La neurochimica della felicità
La vita del corpo umano è stata “progettata” per produrre un’esperienza felice. La biologia evolutiva assicura che tutto il necessario per la nostra sopravvivenza ci fa sentire bene.
Tutti gli animali cercano il piacere ed evitano il dolore; a tal proposito, il nostro cervello produce una serie di sostanze neurochimiche che trasformano le attività e le lotte della vita in piacere e ci fanno sentire felici quando riusciamo a ottenerle.
Questo disegno biologico è generoso, ma pone anche molti limiti “dormienti”; nel presente articolo si cercherà quindi di analizzare le sette molecole del cervello legate alla felicità e di offrire quelle semplici vie quotidiane da seguire per innescare il loro rilascio.
Alcuni ricercatori sottolineano come attraverso un’attività fisica quotidiana e altre scelte di vita abbiamo il potere di renderci felici.
Uno degli effetti collaterali di vivere un’era digitale è che siamo sempre più sedentari e tendiamo a procrastinare tali impegni quotidiani.
La nostra biologia è “a corto circuito”; l’equilibrio delle sostanze neurochimiche che si sono evolute per millenni è stata improvvisamente interrotta dall’attuale vita moderna, la quale ci rende più inclini a sviluppare ansia, depressione e un malcontento generale.
Le aziende farmaceutiche sono desiderose di regolare questo squilibrio con una pillola; in questo caso, invece, l’obiettivo è quello di prescrivere semplici scelte di vita e cambiamenti comportamentali che possono migliorare la nostra vita chimica cerebrale, con il fine ultimo di sentirci meglio e massimizzare il potenziale umano.
Il nostro corpo produce centinaia di sostanze neurochimiche di cui, solo una piccola parte, sono state però identificate dagli scienziati. È difficile che nel corso della nostra vita riusciremo a scoprire come esattamente tutte queste molecole lavorano.
Albert Einstein credeva che “tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile, ma non più semplice”. Sulla base di questa filosofia, verranno ora descritte sette molecole del cervello abbinata alle descrizioni generali di come ciascuna è collegata ad una sensazione di benessere.
Endocannabinoidi
Con il termine endocannabinoide si fa riferimento ad una classe di lipidi bioattivi, che hanno la capacità di legarsi ai recettori cannabinoidi, rispettivamente CB-1 e CB-2.
L’anandamide, dal sanscrito “Ananda” che significa beatitudine, è il più noto tra gli endocannabinoidi. È interessante notare che sono almeno 85 i diversi cannabinoidi che sono stati isolati dalla pianta di cannabis. Il presupposto è che ognuno di questi possa produrre percezioni diverse e alterare lo stato di coscienza in vari modi.
È probabile che si auto-producano altrettante varianti di endocannabinoidi, ma ci vorranno diversi decenni per consentire ai neuroscienziati di isolarli.
Uno studio condotto presso la University of Arizona, sostiene che gli endocannabinoidi sono, molto probabilmente, connessi ad un’elevata capacità di correre. È come se per l’organismo correre sia piacevole quanto assumere marijuana.
Lo studio dimostra che gli esseri umani e i cani mostrano un aumento significativo di endocannabinoidi successivamente ad una corsa sostenuta.
Lo studio non affronta il potenziale contributo delle endorfine nel corridore; tuttavia, in altre ricerche in cui ci si è focalizzati sulla barriera ematoencefalica, è stato dimostrato che le molecole endorfiniche sono troppo grandi per passare liberamente attraverso tale barriera, e probabilmente non sono responsabili per lo stato di felicità associato alla corsa.
Dopamina
La dopamina è responsabile del comportamento di ricompensa e di ricerca del piacere; ogni tipo di comportamento associato alla ricerca o alla ricompensa che è stato studiato aumenta il livello di trasmissione di dopamina nel cervello.
Molte sostanze che producono assuefazione, come la cocaina e metamfetamine, agiscono direttamente sul sistema della dopamina. La cocaina blocca il reuptake di dopamina, lasciando questi neurotrasmettitori nella fessura sinaptica più a lungo.
Ci sono prove che soggetti con personalità estroverse o disinibite tendono ad avere livelli più elevati di dopamina rispetto alle persone con caratteristiche di introversione.
Ossitocina
L’ossitocina è un ormone direttamente collegato al legame umano ed aumenta la fiducia e la fedeltà verso l’altro. In alcuni studi, si è osservato che alti livelli di ossitocina sono risultati correlati all’attaccamento romantico.
Alcuni studi mostrano che se una coppia è separata per un lungo periodo di tempo, la mancanza di contatto fisico riduce l’ossitocina e guida la sensazione di desiderio di legarsi con quella persona. Vi è però un certo dibattito sul fatto che l’ossitocina abbia lo stesso effetto sugli uomini, rispetto alle donne.
Negli uomini, la vasopressina può effettivamente sostituire l’ossitocina, intesa come “molecola del legame”, ma ciò che è indiscusso è che il contatto pelle a pelle, il fare l’amore e l’intimità siano fondamentali per sentirsi felici.
In un mondo cibernetico, dove siamo spesso “insieme da soli” sui nostri dispositivi digitali, è bene sapere quanto sia indispensabile mantenere legami umani intimi, faccia a faccia, per favorire un rilascio di determinate sostanze a livello cerebrale.
Lavorare in una palestra, in un ambiente di gruppo o avere un compagno di jogging è un ottimo modo per sostenere tali legati e rilasciare ossitocina.
Endorfine
Il termine endorfine si traduce spesso in “morfina auto-prodotta”; queste somigliano agli oppiacei nella loro struttura chimica e hanno proprietà analgesiche.
Le endorfine sono prodotte dalla ghiandola pituitaria e l’ipotalamo durante lo sforzo fisico, i rapporti sessuali e il raggiungimento dell’orgasmo.
L’inserire tali attività all’interno della propria vita, sicuramente produce dei vantaggi, proprio perché regola e mantiene il rilascio di endorfine.
Le endorfine risultano inoltre diminuire la sensazione di dolore durante l’esercizio aerobico e sono prodotte in grandi quantità durante allenamenti anaerobici e durante attività di sforzo cardiovascolare.
Recentemente alcuni ricercatori clinici hanno riferito che l’inserimento di aghi di agopuntura in specifici punti del corpo innesca la produzione di endorfine.
In un altro studio, i livelli più elevati di endorfine sono stati trovati nel liquido cerebrospinale dopo che i pazienti si erano sottoposti ad agopuntura; questa appare quindi come modalità ottimale per stimolare il rilascio di endorfine.
GABA
Il GABA è una molecola inibitoria che rallenta la “cottura” dei neuroni e determina così uno stato e senso di calma. È possibile aumentare la produzione del GABA in maniera naturale attraverso pratiche quale yoga e meditazione.
Da un punto di vista farmaceutico le benzodiazepine, come il Valium o lo Xanax, sono sedativi che funzionano come farmaco anti-ansia, aumentando la produzione e il rilascio del GABA.
Questi farmaci hanno molti effetti collaterali e rischi di divenirne dipendenti, ma sono ancora ampiamente prescritti.
In uno studio pubblicato dal “Journal of Alternative and Complementary Medicine” si è osservato un aumento del 27% di GABA tra i praticanti di yoga, dopo una sessione di yoga di 60 minuti, rispetto a soggetti che hanno letto un libro per 60 minuti. Lo studio suggerisce pertanto che lo yoga potrebbe aumentare naturalmente i livelli di GABA.
Serotonina
La serotonina svolge così tanti ruoli diversi nel nostro organismo che è davvero difficile etichettarli. Per motivi di applicazione pratica verrà chiamata “molecola della fiducia”. In definitiva il legame tra un’elevata serotonina e una perdita della sensibilità al rifiuto, permette alle persone di mettersi in situazioni che rafforzeranno l’autostima, aumenterano i sentimenti di dignità e creeranno un senso di appartenenza.
Per aumentare la serotonina, è bene operare regolarmente dei cambiamenti, sfidare se stessi e perseguire le cose che rafforza il significato, lo scopo e la realizzazione.
Essere in grado di dire “l’ho fatto” produrrà un loop di feedback che rinforzano i comportamenti che sviluppano l’autostima e generano meno insicurezza, creando una spirale ascendente di serotonina.
Una varietà di antidepressivi sono i cosiddetti Inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRI), come ad esempio il Prozac, Celaxa, Lexapro, Zoloft e via dicendo.
La principale indicazione per tali farmaci è la presenza di una depressione clinica, ma vengono spesso utilizzati anche per disturbi d’ansia, disturbi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, dolore cronico e disturbo da stress post-traumatico.
Il loro nome deriva dall’azione svolta all’interno del cervello, in quanto agiscono mantenendo più a lungo la serotonina all’interno della fessura sinaptica e questo dovrebbe universalmente rendere le persone che hanno preso tali farmaci più felici.
In teoria, se la serotonina fosse l’unico responsabile delle alterazioni neurochimiche della depressione, questi farmaci potrebbero funzionare per tutti.
Tuttavia, molte persone non rispondono a tali farmaci, ma bensì a quelli che agiscono sui sistemi GABAergici, dopaminergici e noradrenergici.
Gli scienziati non hanno ancora ben compreso il ruolo della serotonina nei disturbi dell’umore; inoltre, il fatto che attraverso l’assunzione di tali farmaci, bastano solo alcune settimane per favorire un ripristino della serotonina, è possibile che essi producano anche un effetto sulla neurogenesi, favorendo così la crescita di nuovi neuroni.
Questi risultati dimostrano come gli antidepressivi lavorino nel cervello di ogni persona in modo diverso e ciò non è ancora stato pienamente compreso o analizzato dagli scienziati o i ricercatori.
Adrenalina
L’adrenalina, tecnicamente nota come epinefrina, gioca un ruolo importante nella regolazione dei meccanismi di lotta o fuga. Il rilascio di adrenalina è esilarante e crea un impulso di energia.
L’adrenalina provoca un aumento della frequenza cardiaca, pressione sanguigna e agisce stimolando meno vasi sanguigni, ma aumentando il flusso di sangue ai muscoli più grandi.
Un Epi-Pen è un “colpo” di epinefrina utilizzato nel trattamento delle reazioni allergiche acute. L’adrenalina “arriva” nei momenti di difficoltà o di fronte a situazioni elicitanti paura.
Essa può essere attivata su richiesta per affrontare delle cose che spaventano o essere rilasciata in situazioni che si avvertono come pericolose.
È inoltre possibile creare una breve scarica di adrenalina facendo brevi respiri rapidi e contraendo i muscoli. Questa scossa può essere sana in piccole dosi, soprattutto quando è necessario un innalzamento di essa.
L’adrenalina può essere anche letta come antidoto per la noia e il senso di malessere; l’assumersi dei rischi o fare delle cose che spaventano in misura lieve rappresentano la chiave per massimizzare il potenziale umano.
Volendo concludere, non esiste un percorso univoco quando si tratta di creare un equilibrio neurochimico che correla ad un senso di felicità.
Si potrebbe però consultare questo elenco, intendendolo come una lista di controllo rudimentale atto a creare un inventario delle vostre abitudini quotidiane e per mantenere la vostra vita equilibrata.
Focalizzando l’attenzione sulle scelte di vita che secernono ciascuna di queste sostanze neurochimiche potrete aumentare le vostre probabilità di felicità su tutta la linea.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)