La Peer Education come strategia preventiva: analisi di un intervento
RIFERIMENTI TEORICI
La peer education, pur essendo nella sua semplicità presente in molte interazioni del quotidiano, si è affacciata a reale e pieno titolo di metodologia sul mondo dell’educazione in quest’ultimo ventennio ed in particolare nella realtà italiana in questi ultimi anni (Boda 2001).
Shiner (1999) afferma che il termine "peer education", può essere visto come un termine "ombrello" sotto il quale sono compresi tutta una serie di approcci diversi; al fine di distinguere adeguatamente tra questa varietà dovrebbero essere fatte chiare considerazioni sui temi seguenti:
- cosa si crede essere costitutivo della "peerness" (dell'essere un pari, dell'appartenere ad un gruppo di pari);
- gli obiettivi degli interventi e i metodi grazie ai quali si pensa di poter lavorare;
- la natura del " peer involvement ", cioè del coinvolgimento del peer nell’intervento.
La peer education è un metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo d’appartenenza per realizzare precise attività con i propri coetanei (Boda, 2001).
Con tale metodo si implementa la comunicazione mirata tra coetaneo e coetaneo, che nasce dall’incontro tra dinamiche relazionali spontanee del gruppo e l’azione educativa dei coetanei opportunamente formati; la peer education promuove l’instaurarsi di un rapporto di educazione reciproca, riduce la differenza fra sé e gli altri mediante modalità relazionali dirette e l’uso di un linguaggio comune, consente il passaggio da una comunicazione unidirezionale e centrata sul ricorso all’esperto ad una comunicazione bidirezionale e circolare caratterizzata dal libero accesso alle informazioni. A tal proposito sono stati individuati 3 modelli di educazione fra pari: PURO (interventi formativi brevi-peer educator e tematiche di lavoro scelte dagli adulti-formazione di tipo addestrativi/informativi); MISTO (fase formativa breve-sviluppo del protagonismo dei peer educator con criteri variabili per l’individuazione degli stessi-fase realizzativa svolta dai peer); EMPOWERED (dialogo fra competenze degli adulti e dei ragazzi-peer educator e tematiche scelte dai ragazzi che sono protagonisti in ogni fase di lavoro). Da adolescenti destinatari dell’intervento o solamente addestrati a condurlo a adolescenti ideatori e realizzatori autonomi delle proprie iniziative (Pellai, Rinaldin, Tamburini, 2002).
Alcuni principi della peer education sono rinvenibili nella teoria di Piaget, laddove si confida che l’interazione tra pari durante l’apprendimento sia utile nei processi di costruzione intellettiva e che ciò sia favorito dalla comunanza di linguaggio, dall’immediatezza di comunicazione e dal desiderio di amicizia e nella teoria di Vygotskij, il quale sottolinea che la comunicazione tra pari permette di interiorizzare processi cognitivi impliciti nelle interazioni e fornisce nuovi pattern che influenzano il pensiero individuale, ponendo enfasi sulla cosiddetta “zona di sviluppo prossimale”.
Fortemente legato alle tematiche del benessere sociale, come l'uso di droghe e di anticoncezionali, gran parte del richiamo della peer education è dovuto al fatto che essa pone le sue radici in un processo che spontaneamente viene messo in atto e tramite il quale i giovani imparano diverse cose l'uno dall'altro come parte della loro vita di tutti i giorni (Milburn, 1995; Miller e MacGilchrist, 1996).
Gli interventi "peer" hanno sviluppato un orientamento più cognitivo e hanno fatto propri degli approcci più "neutrali" alla prevenzione; questo approccio infatti, tende verso un punto di vista sub-culturale che è quello dei giovani, al fine di diventare, per loro, una fonte di indipendenza, identità e riconoscimento di sé (Shiner, 1999). Ad esempio negli anni settanta, sul territorio statunitense, vennero organizzati interventi di peer education al fine di stimolare nuove strategie di coping e sviluppare life skill. Questa forma riveduta di peer education vantava da una parte le tradizionali basi teoriche, dall’altra l’integrazione con la teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, rendendosi così portavoce di un apprendimento sociale basato sull’imitazione e sulle dinamiche interpersonali (Boda, 2001). Proprio Bandura (1977) costruisce la sua teoria sociocognitiva sul principio del “determinismo reciproco triadico”, affermando che la personalità è un sistema aperto, frutto di un’interazione tra ambiente, caratteristiche individuali e comportamento. Secondo questo principio (Bandura 1982; 2000) le persone possono determinare il proprio funzionamento sociale tramite meccanismi d’autoregolazione e tra questi spicca il senso di autoefficacia, che permette ad una persona di rendersi “agente” della propria vita. La self-efficacy quindi è alla base del concetto di coping efficace nei confronti delle nuove sfide, problemi o eventi critici della vita (Caprara, 2001). Analogamente anche il concetto di empowerment (Rappaport, 1981; Francescato, Ghirelli, 2000) esprime l’accrescimento della possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria vita. Un percorso essenziale del cambiamento è l’empowerment (Levine, Perkins, 1987) nella forma di aumentato accesso alle risorse per le persone a rischio: l’informazione (conoscere strategie necessarie per adattarsi all’ambiente) e l’organizzazione sociale (maggiore coinvolgimento e partecipazione nel definire problemi o nel prendere decisione). A livello metodologico l’empowered peer education si configura come modello flessibile e dinamico in cui i “pari scelgono i pari” e i ragazzi individuano autonomamente il tema di promozione della salute che vogliono sviluppare, assumendosi direttamente la responsabilità delle azioni che intendono realizzare (Pellai, Rinaldin, Tamburini, 2002).
Secondo Tobler (1986), il termine "peer education" è usato soprattutto per descrivere l'educazione ai giovani fatta dai giovani.
La peer education si mostra dunque come uno strumento innovativo e alternativo, comprensivo della possibilità di un miglioramento nel rapporto insegnante-allievo e “ciò comporta per gli insegnanti il dovere di accompagnamento dei giovani, non solo nel mondo della cultura ma nella vita della scuola e della società organizzata per facilitare i percorsi, evitare gli insuccessi, rafforzare le motivazioni alla crescita” (Carta Europea di Roma, 1994). Svenson (1998) riporta che ciò che è di fondamentale importanza nella peer education è il coinvolgimento degli individui, attuabile grazie a spiegazioni chiare sia sulla teoria che sulla pratica. Il coinvolgimento mira ad aumentare la motivazione alla partecipazione nella scelta degli obiettivi e delle azioni, ossia al goal setting, (tecnica di gestione delle risorse del gruppo) e allo sviluppo delle risorse personali adeguate all’obiettivo tramite feed-back, supporti ed incentivi.