La paura del dolore emotivo
Perché è importante vivere il dolore? Senza tristezza, la felicità avrebbe lo stesso significato? Quanto la paura di soffrire limita la felicità che si potrebbe provare?
"L'altezza della felicità personale può essere misurata solo dalla profondità della tristezza personale."
La felicità non è un sentimento a sé, ma è per lo più un sentimento di confronto: la misura della felicità personale è valutata rispetto al grado di dolore che una persona ha esperito in passato.
Il maggior grado di tristezza contro il maggior grado di felicità; senza tristezza, la felicità non ha alcun significato.
L'ironia della sorte vuole che la paura della tristezza emotiva spesso limita la capacità di una persona di godere delle più alte vette di felicità.
Molte persone vivono tutta la loro vita nella cosiddetta “zona centrale”; queste non sperimentano mai né un'estrema felicità né un'estrema tristezza.
La loro felicità è limitata perché spendono il proprio tempo a proteggersi dalla tristezza e dal dolore emotivo; il modo più efficace per fare questo è quello di limitare la profondità nelle relazioni interpersonali.
La gente non può avvertire il dolore emotivo se impedisce agli altri di entrare nel proprio spazio emozionale.
Nella zona centrale, le relazioni si sviluppano normalmente e crollano rapidamente quando il livello di intimità diventa troppo minaccioso.
Senza la possibilità di un'intimità a tempo indeterminato, le relazioni appassiscono, diventano stagnanti, e alla fine muoiono.
Le persone che vivono nella zona centrale spesso possono sabotare intenzionalmente i propri rapporti per evitare che questi diventino troppo intimi.
Dopo questa azione di sabotaggio, gli “abitanti” della zona centrale spesso si vedono e percepiscono come vittime, e cercano conforto da quelle stesse persone che tengono a bada.
In tal senso, queste persone costruiscono muri invisibili per proteggersi dal dolore emotivo. Alcune possono alzare tali muri come conseguenza di un elevato grado di dolore esperito in passato, ma non tutte le persone che hanno avuto tale esperienza tendono ad erigere tali muri.
Solo coloro che temono di farsi male di nuovo costruiscono tali muri emotivi, con l'obiettivo specifico di tenere la gente fuori.
Questa tendenza ad isolarsi emotivamente dagli altri li “scollega” dal resto del mondo, o quella parte di mondo percepita come minacciosa.
Le pareti hanno la funzione di prevenire il dolore emotivo, ma allo stesso tempo, di tenere fuori le persone che potrebbero donare momenti di felicità.
Purtroppo però, esse rimangono vittime per il resto della loro vita e perdono ogni speranza e opportunità di vivere un'intensa felicità.
Il dolore assolve diversi scopi; in primo luogo, i segnali del dolore indicano che qualcosa non va, e a seconda di dove esso possa localizzarsi, si può esperire un dolore fisico o emotivo.
Quello fisico avverte le persone che qualcosa non và, e di conseguenza ci si rivolge al medico; quello emotivo mette in guardia le persone circa uno “scombussolamento” interiore la cui entità non sempre è chiara.
Il dolore non solo “dirige” le persone verso la fonte che lo ha inflitto, ma la sua intensità può essere letta come il grado di severità del danno fisico o emotivo.
Secondariamente, il dolore favorisce l'empatia; avvertire il dolore degli altri può essere difficile se non abbiamo provato e vissuto lo stesso dolore in noi stessi. La condivisione di esperienze, soprattutto di tipo traumatico, determina infatti lo strutturarsi di forti legami personali.
I gruppi di sostegno sono efficaci perché i membri condividono una comune esperienza e, quindi, è più facile entrare in empatia l'uno con l'altro.
Allo stesso modo le coppie formano rapporti più stretti quando si lotta e sopravvive a momenti difficili.
In terzo luogo, il dolore fornisce uno standard rispetto al quale giudicare la felicità.
Più è intenso il dolore più è intensa la felicità durante il confronto. Le coppie spesso confrontano la loro felicità attuale rispetto ai tempi duri che hanno vissuto precedentemente.
Senza la lotta, l'estensione della loro felicità non poteva essere misurata. Esattamente come il sole che sorge a Est e tramonta a Ovest, il dolore sarà sempre una parte della vita.
Il sole può guarire o danneggiare a seconda dell'intensità e dell'esposizione ai raggi; le persone si proteggono da esso e dai suoi effetti dannosi mediante uno schermo solare.
Allo stesso modo, le attitudini personali fungono da unguenti per proteggere le persone dagli effetti dannosi del dolore emotivo.
Il dolore può essere un dono o una maledizione a seconda del comportamento della persona che sperimenta il dolore.
Costruire muri o vivere la vita nella zona centrale protegge le persone dal dolore emotivo, ma a discapito della felicità. Al contrario, vivere il dolore emotivo, non importa quanto grave, intensifica la felicità.
Il raggiungimento dell'apice della felicità è molto più soddisfacente del non vivere nessuna emozione, o nascondersi dietro un muto emotivo.
L'alba è sempre molto più intensa e affascinante dopo un mese di cielo cupo. Allo stesso modo il dolore emotivo, esattamente come il sole, lascerà il posto a “superbi” momenti di felicità.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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