La grande “D”
Il divorzio può essere un momento difficile per tutti i membri della famiglia; in tale frangente molti genitori non sanno come aiutare i loro bambini durante la separazione, così come gestire le conseguenze e le emozioni che ne derivano.
Nel corso degli anni, la Dottoressa Janet Hincks della Belmont University, ha lavorato con diversi bambini e genitori che hanno attraversato emozioni dolorose come la rabbia, la paura, la tristezza, lo shock, la negazione e i comportamenti negativi.
In una situazione così dolorosa, è bene chiedersi qual è la reazione normale che i bambini dovrebbero avere quando vivono e attraversano il divorzio dei genitori? Come si possono aiutare i genitori a supportare i propri figli?
Rispetto a tali quesiti, è importante che i genitori tengano in considerazione alcuni fattori importanti; in primo luogo, i bambini non operano nessuna scelta nella decisione di vivere il divorzio, ma comunque ne sono colpiti in ogni aspetto della loro vita.
In tal senso, i bambini attraversano diverse fasi di dolore come se si fosse verificata una morte; in fin dei conti, il divorzio rappresenta una perdita tremenda.
Tutto quello che vedono come “normale” sta cambiando senza il loro consenso; è bene quindi sapere che questi sentimenti di impotenza spesso possono determinare dei periodi di shock, negazione e rabbia intensa.
Alcuni bambini possono chiedere di “fermare” il processo, mentre altri possono agire e mostrare ostilità, attraverso comportamenti aggressivi, irrequietezza e difficoltà a dormire.
In secondo luogo, è bene riconoscere che i bambini sono intelligenti, nel senso che intuiscono quando le cose non vanno bene tra i loro genitori; è importante non mentire loro, ma ricordate che non hanno bisogno di conoscere dettagli negativi sull’altro genitore.
È fondamentale riconoscere che il proprio figlio non può e non vuole divorziare dal proprio genitore, perché questa persona resterà per sempre sua madre o suo padre.
Molto spesso può invece capitare che i genitori strumentalizzino i figli, e non bisogna mai incorrere in questo grande errore, perché il bambino non può “entrare nel merito” di questa situazione, acquisendo informazioni contrastanti veicolate da entrambi i genitori.

In un caso del genere, mettere il bambino in questa situazione, determina l’insorgenza di una dinamica difficile che non può gestire; troppo spesso i bambini riportano di essere stati gridati e urlati ingiustamente solo per aver inviato un messaggio all’altro genitore.
Questo atteggiamento è alquanto ingiusto, poiché pone ulteriori oneri per il bambino.
È bene invece rendere partecipe il bambino in termini semplici e chiari, in quanto il buio provoca paura e preoccupazioni irrazionali.
È sempre meglio che i figli capiscano cosa sta succedendo, piuttosto che immaginare nella loro testa cose molto peggiori rispetto alla realtà.
Il bambino un po' più grande deve anche conoscere termini che lo riguardano personalmente come “custodia” o “visita”.
In tal senso, qualora un genitore disponga delle giuste risorse economiche, è preferibile che il bambino benefici di un proprio avvocato che rappresenti il loro interesse.
La Dottoressa Hicks ha parlato con molti bambini che si sono sentiti tutelati e autorizzati ad agire in un determinato modo semplicemente perché avevano il proprio legale.
È inoltre importante parlare con gli insegnanti della scuola del proprio figlio in modo da poter offrire supporto e comprensione; molte delle emozioni che si manifestano in casa spesso possono essere espresse anche a scuola con i compagni.
Molti psicologi scolastici offrono sessioni di gruppo e atri programmi per i bambini che attraversano il divorzio.
Infine, i bambini si affidano comunque ai genitori come fonte di apprendimento; il genitore rappresenta quindi e ancora un modello di comportamento.
Nonostante le proprie emozioni, è bene ricordarsi di non agire o comportarsi in modi che causino barriere emotive o legali, attuali o futuri, tra genitori e figli.
Il consiglio ovviamente è quello di estendere tali considerazioni a tutti i membri della famiglia; in caso di maggiori difficoltà è bene richiedere un supporto psicologico sia per sè stessi che per i propri figli, poiché se ci si rifiuta di accettare la difficoltà insita nella situazione, è bene non aspettarsi che il vostro bambino sia diverso.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)