La salute mentale nella popolazione LGBT
Un nuovo studio pubblicato sull'America Journal of Public Health ha evidenziato che giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender (LGBT) hanno maggiori probabilità di presentare problemi di salute mentale, nonchè comportamenti suicidari.
Il 6% di giovani lesbiche gay, bisessuali e transgender (LGBT), ha tentato il suicidio nell'ultimo anno! Questo dato si prefigura come allarmante se paragonato ad altri giovani eterosessuali o appartenenti ad altre minoranze gruppali.
Questo è uno dei risultati di uno studio che è stato pubblicato sull'American Journal of Public Health; già studi precedenti avevano evidenziato che sia giovani che adulti appartenenti alla popolazione LGBT hanno maggiori probabilità di presentare problemi di salute mentale rispetto agli eterosessuali.
Questi studi hanno svolto un ruolo chiave nel richiamare l'attenzione sulle esigenze della salute mentale in popolazioni di questo tipo; ci si chiede pertanto, come poter spiegare questi risultati? Come mai soggetti LGBT possono avere maggiori probabilità di sviluppare delle psicopatologie?
La teoria dominante tra i ricercatori è che le manifestazioni interne ed esterne del pregiudizio, della vittimizzazione e dello stigma sociale denotano le differenze.
Sappiamo che le persone LGBT possono sperimentare diverse forme di discriminazione, oppressione e vittimizzazioni aperte o silenti, e sappiamo che tali esperienze rappresentano un grande fattore di stress che a sua volta influenza la salute mentale.
Questo è ciò che in letteratura prende il nome di “minority stress”. Il presente studio ha cercato quindi di valutare tale aspetto più a fondo, mediante l'utilizzo e la somministrazione di interviste diagnostiche strutturate ad un campione di 246 giovani appartenenti alla popolazione LGBT.
I partecipanti allo studio erano diversi tra loro in termini di etnia, con un'età compresa tra i 16 ed i 20 anni.
I ricercatori hanno scoperto che quasi il 10% dei soggetti soddisfava i criteri per il Disturbo da Stress Post-Traumatico, e che circa il 15% soddisfava i criteri per la depressione maggiore. Il restante 70% dei giovani LGBT non soddisfava nessun criterio per i diversi disturbi mentali.

Uno dei risultati più importanti di questo studio è che la maggior parte di questi soggetti non presentava quindi un disturbo mentale, suscitando pertanto il dubbio se la prevalenza della malattia mentale sia realmente elevata in questo gruppo.
La risposta a questa domanda dipende dalle tipologie di confronto che vengono effettuate con i campioni dei diversi studi, e le conclusioni devono ovviamente sempre procedere con cautela a causa delle differenze nelle metodologie di studio.
Nel complesso, e nei sottogruppi demografici, i tassi di depressione maggiore, disturbo della condotta e disturbo da stress post-traumatico erano molto simili, ad eccezione della depressione maggiore che si presentava più alta nei maschi del nostro campione.
Tuttavia, rispetto ai dati nazionali sui giovani adulti (18-29), i nostri tassi sono molto più alti; ciò suggerisce quindi che le differenze campionarie e demografiche sono molto importanti da considerare.
Il presente studio ha anche evidenziato, all'interno del campione, che circa il 6% dei soggetti partecipanti aveva tentato il suicidio almeno una volta nell'ultimo anno. I ricercatori si sono chiesti se questa prevalenza era quindi maggiore rispetto ad altri gruppi.
I dati rappresentativi del CDC Youth Risk Behavior Surveillance ha indicato che, tra gli studenti di scuole superiori, circa il 10% aveva tentato il suicidio nell'ultimo anno.

Tuttavia, tali dati sono il risultato di indagini anonime, contrariamente al presente studio in cui le domande sono state poste mediante un'intervista vis-à-vis.
Gli studi anonimi tendono spesso a trovare un tasso più elevato di tentativi di suicidio segnalati, quindi ci sono parecchie difficoltà a fare questi confronti.
Mentre le frequenze dei disturbi mentali e comportamenti suicidari nel campione LGBT potrebbero essere paragonabili ad altri studi rappresentativi di giovani eterosessuali, i ricercatori sottolineano che la prevalenza dei disturbi mentali e dei comportamenti suicidari è sufficientemente elevata per garantire un'attenzione particolare ai bisogni dei giovani LGBT.
Ovviamente, c'è ancora molto da approfondire rispetto alle variazioni nei punteggi di salute mentale nei giovani LGBT.
È bene quindi inserire la valutazione dell'orientamento sessuale nelle ricerche future, per comprendere in moto più completo le disparità di salute mentale sperimentate da questo gruppo.
Sarebbe infine auspicabile sviluppare e sperimentare nuovi programmi che aiutino a prevenire i sentimenti negativi e i tentativi di suicidio nei giovani LGBT; questi potrebbero variare da programmi che riducono il bullismo a quelli che insegnano ai giovani come affrontare i momenti difficili.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)