La solitudine e l'isolamento come nuove epidemie sociali
Nonostante il progresso tecnologico consenta di essere sempre connessi e in contatto con gli altri, le persone tendono a sentirsi sempre più sole e isolate. Gli studiosi parlano infatti della solitudine e dell'isolamento come nuove epidemie sociali.
Ad un livello elementare, il sentirsi soli potrebbe essere considerato una solitudine indesiderata. Tuttavia, anche un senso di isolamento più profondo può sembrare strano se consideriamo che ogni giorno siamo circondati da miriadi di persone.
Tuttavia, la solitudine vissuta come isolamento, è una sensazione che ha più a che fare con la qualità delle nostre relazioni rispetto al conteggio degli amici reali o virtuali.
Una persona può sentirsi solo in una folla e, in molti modi, questa è la peggiore manifestazione della solitudine – è come morire di sete su un'isola deserta circondata da acqua di mare fresca, blu, ma imbevile.
La psicologia opera una distinzione tra solitudine sociale e solitudine emotiva.
La prima è legata all'adattamento e alla sensazione di appartenenza, mentre la solitudine emotiva riguarda la separazione dei propri cari.
La solitudine è stata una delle questioni principali all'ordine del giorno del Global Education and Skills Forum, organizzato dal Borderless Higher Educatiom di Dubai.
Solitudine e isolamento sono stati considerati per qualche tempo problemi da ascrivere ad una specifica fase della vita, come la vecchiaia; tuttavia, un recente rapporto pubblicato sulla rivista The National ha evidenziato le difficoltà che incontrano gli studenti universitari nel farsi nuovi amici.
Questo ha messo così in luce come la problematica riguardi anche un numero crescente di giovani adulti. Uno studio tedesco pubblicato nel Journal of Developmental Psychology ha esamivato un campione rappresentativo nazionale di 16.132 persone.
Ha rilevato che la distribuzione per età della solitudine seguiva un percorso complesso, non lineare, con livelli elevati tra i giovani adulti e gli anziani.

In questa epoca di mobilità globale, è comune che i giovani si allontanino dalle loro case native per frequentare il college o l'università.
La separazione fisica dalla famiglia, dagli amici e dai propri luoghi di appartenenza crea un ambiente perfetto per far prosperare la solitudine e la nostalgia.
Le recenti ricerche sull'isolamento sociale suggeriscono che tali problemi sono estremamente diffusi. Negli Stati Uniti, ad esempio, un sondaggio del 2017 su oltre 47.000 studenti, ha rilevato che il 64% si era sentito “molto solo” nell'ultimo anno.
La solitudine, per alcune persone, è un fattore scatenante per la depressione e l'ansia. Come indicazione di quanto seriamente alcune nazioni stanno ora affrontando il problema, il governo britannico ha nominato il primo ministro al mondo per la Solitudine, all'inizio del 2018.
Questa nomina è nata sulla base di un rapporto di ricerca - The Jo Cox Commission on Loneliness - che ha suggerito che l'isolamento sociale è una preoccupazione crescente per la salute pubblica nel Regno Unito, con un impatto negativo su circa il 14% della popolazione, ovvero circa 9 milioni di persone.
Allo stesso modo, in un articolo per la Harvard Business Review, Vivek Marthin ha parlato di solitudine come una “crescente epidemia di salute”.
I risultati per condizioni di salute come malattie cardiache, ictus e depressione maggiore sono tutte molto meno favorevoli se il malato è anche socialmente isolato o solo.
Un ulteriore studio, presente nella rivista Perspectives on Psychological Science, suggerisce che l'isolamento sociale è dannoso per la salute quanto il fumare 15 sigarette al giorno.
Gli psicologi suggeriscono che sperimentiamo la solitudine quando percepiamo un divario tra i nostri desideri e l'effettivo coinvolgimento sociale.
Questo è noto come il modello di discrepanza cognitiva e, all'interno di questo quadro, la solitudine può derivare da diversi fattori.
Ad esempio, le nostre aspettative di coinvolgimento sociale potrebbero essere troppo elevate, oppure potremmo non avere le abilità sociali per avviare e mantenere i livelli di amicizia desiderati.
D'altra parte, potremmo semplicemente trovarci in mezzo ad una folla e percepirla come ostile. In ogni caso, la linea di fondo è che se i nostri livelli di coinvolgimento sociale tendono a essere sempre meno raggiungibili, ci sentiamo soli.
Per quanto riguarda i crescenti livelli di solitudine nella società, questo è anche da ascrivere ai social media. La soluzione di base alla solitudine potrebbe sembrare lampante: uscire di più e incontrare persone.
Tuttavia, questo è spesso più facile a dirsi che a farsi. I college, le università ed i luoghi di lavoro possono aiutare offrendo e incoraggiando attività che riuniscono regolarmente piccoli gruppi di persone.
Questi potrebbero essere club di libri ben organizzati, gruppi sportivi o di svago e così via.
Lo scopo dell'incontro è talvolta secondario all'interazione faccia a faccia che facilita. Ovviamente, i partecipanti potenziali devono avere anche il tempo per tali attività.
In un'epoca in cui le nostre carriere occupano più tempo che mai, alcune persone potrebbero dire di essere troppo impegnate per sentirsi sole, ma è importante ricordare che il lavoro è raramente un sostituto per gli amici e una solida rete di supporto.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro