Le emozioni positive rafforzano la memoria.
Un’emozione positiva correlata ad un dato stimolo favorisce il ricordo di episodi futuri dello stesso tipo.
Ricompensare l’apprendimento oggi può favorire l’apprendimento domani: questa è una delle conclusioni raggiunte dai ricercatori del gruppo dell’Institute of Biomedical Research of Bellvitge (IDIBELL) della University of Barcelona (UB), nel loro ultimo lavoro riguardo l’impatto delle emozioni sul modo in cui ricordiamo le cose.
Lo studio, pubblicato sul giornale “Neurobiology of Learning and Memory”, dimostra, per la prima volta negli uomini, che gli effetti dell’associazione di emozioni positive nel processo di acquisizione e consolidamento dei ricordi si estende selettivamente ed in maniera prospettica nel tempo.
Il nostro cervello, citando la Dr. essa Javiera Oyarzún, autore principale dello studio, “lavora come una macchina smistatrice. Ogni volta che siamo esposti ad uno stimolo, esso lo classifica in una categoria, come persone, animali, oggetti, ecc. In questo modo, quando riceviamo una nuova informazione possiamo integrarla con quelle simili già disponibili, grazie alla nostra capacità di generalizzare. Così, possiamo anticipare le nostre risposte a eventi simili che potrebbero avvenire in futuro”.
“Si sa che gli eventi carichi, a livello emotivo, vengono ricordati meglio di quelli neutri. Per esempio, di solito non ricordiamo i dettagli che caratterizzano la strada che facciamo per tornare a casa, ma se, durante questo tragitto, riceviamo una chiamata, in cui ci danno buone notizie, o siamo testimoni di un incidente stradale, ricorderemo tutti gli elementi con più precisione”.
Su questa base, i ricercatori vollero andare oltre e verificare se un’esperienza positiva poteva influenzare anche il modo in cui ricordiamo eventi successivi simili, che, però, non presentano la stessa componente emotiva.
Per fare ciò, ha spiegato la Dr. essa Oyarzun, “abbiamo disegnato uno studio, in cui ai volontari venivano mostrate una serie di immagini, corrispondenti a due categorie (oggetti ed animali), ricompensandoli, però, solo per una di queste: per esempio, ogni volta che un’immagine di un animale appariva, il soggetto riceveva una ricompensa in denaro, il che vuol dire che questo stimolo era associato con un’emozione positiva”.
Come ci si aspettava, i partecipanti ricordavano meglio le immagini associate con una ricompensa.
In una seconda sessione, invece, furono loro mostrate nuove immagini di animali ed oggetti, ma, questa volta, senza essere ricompensati.
“Quello che abbiamo constatato è che non solo i partecipanti ricordavano meglio le immagini, che erano state ricompensate, ma anche quelle con la stessa categoria semantica, nonostante sapessero che non sarebbero state associate con nessun premio”, hanno spiegato i ricercatori.
Un altro degli aspetti più significativi di questo lavoro è che gli effetti degli stimoli positivi, a livello emotivo, sull’immagazzinamento della memoria non venivano osservati prima di 24 ore, cioè, era necessario che i partecipanti dormissero. Durante il sonno, infatti, questo processo di consolidamento, nel quale i ricordi si stabilizzano sulla base dell’integrazione delle informazioni vecchie e nuove, è al massimo; sembrerebbe, quindi, che per favorire la memoria prospettica, le emozioni positive debbano essere consolidate durante il sonno.
“L’emozione costituisce un accesso diretto verso l’immagazzinamento della memoria”, ha aggiunto il Dr. Luis Fuentemilla, un ricercatore dell’IDIBELL-UB, altro autore dello studio. “Quindi, possiamo influenzare l’acquisizione dei ricordi presenti e futuri, sulla base dell’incorporazione del contenuto emotivo, grazie alla capacità del nostro cervello di integrare le informazioni”.
A livello terapeutico, ha concluso la Dr. essa Oyarzún, “questa capacità di acquisizione selettiva può eventualmente essere applicata a pazienti con disturbi della memoria e dell’apprendimento, per agire sul processo a lungo termine”.
Fonte: ScienceDaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)