo di pensare.
Empatizzare vs sistematizzare.
I risultati provengono da un sondaggio su oltre 4.000 persone, pubblicato sulla rivista “PLOS ONE”.
Nella ricerca è stato chiesto ai partecipanti di esprimere la loro preferenza tra una serie di tracce musicali, quali:
1. “Hallelujah” — Jeff Buckley;
2. “Come away with me” — Norah Jones;
3. “All of me” — Billie Holliday;
4. “Crazy little thing called love” — Queen;
5. “Concerto in C” — Antonio Vivaldi;
6. “Etude Opus 65 No 3” — Alexander Scriabin;
7. “God save the Queen” — The Sex Pistols;
8. “Enter the Sandman” — Metallica.
Secondo gli studiosi, coloro che hanno preferito una musica più tranquilla e modesta, come quella dei primi quattro brani proposti, hanno una propensione maggiore ad empatizzare.
Costoro, spiegano gli esperti, sono più orientati alla persona e si concentrano sulle emozioni degli altri.
Le occupazioni tipiche di coloro che tendono ad empatizzare potrebbero essere, ad esempio, quella di psicologo, o quella di educatore.
Al contrario, le persone che amano una musica più incisiva, come quella contenuta nelle ultime quattro tracce, sono più propensi alla sistematizzazione.
Sono quelle persone che, come spiegano gli autori, hanno più interesse per le regole e gli schemi, presenti in tutto il mondo, e che sono meno attente alle emozioni.
Le occupazioni tipiche dei sistematizzatori, secondo gli esperti, potrebbero essere, infatti, quella di ingegnere, o quella di matematico.
Infine, gli studiosi hanno riferito che, quando i soggetti esprimevano una preferenza mista per le tracce proposte, la loro personalità presentava un equilibrio tra le due componenti dell’empatia e della sistematizzazione.
Il Dott. David Greenberg, a capo dello studio, ha spiegato:
“Anche se le scelte musicali delle persone cambiano nel tempo, abbiamo scoperto che i livelli di empatia e lo stile di pensiero di una persona predicono il tipo di musica che preferiscono”.
Il Dr Jason Rentfrow, uno degli autori dello studio, ha aggiunto:
“Questa linea di ricerca mette in evidenza come la musica sia uno specchio del sé. La musica è l’espressione di ciò che siamo emozionalmente, socialmente e cognitivamente”.
Il Prof. Simon Baron-Cohen, un altro degli autori dello studio ed esperto di Autismo, ha concluso:
“Questo studio è un importante apporto alla teoria, che ipotizza il continuum ‘empatizzare-sistematizzare’ nelle differenze psicologiche individuali.
La ricerca può aiutare a capire le persone che si situano alle due estremità, come, ad esempio, coloro con diagnosi di Autismo, i quali si situano sul secondo limite”.
Abbiamo imparato, quindi, che la musica rispecchia completamente noi stessi.
In essa, e con essa, ritroviamo le nostre emozioni, i nostri pensieri, le nostre intenzioni, le nostre azioni…
Insomma, grazie a questo canale possiamo essere noi stessi!
Fonte: PsyBlog
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)