La memoria musicale nella demenza di Alzheimer
La malattia di Alzheimer (AD) è la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei paesi occidentali. I malati di AD sono oltre 6,4 milioni in tutta Europa e il numero raddoppierà entro il 2050.
La malattia di Alzheimer è definita un “processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, determinando nel malato un lento e graduale deterioramento delle capacità cognitive ( memoria, attenzione, linguaggio, pensiero), della personalità e della vita di relazione, rendendo la persona, a poco a poco, incapace di una vita autonoma”.
A livello neurologico macroscopico, la malattia è caratterizzata da una diminuzione nel peso e nel volume del cervello, dovuta ad atrofia corticale, visibile anche in un allargamento dei solchi e corrispondente appiattimento delle circonvoluzioni.
A livello microscopico e cellulare, sono riscontrabili placche senili (dette anche placche amiloidi), ammassi neurofibrillari, angiopatia congofila (amiloidea).
Nel 2001 l’America Accademy of Neurology ha indicato la musicoterapia come una tecnica per migliorare le attività funzionali e ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Ciò è possibile perché la musica sembra rivelarsi una via di accesso privilegiata; come sostiene Oliver Sack, , “la musica si imprime sul cervello più di qualsiasi altra esperienza umana ed evocando le emozioni porta con sé anche la memoria”.
Una delle tecnica utilizzate è la stimolazione del paziente attraverso la “musica popolare” con lo scopo di mantenere attiva la memoria, di accrescere la produzione linguistica e di tranquillizzare il malato.
I pazienti vengono stimolati attraverso la musica, vengono utilizzati sempre gli stessi brani al fine di agevolare la memorizzazione e il ricordo. Il lavoro avviene attraverso la ricostruzione della canzone in tutte le sue parti, vengono analizzati ritmo, melodie e testo. Lavorare sempre con canzoni che i pazienti conoscono, che fanno parte del loro bagaglio culturale, permette di far riaffiorare il loro passato. Nel cantare una canzone i malati ritrovano le loro origini, i ricordi, le emozioni, i vissuti e gli stati d’animo delle esperienze più significative della loro vita.
Il celebre neurologo Oliver Sacks ha raccontato il suo lavoro con i pazienti affetti da demenza e in particolar modo dalla demenza di Alzheimer; celebre è il caso di Hanry che nell’ambito del progetto ‘Alive Inside’ (‘Vivi dentro’ ), è stato coinvolto in un esperimento, il neurologo ha deciso di far ascoltare al paziente Hanry la 'sua musica' attraverso delle cuffie ed ha evidenziato come reagiva positivamente ai brani a lui famigliari. Sacks sosteneva ” È davvero sorprendente vedere persone assenti e cupe reagire immediatamente alla musicoterapia o a una canzone familiare. All'inizio sorridono, poi in qualche modo tengono il ritmo e alla fine lo seguono. In un certo senso riconquistano quel periodo delle loro vite e quella identità che avevano quando hanno ascoltato la canzone per la prima volta”.
Questo esperimento è valido per tutti, non c'è bisogno che una persona sia particolarmente musicale per rispondere alla musica, per riconoscere la musica, per reagire alla musica in modo emotivo.
Un paziente ricorderà sempre le canzoni che ha ascoltato e cantato, e così una musica che riconosce familiare. Tutto questo è possibile perché le aree del cervello che reagiscono alla musica sono molto vicine alle parti del cervello che interessano la memoria, l'emozione e l'umore. Per questo le canzoni familiari riportano indietro i ricordi, probabilmente, del momento in cui quella musica è stata ascoltata per la prima volta. Tutto quello che si è perso con l'amnesia riemerge.
Per concludere si possono riassumere due grandi aspetti della musica che ritroviamo anche nei pazienti affetti da demenza, il primo aspetto è la capacità di agire sul tono dell’umore in quanto l’effetto rilassante della musica, che è stato sperimentato da ciascuno di noi, è così forte e prevedibile che molti lo utilizzano (in casa, in automobile) per ritrovare tranquillità e recuperare una dimensione meno convulsa della vita. Come si è visto questo aspetto è rilevabile anche con i pazienti di Alzheimer in quanto l’ascolto della musica porta piacere e benessere. Il secondo aspetto a è il forte potere mnestico, il riascolto di un brano musicale può evocare con molta precisione un episodio della vita, ricomponendo nella nostra mente non soltanto le caratteristiche temporali e spaziali dell’episodio stesso, ma anche lo stato d’animo che caratterizzava quella circostanza. Intorno a una struttura melodica, armonica, ritmica, timbrica, si ricostituisce il ricordo nella sua complessità cognitiva ma anche emozionale.
Per approfondimenti
- Dementia in Europe, yearbook 2006. Alzheimer Europe
- Musicoterapia e demenza Musictherapy and dementia D. Villani, A. Raglio Istituto Ospedaliero di Sospiro (CR)
- Oliver Sacks: I Casi di Alzheimer e il potere della musica.
- Traduzione di un breve intervento realizzato nel 2008 da Oliver Sacks in occasione dell'uscita di Musicofilia. (Adelphi).
Articolo a cura della Dottoressa Angela Chiara Leonino