Le reazioni psicologiche al terremoto
Le persone che hanno subito gli effetti di una forte calamità naturale sono esposte a uno stress improvviso e intenso, che destabilizza e mette a dura prova le capacità di adattamento e la salute fisica e psicologica.
Di fronte a un pericolo reale e improvviso avviene una consistente sollecitazione emotiva legata prevalentemente alla paura, la quale ha come obiettivo la sopravvivenza di fronte a un rischio reale per la propria incolumità.
Tale reazione può essere considerata adattiva e fisiologica, l’organismo si attiva per mettersi al sicuro, preparandosi alla fuga dal pericolo oppure si immobilizza per cercare riparo.
Una parte del cervello chiamata amigdala è deputata al controllo della risposta alla paura e attraverso il sistema nervoso autonomo attiva tutte le risorse fisiche dell’organismo necessarie ad affrontare lo stress: s’innalzano i livelli di adrenalina e cortisolo, aumentano il battito cardiaco, la pressione arteriosa, la disponibilità di glucosio nel sangue e nei muscoli, vengono potenziati lo stato di allerta e la percezione degli stimoli esterni. Si attiva tutto il sistema che viene chiamato “attacco e fuga”.
L’effetto del terremoto a livello psicologico non si limita alla paura per l’incolumità fisica propria e delle persone care, ma va a toccare anche l’identità, il bisogno di sicurezza e di protezione a causa delle perdite importanti che ne conseguono, come gli effetti personali, la casa, il lavoro necessario per il sostentamento individuale e familiare. Sentimenti di tristezza e dolore sono inevitabili e fisiologici, aumenta il senso di vulnerabilità e d’impotenza, l’architettura psichica si allenta allo stesso modo degli edifici lesionati dal sisma.
Altre reazioni rientrano nella sintomatologia tipica del Disturbo da stress acuto, come ad esempio un alterato senso di realtà o di se stessi, incapacità a provare sentimenti positivi come affetto e amore, disturbi nel sonno, esplosioni d’ira, difficoltà di concentrazione, difficoltà a ricordare aspetti importanti dell’evento traumatico.
Le ricerche fatte confermano che un disastro naturale produce un elevato stress su tutta la popolazione che si trova così a sperimentare gli effetti sopra menzionati. Tuttavia, a partire dal secondo mese successivo all’evento traumatico, mentre alcuni riescono gradualmente a riorganizzare la propria vita, ovvero a rialzarsi più o meno lentamente dopo la tempesta, per altri si assiste a una cronicizzazione dei sintomi iniziali con un evoluzione verso il Disturbo post traumatico da stress, sindromi ansiose, attacchi di panico, depressione anche grave, lutto traumatico se c’è stata la perdita dei familiari. Tali disturbi possono insorgere dopo mesi o addirittura anni.
Le persone più a rischio sono gli anziani, i bambini, le donne, coloro che hanno avuto perdite gravi, o che si trovavano a vivere già da prima del sisma un periodo difficile a livello emotivo-affettivo.
L’intervento precoce sui sopravvissuti a una calamità naturale dovrebbe essere un intervento primario, da attivare nella fase dell’emergenza, per evitare negli anni l’insorgenza di patologie psicologiche croniche e per far sì che al crollo di edifici pubblici e privati e delle chiese non segua poi il crollo psicologico di una parte della popolazione.
La messa in sicurezza è necessaria sia per gli edifici, sia per la mente delle persone.
Articolo a cura della Dottoressa Giuseppina Malasisi