Le comunicazioni disfunzionali in famiglia
Secondo delle recenti ricerche esistono pattern comunicativi disfunzionali che genitori e figli utilizzano per allontanarsi l'uno dall'altro.
La Dottoressa Kristina Sharp, psicologa e docente presso la Utah State University, ha analizzato e delineato tre modalità attraverso cui le persone prendono le distanze dalla propria famiglia.
Anche se nessuna di queste modalità può essere esattamente comparata al “divorzio”, rappresentano comunque percorsi dolorosi che genitori e figli utilizzano per allontanarsi l’uno dall’atro, e sono più comuni di quando si possa pensare.
In primo luogo si assiste a dinamiche di emarginazione; i membri emarginati dalla famiglia sono comunemente indicati con il termine di “pecora nera”.
L’emarginazione familiare rappresenta quindi un’esperienza cronica di essere trattati in modo diverso, sentendosi esclusi, o poco approvati dal resto dei familiari.
La comunicazione è tale da far sentire questi soggetti come emarginati; viene spesso sottolineato loro di non essere come gli altri, e questo può avvenire sia in modo esplicito che “tra le righe” di una conversazione.
Questi soggetti non vengono spesso trattati con rispetto, e sono svalutati e giudicati dagli altri familiari sia per le loro decisioni, azioni e credenze. Avere una pecora nera in famiglia è relativamente comune.
In uno studio australiano condotto dal Dottoressa Julie Fitness, l’80% dei partecipanti asseriva di avere una “pecora nera” in famiglia.
La seconda modalità è rappresentata dalla cosiddetta Sindrome da alienazione parentale (PAS), la quale si verifica quando un genitore persuade il proprio figlio a rinnegare l’altro genitore.
Il genitore può mascherare questo aspetto, ma cerca in tutti i modi di limitare l’interazione tra il bambino e l’altro genitore. Una recente ricerca ha dimostrato che il 13,4% dei genitori sono “alienati” da almeno uno dei loro figli.
Da un punto di vista clinico, questa dinamica di alienazione, che spesso riguarda il rapporto padre-figlio, è distruttiva per le famiglie, e alcuni autori sostengono che il lavaggio del cervello si verifica per uno scopo effimero o materiale, ossia quello di ottenere maggiori guadagni e vantaggi dall’altro genitore.
In modo simile alla marginalizzazione, la comunicazione tra genitore e figlio crea e rinforza questa situazione di allontanamento.

Una terza modalità riguarda l’allontanamento/estraneazione tra genitore e figlio, quando una delle parti vuole limitare l’interazione o terminare completamente il rapporto con l’altro genitore.
Secondo la Dottoressa Scharp, questa modalità è spesso comune in quelle famiglie che oggi divorziano. È una dinamica più grave dell’emarginazione e si verifica spesso come risultato di un abuso fisico, psicologico o sessuale del bambino.
La Dottoressa Scharp definisce questa modalità con il termina di “dissociazione caotica”, in quanto il ciclo crea caos e incertezza nella famiglia.
Sulla base di quanto esposto la creazione di una distanza all’interno delle relazioni familiari sembra apparire come un desiderio stigmatizzato che è più comune di quanto possiamo pensare.
Le famiglie che si impegnano in modalità di estraneazione o emarginazione vengono spesso messe in discussione da coloro che le circondano. La gente spesso crede che la migliore delle ipotesi per i membri di una famiglia sia quella di ricongiungersi.
Questo però non è sempre il caso! La Dottoressa Sharp sostiene infatti che il l’allontanamento familiare a volte è la soluzione migliore per quelle relazioni invischiate, tossiche e malsane.
In tal senso, la comunicazione in famiglia è disfunzionale, a prescindere dalla tipologia di distanza o allontanamento cui si aspira.
Ciò che si voleva evidenziare è come entrambe le tre modalità dipendano dalle dinamiche di comunicazione.
In primo luogo, la comunicazione può essere la causa diretta del voler creare una distanza; può essere una modalità con cui la distanza viene mantenuta, e qualora la risoluzione dovesse subentrare, solo lavorando mediante training legati alla comunicazione, questa potrà facilitare la ricostituzione del rapporto.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)