La spiritualità è modellata dal contesto socio-culturale
Secondo l'antropologa Tanya Luhrmann dell'Università di Stanford i contesti sociali, fisici e culturali modellano e conferiscono un senso alle esperienze spirituali.
Il presente articolo si pone l'obiettivo di ampliare la prospettiva rispetto ad un fenomeno complesso quale quello della spiritualità.
Tale esigenza nasce dal voler fornire un approfondimento di un precedente articolo in cui si è invece delineata la relazione tra esperienza spirituale e correlati neurali che, più nello specifico, prende il nome di neuro-teologia (clicca qui per leggere l'articolo “Spiritualità e cervello: la neuro-teologia”).
Secondo una recente ricerca condotta presso l'Università di Stanford, la cultura crea una differenza significativa nel modo in cui le persone sperimentano la spiritualità.
I cristiani potrebbero ' accendere' o generare diversi tipi di esperienze spirituali rispetto ai buddisti perchè le loro comprensioni culturali di queste sensazioni mentali o corporee sono diverse, ha dichiarato Tanya Luhrmann, professoressa di antropologia di Stanford e coautrice di un nuovo articolo pubblicato nella rivista Current Anthropology.
“Suggeriamo che l'esperienza fenomenologica è sempre il risultato dell'interazione tra aspettativa, componente culturale, pratica spirituale e reattività corporea”, ha proseguito.
La fenomenologia è lo studio delle strutture della coscienza che vengono sperimentate in prima persona.
Come ha notato la Luhrmann, il confronto tra esperienze spirituali o fenomenologiche in diversi contesti sociali “ci mostra quanto profondamente le aspettative culturali modellano l'intima esperienza umana”.
Le sensazioni fisiche o mentali hanno significati diversi nelle diverse tradizioni spirituali, ha detto Luhrmann.
Una persona può sentire una freddezza umida e credere che un demone sia presente. Un'altra persona può scuotersi incontrollabilmente e attribuire questo allo Spirito Santo. Un terzo sente una sensazione leggera e fluttuante - questo è ciò che accade durante la meditazione.

La ricerca della Luhrmann ha esaminato come la presenza di un nome culturale specifico per una sensazione mentale o corporea possa influenzare quella sensazione all'interno di uno specifico contesto culturale e sociale.
“Chiamiamo questo 'l'accento culturale' dell'esperienza spirituale”, ha proseguito Luhrmann, professore della Watkins University presso il Dipartimento di antropologia di Stanford.
In un'intervista, Luhrmann ha elaborato l'accento culturale come il modo in cui le persone “pensano al pensiero e al sonno e ad altre esperienze quotidiane, insieme al modo in cui la gente pensa a Dio, che influenzerà il tipo di esperienze sorprendenti e spontanee che identificano come esperienze spirituali”.
Sensazioni mentali e corporee
La Luhrmann insieme al suo team hanno condotto interviste aperte a 33 membri americani di chiese evangeliche nel nord della California e 20 membri di una comunità buddista thailandese nel nord della Thailandia.
Nell'intervista, della durata di un'ora, ai soggetti venivano poste domante come “qual è stata l'esperienza spirituale più memorabile?”, oppure “Ascolti Dio?”.
Sono stati anche interrogati sul fatto che abbiano sperimentato la paralisi del sonno, emozioni travolgenti - come momenti di gioia - , scarica di adrenalina, tremori incontrollabili e presenze demoniache e come hanno vissuto tali sensazioni attraverso le proprie percezioni spirituali.
I risultati della ricerca hanno rivelato l'importanza della cultura locale sulle percezioni spirituali.
“Gli americani erano più propensi dei thailandesi a segnalare cataplessia (perdita della funzione muscolare), adrenalina ed emozioni travolgenti come esperienze spirituali, ed erano più propensi a segnalare incontri quotidiani con i demoni”, ha affermato Luhrmann.
Ha riferito inoltre che se un'esperienza spirituale ha un nome specifico nella religione locale, allora la sensazione fisiologica che è intesa come il segno di quell'esperienza è più probabile che venga riferita ai ricercatori.
Per esempio, ha proseguito, l'esperienza dello “Spirito Santo” - o scarica di adrenalina – è inerente al sistema di credenze evangeliche cristiane.
Per un buddista, tale sensazione è considerata contraria agli obiettivi spirituali. Sensazioni corporee come la paralisi del sonno sono state a volte associate al mondo spirituale del folklore.
I Thailandesi hanno un nome specifico per la paralisi del sonno ed erano molto più consapevoli di quanto non fossero gli americani.
Di conseguenza, lo hanno segnalato più spesso nella ricerca.
“Quando si verifica la paralisi del sonno, si sente che si è svegli ma non ci si può muovere, e spesso la persona avverte un peso pesante sul petto e percepisce un'altra figura, spesso minacciosa, nella stanza”, ha proseguito l'autrice.
La Luhrmann fu particolarmente sorpresa dalle differenze nel modo in cui le persone in due culture diverse descrivevano la paralisi del sonno.
“Si potrebbe pensare che si verifichi più o meno in modi simili in tutto il mondo, perchè l'evento sembra essere causato in parte da un'interruzione del ciclo REM. Ma in realtà, i thailandesi erano molto più attenti e lo segnalarono più comunemente e con più elaborazione rispetto agli americani”.
Infatti, ha aggiunto Luhrmann, esistono probabilmente significative variazioni culturali nell'esperienza della paralisi del sonno in tutto il mondo.
Varietà di esperienze religiose
Le diverse religioni danno valore a diversi tipi di esperienze, ha dimostrato la ricerca.

“Il buddismo non ha divinità, nessuna presenza onnisciente. Lo scopo per un buddista thailandese è quello di staccarsi e sentirsi non legato al ciclo di sofferenze”, ha affermato la Luhrmann.
I soggetti thailandesi avevano più probabilità di usare un linguaggio in termini di “peso” per descrivere i loro sentimenti di calma e leggerezza, che sono spesso connessi alla meditazione.
“Una mente che è concentrata - come dovrebbe essere nella meditazione – corrisponde ad una mente ed un corpo che vengono vissuti come leggeri”, ha affermato Luhrmann.
Al contrario, la spiritualità evangelica negli Stati Uniti è focalizzata sull'incontro con un essere specifico che tocca i suoi seguaci attraverso la sua “presenza”.
“Le emozioni travolgenti che si avvertono come incontrollate diventano segni di quell'essere divino, perchè l'ente controllante è attribuito a Dio”.
Prestare attenzione alla mente
Le persone abbassano la soglia per le future esperienze spirituali se hanno già vissuto tali esperienze in base a come vengono definite dalla loro cultura.
“Quando le persone si occupano della loro mente con più attenzione e più interesse per il soprannaturale, le percezioni parziali ed i pensieri fugaci, i cambiamenti spesso inosservati nella consapevolezza che vengono ignorati nella maggio parte della vita quotidiana, possono fiorire in significato”, hanno dichiarato i ricercatori.
Di conseguenze, il cristianesimo potrebbe accrescere diverti tipi di esperienze spirituali rispetto al buddismo.
La Luhrmann ha concluso sottolineando che il modo in cui le persone pensano alle esperienze spirituali modellerà le esperienze spirituali che ricordano e riportano.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro